Attrezzature più moderne, colori più vivaci, ma sono sempre i vecchi istituti!

«Strutture come queste richiamano esplicitamente il modello dei vecchi istituti, magari con qualche ammodernamento delle attrezzature e pareti dai colori più vivaci, luoghi che separano le persone dai normali contesti di vita»: lo dicono dal Gruppo Solidarietà, che insieme ad altre organizzazioni delle Marche sta conducendo una battaglia per il ritiro di un Decreto della propria Regione, che ha autorizzato la realizzazione di una struttura di 175 posti, residenziali e semiresidenziali, destinati a persone con disabilità, anziani non autosufficienti e con demenza, persone con disturbi psichici

Persona con disabilità in un corridoio oscuroAlla fine di settembre, come avevamo segnalato anche sulle nostre pagine, alcune organizzazioni delle Marche (ANGSA Marche-Associazione Nazionale Genitori Persone con Autismo, ACLI Marche-Associazione Cristiana Lavoratori Italiani, Fondazione Paladini di Ancona, Cooperativa Papa Giovanni XXIII di Ancona, Gruppo Solidarietà di Moie di Maiolati Spontini e UILDM Ancona-Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) avevano denunciato i contenuti di un recente Decreto della propria Regione (Decreto 48/21), che aveva autorizzato la realizzazione di una struttura con una capienza di 175 posti lesto, residenziali e semiresidenziali, destinati a persone con disabilità, anziani non autosufficienti e con demenza, persone con disturbi psichici, nel Comune di Rapagnano (Fermo).
Successivamente, sotto forma di richiesta/appello, il Gruppo Solidarietà aveva lanciato una petizione, rivolta al Presidente della Regione Marche, all’Assessore alla Sanità e ai Servizi Sociali e alla Presidente della IV Commissione Consiliare, aperta a tutti coloro, sia individualmente che come organizzazioni, che volessero esprimere il proprio dissenso rispetto a quelle che venivano definite come «nuove forme di istituzionalizzazione».

Quell’iniziativa sta ottenendo in queste settimane grande adesione, anche a livello nazionale, e per mantenere alta su di essa l’attenzione, lo stesso Gruppo Solidarietà  torna sulla questione, con una serie di altri rilievi. «A prescindere se effettivamente esistano i presupposti per autorizzare tutti quei posti – viene infatti sottolineato dall’organizzazione marchigiana, e anche su questo i dubbi sono fortissimi, tenendo conto di quanto prevede il Piano Regionale di Fabbisogno, la questione è un’altra, ovvero la possibilità che si possano autorizzare strutture di queste dimensioni, vere e proprie “cittadelle”, che richiamano esplicitamente il modello dei vecchi istituti, magari con qualche ammodernamento delle attrezzature e pareti dai colori più vivaci. Luoghi che chiaramente separano le persone dai normali contesti di vita».

«L’assessore regionale alla Sanità e ai Servizi Sociali Filippo Saltamartini – proseguono dal Gruppo Solidarietà – avrebbe affermato che la Regione non “convenzionerà” mai quella struttura, e che la concessione dell’autorizzazione riguarda il Comune (a seguito, però, del parere positivo regionale, concesso come in questo caso con il Decreto 48/21 di cui si parla). Nonostante ciò, tutti ben sanno, e crediamo lo sappia anche l’Assessore, che il primo passo verso la convenzione è proprio ottenere l’autorizzazione al funzionamento, partendo, come in questo caso, dalla costruzione vera e propria. Così come sarà complicato, una volta presenti posti contrattualizzabili, negare la convenzione stessa. Per evitare dunque che accada ciò che è prevedibile, l’unica strada è che da subito la Regione revochi la compatibilità all’autorizzazione e contemporaneamente avvii le procedura di revisione delle Delibere 937 e 938, che permettono la realizzazione di tali strutture. Non è infatti di questo tipo di servizi che abbiamo bisogno!».

«Ripetiamo pertanto ciò che abbiamo recentemente affermato – è la conclusione-: prospettive di questo genere possono essere assunte solo da chi concepisce le politiche sociali al pari di una qualunque attività commerciale, all’insegna di una deriva vergognosa e inaccettabile, che chiediamo al presidente della Regione Francesco Acquaroli di fermare immediatamente, perché assemblare, stoccare, accumulare può riguardare materiali, non persone. La palla, quindi, passa alla Giunta Regionale: dimostri da che parte sta e a quali politiche si ispira, inclusive o separanti, centrate sulle esigenze delle persone o su quelle di gestori inclini al profitto. Ritiri da subito il Decreto e avvii la modifica (è un atto di Giunta!) dei requisiti di autorizzazione approvati a fine legislatura dalla precedente Giunta Regionale. Noi rimaniamo in fiduciosa attesa e continuiamo ad adoperarci perché avvenga in tempi rapidi». (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: grusol@grusol.it.

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