In questi giorni un acceso dibattito investe le forze politiche, civili e religiose italiane sul tema delle famiglie di fatto e dei patti civili di solidarietà.
Al di là delle singole posizioni e al di là di quello che sarà l’esito legislativo, vi sono alcuni aspetti che non vanno dimenticati e che la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) sente il dovere di evidenziare.
Ci sono ad esempio persone con disabilità che vivono in regime di convivenza. La persona con cui hanno scelto di condividere la loro esperienza di vita non può contare sulle stesse agevolazioni fruibili dalle coppie regolari.
Nessuna agevolazione fiscale: non si possono detrarre, per il disabile a carico, le spese sanitarie (farmaci, ausili, veicoli), né dedurre le spese per l’assistenza.
Non si può godere di detrazioni per carichi di famiglia, né di tutti gli altri benefici pensati dal Legislatore per aiutare le situazioni di disagio.
La coppia di fatto con disabilità è quindi doppiamente discriminata rispetto a qualsiasi altra coppia regolare o di fatto.
Nessuna agevolazione lavorativa: i permessi lavorativi possono essere richiesti per parenti e affini (fino al terzo grado), anche per i figli affidati, ma non per il convivente. Non può essere scelta la sede di lavoro più vicina. Non si può accedere ad alcuna forma di flessibilità. Il bisogno riconosciuto dal Parlamento con proprie norme si dissolve se la coppia è di fatto.
Anche in questo caso la discriminazione è doppia.
Infine, nel caso di grave disabilità intellettiva sopravvenuta, il convivente non può promuovere alcuna pratica di interdizione né il disabile potrà vantare diritti sull’eredità del convivente.
A queste discriminazioni, che moltiplicano un disagio, si ritiene che il Legislatore debba porre un rimedio, qualsiasi sia la soluzione che vorrà adottare sulle famiglie di fatto.
Segreteria FISH, tel. 06 78851262
fax 06 78140308, presidenza@fishonlus.it
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