I tanti percorsi di umanizzazione e inclusione dell’Istituto Montecatone

di Anna Maria Gioria*
Sono numerosi e di segno diverso i percorsi riabilitativi mirati e individualizzati promossi dall’Istituto Riabilitativo Montecatone - la nota struttura di Imola (Bologna) specializzata nel settore delle lesioni midollari e cerebrali – allo scopo di favorire l’indipendenza dei propri pazienti, diventati persone con disabilità in seguito a un incidente o a una malattia. Tutte azioni finalizzate a rinforzare le competenze dei degenti, necessarie per il ritorno alla vita autonoma, sia domestica, sia sociale, dopo le dimissioni dall’Istituto
Montecatone: frisbee in carrozzina
Un giovane seguito dall’Istituto Riabilitativo Montecatone, alle prese con il Wheelchair Flying Disc (“frisbee in carrozzina”), una delle tante iniziative in àmbito sportivo, promosse dalla struttura emiliana

In tema di vita indipendente per persone con disabilità, ci occupiamo oggi di una serie di iniziative organizzate dall’Istituto Riabilitativo Montecatone – la nota struttura di Imola (Bologna) specializzata nel settore delle lesioni midollari e cerebrali – allo scopo di favorire l’indipendenza dei propri pazienti, diventati persone con disabilità in seguito a un incidente o a una malattia. Le stesse azioni sono finalizzate a rinforzare le competenze dei degenti necessarie per il ritorno alla propria vita autonoma, sia domestica, sia sociale, una volta dimessi.
Dal 2006, in questa direzione, sono state promosse attività molto diverse fra loro, basate sulle dinamiche di gruppo gestite da personale specializzato, coadiuvato da alcuni volontari scelti in primis proprio tra ex pazienti.
Al fine di consolidare l’empowerment dei pazienti [crescita dell’autoconsapevolezza, N.d.R.] si strutturano, ad esempio, percorsi riabilitativi mirati e individualizzati, coordinati dal Servizio di Terapia Occupazionale e dal Servizio Socioeducativo della struttura emiliana.
L’attività di terapia occupazionale, studiata ad hoc per ogni degente, interviene su tre livelli diversi: la persona, le sue attività principali e il suo ambiente fisico, sociale e culturale. I terapisti occupazionali e gli infermieri si occupano della scelta degli ausili, come ad esempio la carrozzina, e, allo stesso tempo, lavorano per rinforzare le abilità residue dei pazienti. La terapia comprende tra l’altro anche la pet therapy [“terapia con gli animali”, N.d.R.], la danza in carrozzina, i laboratori di pittura e di oggettistica.

Montecatone, inoltre, integra la riabilitazione con il programma di rieducazione attraverso il gesto sportivo: grazie infatti a una convenzione fissata con il CIP (Comitato Italiano Paralimpico), è stato aperto uno sportello informativo sullo sport paralimpico per i pazienti intenzionati a proseguire l’attività sportiva anche quando saranno a casa.
E ancora, i degenti che hanno le abilità per poter guidare l’automobile possono intraprendere il “percorso patente”, attraverso il quale saranno aiutati sia da un punto di vista burocratico, sia nelle lezioni di guida, sia nell’informazione dell’esistenza di ausili tecnologici specifici, sia nella conseguente scelta del veicolo più idoneo alla loro condizione. Avranno, inoltre, la possibilità di sperimentare diversi adattamenti su automobili negli spazi messi a disposizione dall’Autodromo di Imola.

Per quanto riguarda la scuola, per non farla perdere ai bambini e ai ragazzi ricoverati, già dal 2004 Montecatone ha attivato al proprio interno un servizio scolastico. La stessa scuola, grazie alla collaborazione con alcune realtà didattiche locali e la presenza di qualche insegnante, attua programmi individualizzati che tengono in considerazione le diverse esigenze dei singoli pazienti/alunni. Le lezioni vengono svolte in base anche alla programmazione del percorso riabilitativo del paziente.

Quindi, sempre per favorire l’autonomia dei ricoverati dopo le loro dimissioni, già durante la degenza sono previste le cosiddette “palestre di vita”, attività che si svolgono al di fuori della struttura ospedaliera. Le uscite di tipo riabilitativo sono fatte al mare, sulla neve o per partecipare a manifestazioni sportive. Quelle invece a carattere educativo sono finalizzate a riprendere familiarità con lo spazio sociale, a sostenere esami scolastici o universitari, a visitare ambienti culturali e a partecipare ad eventi musicali e sportivi.
Un’attività esterna di fondamentale importanza è l’accesso all’adiacente Casa di Accoglienza, dove i pazienti possono sperimentare la propria autonomia prima delle dimissioni, in un ambiente simile a quello domestico.

E da ultimo, ma non ultimo, è stato messo in atto il “supporto alla pari”, un incontro tra il paziente e un ex paziente, una persona che in precedenza ha vissuto la sua stessa condizione, e che quindi può essergli molto utile per aiutarlo ad accettarsi e sentirsi ancora una persona.

A fronte di tutti questi percorsi riabilitativi, si può affermare che la struttura emiliana operi nel nome di una umanizzazione e di una cultura che sia il più possibile inclusiva. In pratica, ciò significa dare una particolare attenzione a fattori che possono rendere la degenza meno gravosa. Vengono pertanto favoriti la presenza di familiari, badanti e volontari, l’accesso dell’animale d’affezione del paziente, l’organizzazione di eventi ricreativi durante il fine settimana e l’aiuto alle famiglie dei pazienti che si trovano in una condizione economica poco abbiente.
Purtroppo, durante gli ultimi due anni, a causa della pandemia e di tutto ciò che ne è conseguito, come il distanziamento sociale e l’assenza prolungata dei professionisti esterni all’équipe e dei volontari, si è dovuto interrompere, o comunque adattare, la maggior parte dei percorsi riabilitativi. La speranza, quindi, è quella di ritornare il più presto possibile alle attività a pieno regime, ricordando anche che è in progetto, in tempi brevi, la realizzazione di un appartamento all’interno dell’ospedale, dove i pazienti possano sperimentare concretamente l’autonomia.

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Montecatone, la riabilitazione inclusiva, dalla scuola agli affetti”) e viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

Share the Post: