Si terrà sabato 5 maggio a Cagliari (Parco Monte Claro, ore 9.30-18.30) la Prima Giornata Regionale Sarda sul tema Immigrazione e Disabilità, denominata Diversamente Uuguali, tutti migliori, nessuno inferiore, nell’ambito del Percorso Opportunità Solidali, promosso dalla FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e finanziato dalla Fondazione con il Sud.
Dopo la presentazione del presidente della FISH Sardegna Alfio Desogus e i saluti di Angela Quaquero, assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Cagliari, sono previsti gli interventi di Marco Zurru, docente di Sociologia all’Università di Cagliari, Aly Cisse, presidente del Laboratorio Interculturale per l’Integrazione della Provincia di Olbia, Vanni Piccolo dell’UNAR, l’Ufficio Nazionale per la Promozione della Parità di Trattamento e la Rimozione delle Discriminazioni della Presidenza del Consiglio e Pietro Barbieri, presidente nazionale della FISH.
Successivamente è in programma la tavola rotonda intitolata La tutela dei diritti degli immigrati con disabilità: dalle esperienze verso una rete interassociativa, coordinata da Ettore Cannavera, pedagogista e responsabile della Comunità La Collina, con la partecipazione di Zelindo Pucci, assessore ai Servizi Sociali della Provincia di Olbia, di Giovannimaria Fresu, consulente per le Politiche Sociali e l’Immigrazione della Provincia di Cagliari, di Nicola Cabras del Dipartimento Immigrazione della CGIL Cagliari, di rappresentani dell’INAIL e di alcune Associazioni (AIDOS, SUD, ALPIS, ALPO).
Sono previsti infine anche un intermezzo culturale con letture di brani dal libro La panchina di Kilap Gueye e di fiabe dal mondo con gli alunni dell’Istituto Comprensivo Monsignor Saba di Elmas (Cagliari), oltre a un pasto etnico.
Per dare compiutamente il senso del significato da attribuire a tale inziativa, cediamo senz’altro la parola al presidente della FISH Sardegna Alfio Desogus.
Nel quadro del Percorso Opportunità Solidali, la FISH Sardegna ha voluto ancora una volta promuovere un appuntamento pieno di riflessioni, di confronto, di obiettivi ambiziosi e di innovativi significati culturali.
Innanzitutto abbiamo voluto organizzare la giornata in un parco che alcuni decenni fa era il simbolo della discriminazione, dell’istituzione totalizzante, della negazione umana e della morte civile dei malati psichiatrici. Da luogo di sofferenza e di contenzione, oggi quel parco è diventato un luogo di socialità e di salubrità ambientale, un vero “polmone verde” di Cagliari, che ospita incontri e feste etniche di numerose comunità di immigrati. E proprio in una zona specifica del Parco, opera il Centro per l’Immigrazione dell’Assessorato alle Politiche Sociali della Provincia di Cagliari, dove si svolgeranno le attività e gli incontri programmati per il 5 maggio.
Un luogo e una sede non casuali, quindi, così come non è casuale la denominazione della prima giornata sarda sull’immigrazione e la disabilità.
Partendo infatti dalla doppia condizione di svantaggio derivante dall’immigrazione e dalla disabilità, abbiamo inteso riaffermare il presupposto che l’eterogeneità è il mosaico che si sintetizza nella normalità sociale. Intendiamo cioè assumere come normale la diversità, per riaffermare il principio dell’uguaglianza. Sì, siamo diversi come persone, e tuttavia uguali come uomini e come cittadini del mondo. Ecco perché si deve ripartire da questa convinzione per superare ogni concezione basata sulla razza e sulla disabilità, per intraprendere un grande cammino di rinnovamento basato sulla libertà e la dignità di ogni uomo.
Il nostro messaggio, pertanto, intende rilanciare lo slogan urlato dai giovani immigrati neri a Firenze in occasione della protesta per l’assurda morte di Mor [il riferimento è all’assassinio dei due senegalesi Diop Mor e Samb Modou, avvenuto il 13 dicembre 2011 a Firenze, N.d.R.]. Tutti migliori, nessuno inferiore è l’altro slogan che rafforza così l’assunto e l’obiettivo della giornata.
Vogliamo riflettere sulle modifiche che intervengono nella composizione della società sarda. Vogliamo ridefinire i termini della nostra cultura alla luce della società multietnica. Vogliamo rilanciare e sostenere i diritti umani e di cittadinanza per contrastare ogni forma di discriminazione e affermare che l’arrivo di altri uomini non è un pericolo, ma un’opportunità per la società sarda e nazionale. Vogliamo superare i pregiudizi e lo stigma nei confronti di chi viene emarginato sulla base di una considerazione negativa, legata alla provenienza etnica o alla condizione razziale o personale.
Spopolamento inarrestabile dei paesi e delle campagne, progressivo invecchiamento demografico, denatalità e abbandono dei mestieri fisicamente impegnativi, combinati con il pregiudizio culturale e i pesanti tagli alle politiche sociali, sono il crinale che se non arginato ci farà scivolare indietro di parecchi decenni.
Il crollo dei servizi, il lavoro clandestino, gli infortuni casalinghi o nei lavori svolti in nero rischiano pericolosamente di dar luogo ad altri drammi umani e personali non riparabili. Una vera e propria “polveriera” che può tuttavia essere trasformata – con scelte coraggiose e intelligenti – in un nuovo percorso di emancipazione per la stessa società sarda.
Lo smottamento diffuso dell’esigibilità dei diritti impone una visione culturale dell’immigrazione e degli immigrati e una diversa valorizzazione, partendo dal nesso virtuoso che accomuna economia, diritti e nuova socialità. In tal senso, estendere le prestazioni sociali, rafforzare l’integrazione culturale e scolastica e allargare le opportunità lavorative sono scelte ineludibili, per affermare una nuova qualità sociale, ma anche per contrastare l’insorgenza di condizioni di emarginazione, discriminazione e disabilità.
Accoglienza, lavoro, scuola, diritto alla salute, diritto alla libera espressione e alla valorizzazione della propria cultura saranno perciò i temi che affronteremo il 5 maggio, chiamando a raccolta le Istituzioni territoriali e regionali, l’Università, l’INAIL, i Sindacati, le Associazioni degli immigrati e delle persone con disabilità, le Comunità di Accoglienza, gli operatori immigrati impegnati nella cultura e, infine, le scuole di alcuni comuni vicini al capoluogo sardo.
Sarà una giornata di riflessione, ma soprattutto di impegno. Riprendendo un’indicazione lungimirante, proveniente a livello nazionale dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), abbiamo chiamato al confronto da una parte i responsabili dell’INAIL, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, dall’altra quelli dell’UNAR, l’Ufficio Nazionale per la Promozione della Parità di Trattamento e la Rimozione delle Discriminazioni della Presidenza del Consiglio.
La volontà è quindi quella di rilanciare il tema dei diritti universali, ma anche quello della tutela. Infatti – come indicato dalla FISH Nazionale – intendiamo dare vita in Sardegna a un Ufficio UNAR, attivando una rete interassociativa fra le organizzazioni degli immigrati e le associazioni aderenti alla FISH Sardegna. A questo scopo abbiamo organizzato diverse riunioni preparatorie e riservato una specifica sezione della giornata del 5 maggio, per costituire il forum e la rete operativa. Saremo agevolati in questo obiettivo perché siamo in presenza di un protocollo d’intesa approvato congiuntamente dalla Provincia di Cagliari e dall’UNAR.
Ci sono pertanto tutte le premesse e già si manifestano le prime qualificate disponibilità anche da parte di comunità di ispirazione religiosa. Individueremo le “associazioni-antenna”, per contrastare comportamenti discriminatori e attivare la tutela dei diritti umani. Lo faranno direttamente gli immigrati, insieme alle organizzazioni di persone con disabilità, a significare che i diritti vanno costruiti con la presenza e con l’azione e che la rivendicazione deve diventare l’assunzione di responsabilità, intesa come protagonismo operativo e concreto.
Bisogna promuovere processi di inclusione, di contaminazione culturale, di rivisitazione delle relazioni interpersonali e degli stili di vita. Dobbiamo in sostanza operare per caratterizzare la società del futuro, mettendo a disposizione la nostra particolare sensibilità che ci deriva dall’esperienza di vita.
Partecipiamo con la convinzione che anche la persona immigrata o con disabilità possa dare un grande contributo per una società laica e inclusiva, che promuova la parità di uguaglianza e una nuova concezione della persona e degli uomini fondata sul rispetto e sulla pari dignità.
*Presidente della FISH Sardegna (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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