«Il Braille è ancora oggi il pilastro su cui deve poggiare il sistema educativo rivolto ai non vedenti perché garantisce loro di poter leggere e scrivere compiutamente e in autonomia»: lo dichiara Mario Barbuto, in occasione della XV Giornata Nazionale del Braille di oggi, 21 febbraio, evento, quest’ultimo, istituito dalla Legge 126/07 come «momento di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti delle persone non vedenti», in ricordo del geniale sistema inventato nell’Ottocento da Louis Braille (se ne legga ampiamente nel box in calce). Va ricordato anche che la data del 21 febbraio venne scelta in quanto coincidente con la Giornata Mondiale della Difesa dell’Identità Linguistica promossa dall’Unesco.
«Oggi – aggiunge il Presidente dell’UICI – esistono le tecnologie assistive , gli ausili e i dispositivi audio, ma non si deve prescindere mai dal conoscere e praticare un sistema universale come il Braille, perché esso vi si integra perfettamente. Chiediamo dunque con forza di accrescere la conoscenza del Braille presso gli operatori della scuola e la diffusione di questo metodo, per non condannare i ciechi a restare indietro, pregiudicando il loro futuro nella vita lavorativa e sociale. Stiamo per altro registrando una crescita diffusa del fenomeno della povertà educativa nei minori con disabilità visiva e plurima cui abbiamo dedicato il progetto specifico denominato Bloom Again. Tutti i sensi hanno colore il cui obiettivo è quello di arginare i rischi di questo analfabetismo strisciante e favorire l’integrazione scolastica ed extra scolastica delle persone con disabilità anche attraverso il potenziamento delle professionalità degli operatori che quotidianamente sono in contatto coi minori».
Per ribadire dunque la necessità di continuare a far conoscere il Braille, accrescere la formazione e il numero degli operatori che lo insegnano e sensibilizzare le Istituzioni sulle opportunità di integrazione e dialogo anche con le nuove tecnologie assistive, l’UICI sta promuovendo in questi giorni, attraverso le proprie strutture, numerose iniziative sul territorio, che culmineranno nel pomeriggio di domani, 22 febbraio, in un evento di carattere istituzionale a Roma (Camera di Commercio, Sala Tempio di Adriano, ore 16), organizzato insieme al Club Italiano del Braille.
«In occasione di questa ricorrenza annuale – dichiara Erika Stefani, ministra per le Disabilità, che parteciperà all’evento di domani – ci tengo a sottolineare come il Braille sia l’esempio più vivido che un buon sistema, anche se passano gli anni, non viene mai abbandonato, se contribuisce all’evoluzione di una società. L’abbattimento delle barriere fisiche, culturali e alla comunicazione è uno degli obiettivi a lungo termine che Istituzioni e Associazioni condividono e sul quale si opera su più tavoli e in maniera sinergica. Negli ultimi mesi, il contributo dell’UICI e del presidente Barbuto è stato come sempre molto prezioso per il nostro lavoro di definizione di politiche inclusive, efficaci e incisive in favore delle persone con disabilità».
Moderato da Nicola Stilla, presidente del Club Italiano del Braille, l’evento di domani, che come detto potrà contare sulla partecipazione della ministra Stefani, oltreché su quella del sottosegretario all’istruzione Rossano Sasso, sarà aperto dalla lettura di un brano tratto dal libro del giornalista Gian Antonio Stella Diversi – la lunga battaglia dei disabili per cambiare la Storia (Solferino, 2019), a cura dello stesso Stella e di Mario Barbuto. Seguiranno alcune storie simbolo di sfida e vittoria, da quella del direttore d’orchestra e pianista Luigi Mariani, che spiegherà l’importanza del Braille anche nello studio della musica, a quella raccolta da Francesca Piccardi, responsabile del Centro di Consulenza Tiflodidattica dell’Umbria, su come il Braille abbia consentito percorsi efficaci di apprendimento anche a fronte di pluridisabilità, fino alle applicazioni nello studio delle lingue straniere, come testimonierà la lettura speciale di testi di alcune poesie a cura di Alessandra, giovane donna di Foggia non vedente iscritta alla Facoltà di Lingue orientali dell’Università di Napoli.
Il citato progetto dell’UICI Bloom Again. Tutti i sensi hanno colore verrà quindi illustrato da Linda Legname, vicepresidente dell’Associazione e responsabile del progetto stesso, insieme al tiflologo Nando Sutera.
Tra gli altri contributi previsti, la testimonianza di Pietro Piscitelli, presidente della Biblioteca Italiana per i Ciechi di Monza, tra le principali strutture nazionali al servizio dei non vedenti, l’intervento di Vincenzo Falabella, presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), quello di Pedro Zurita, presidente onorario del Club Italiano del Braille, che approfondirà il tema del Braille nel mondo, nonché quello di Rodolfo Masto, presidente della Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi.
Le conclusioni saranno affidate al presidente Barbuto e a tutti gli ospiti verrà distribuita una maglietta commemorativa con la scritta anche in Braille Insieme, leggiamo il mondo.
«Il Braille – ribadisce Nicola Stilla – è lo strumento fondamentale per l’accesso alla cultura e alla formazione da parte dei non vedenti non solo in Italia, ma in tutti i Paesi del mondo, dove è universalmente riconosciuto e fortemente tutelato. L’importanza di esso risiede anche nel fatto che ad oggi è l’unico strumento di lettura e scrittura diretto a disposizione del cieco e che per questo offre le migliori prerogative di autonomia e indipendenza, oltre ad essere particolarmente adatto ed efficace nell’apprendimento delle materie tecnico-scientifiche, matematiche e linguistiche. È pertanto necessario un impegno condiviso tra Scuola, Istituzioni e Associazioni del settore affinché, da un lato, chi è preposto a insegnare questo sistema lo sappia fare con le competenze giuste e dall’altro che il non vedente sia stimolato ad imparare questo metodo come risorsa di cui potrà fare tesoro per tutta la vita».
«A distanza di due secoli – commenta il sottosegretario Sasso -, la straordinaria intuizione di Louis Braille si presenta a noi in tutta la sua intatta vitalità e resta un simbolo universale di emancipazione, indipendenza e inclusione delle persone con disabilità. Celebrarla degnamente significa non limitarsi alle dichiarazioni di principio, ma impegnarsi ogni giorno affinché la società, nelle sue varie articolazioni, garantisca effettivamente pari condizioni di accesso a tutti i cittadini. A cominciare dal mondo della scuola, che sarà chiamato a utilizzare al meglio gli ingenti fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: in tal senso, va azzerata la disomogeneità nell’offerta didattica e di servizi di supporto alle famiglie tra le varie Regioni del Paese; bisogna inoltre costruire nuove scuole totalmente inclusive e adeguare quelle esistenti e si dovrà lavorare a fondo anche sul fronte degli insegnanti, sia per incrementare il numero e la qualità dei docenti di sostegno sia per formare al meglio i docenti ordinari in materia di modelli inclusivi. Non possiamo fallire». (S.B.)
Per ogni ulteriore informazione: Ufficio Stampa UICI (Angela La Terra), angela_laterra@yaoo.com.
Louis Braille
Francese di Coupvray, località non lontana da Parigi, Louis Braille vi nacque il 4 gennaio 1809. Il padre era un modesto artigiano che viveva fabbricando finimenti per cavalli.
A 3 anni, giocando nel laboratorio paterno, il bimbo si ferì gravemente ad un occhio con una lesina e nonostante le premurose cure dei genitori, la conseguente infezione si estese rapidamente anche all’altro occhio, portandolo nel giro di un anno alla cecità assoluta.
A 10 anni, Louis fu accolto nell’Istituto Reale per i Giovani Ciechi di Parigi (INJA – Institut National des Jeunes Aveugles), fondato nel 1784 da Valentin Haüy. Lì manifestò molto presto le sue straordinarie qualità, suscitando lo stupore degli insegnanti, soprattutto per la capacità di concentrazione.
In quel momento si guardava con estrema attenzione all’invenzione di Charles Barbier de La Serre, ex ufficiale di artiglieria, che aveva ideato un sistema detto di “scrittura notturna”, costituito da punti in rilievo i quali, a suo dire, avrebbero consentito ai militari di leggere al buio, per non essere individuati dai nemici. Barbier pensò quindi di far testare la sua invenzione proprio agli allievi dell’Istituto per i Ciechi di Parigi.
Quel sistema, però, risultava piuttosto complesso e poco pratico, perché fondato su due colonne parallele di sei puntini ciascuna. E tuttavia, l’esperimento fu accolto con entusiasmo dai giovani allievi, alcuni dei quali – tra cui Braille – iniziarono una corrispondenza con Barbier, utilizzando il suo laborioso metodo.
Rispetto ai numerosi tentativi precedenti per far leggere i ciechi, Barbier aveva introdotto una novità molto significativa per chi avrebbe dovuto leggere con le dita: aveva cioè sostituito i punti in rilievo al tratto continuo (ovviamente in rilievo), utilizzato da Valentin Haüy per stampare i primi volumi per i suoi alunni. A quel punto la speranza di poter trovare un modo per scrivere adatto ai ciechi e un’innata attitudine per la ricerca metodica condussero Braille, pur ancora adolescente, ad intuire il valore che avrebbe potuto assumere, per sé e per i suoi compagni, la disponibilità di un sistema di scrittura semplice e razionale.
Egli, dunque, riconobbe certamente il suo debito verso Barbier de La Serre, ma è esclusivamente a lui che va il merito di essere riuscito ad ottenere risultati definitivi, dopo alcuni anni di studio tenace e sistematico sulla posizione convenzionale di punti impressi su cartoncino. Era il 1825, Braille aveva 16 anni e il suo sistema poteva dirsi virtualmente compiuto.
Nel 1829 pubblicò l’opera Procedimento per scrivere le parole, la musica e il canto corale per mezzo di punti in rilievo ad uso dei ciechi ed ideato per loro, con la quale fece conoscere la scrittura da lui inventata, che è quella ancora oggi utilizzata dai ciechi di tutto il mondo (compresi i dialetti africani, la lingua araba e persino quella cinese).
Braille morì il 6 gennaio 1852 a soli 43 anni.
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