E nei musei il disabile resta solo un malato!

di Glauco Perani
Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali stabilisce che le persone con disabilità accedano gratis ai monumenti, musei, gallerie, scavi d'antichità, parchi e giardini monumentali dello Stato. Secondo la lettera aperta di Glauco Perani, diretta al ministro, si tratta di un provvedimento poco efficace, fuorviante e anche un po' demagogico

I bellissimi affreschi di Masaccio nella Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine, a Firenze. Le persone con disabilità possono però ammirarne soltanto le riproduzioni fotografiche...Egregio Signor Ministro, ho appreso dagli organi d’informazione la notizia, riportata con grande evidenza nell’home page del sito web ministeriale, della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del regolamento con cui si dispone l’accesso gratuito dei “disabili” (userò questa parola, che prediligo rispetto alle molteplici locuzioni utilizzate per individuare le persone con deficit fisici, psichici e sensoriali) ai monumenti, musei, gallerie, scavi di antichità, parchi e giardini monumentali dello Stato.
Tale beneficio – secondo quanto specificato – è esteso altresì ad un accompagnatore che può essere un familiare o un operatore dei servizi socio-assistenziali oppure un appartenente alle associazioni di volontariato.

Sono tetraplegico e non deambulante, utilizzo una carrozzina elettrica per gli spostamenti e nella mia vita ho sempre lottato per l’affermazione della dignità e della piena cittadinanza delle persone disabili, fino a raggiungere significativi successi dal punto di vista sociale e lavorativo (sono dirigente amministrativo presso una ASL e impegnato da anni nel volontariato con le associazioni per la tutela dei diritti delle persone con disabilità). Sono anche un grande amante dell’arte e un frequentatore assiduo di eventi culturali e di siti dell’inestimabile patrimonio artistico del nostro Paese.
Come tale, dunque, mi permetto di esprimere delle perplessità circa tale provvedimento che, rispetto al risalto attribuito ad esso, mi sembra poco efficace, fuorviante e sottilmente demagogico, per le ragioni che vorrei andare ad illustrare.

Innanzitutto, nella maggior parte delle istituzioni museali pubbliche già esistono e vengono applicate esenzioni o agevolazioni, seppure in modo disomogeneo e poco uniforme: alcune volte non paga il disabile, in altri casi non paga l’accompagnatore, ovvero entrambi, oppure ancora viene concesso un biglietto ridotto.
Da questo punto di vista un possibile effetto positivo potrà forse essere l’introduzione di princìpi per un’applicazione univoca a tutte le fattispecie che la legge dovrà contemplare (solo quelli in carrozzina? E i non vedenti? E gli psichici, che spesso non hanno disabilità immediatamente percepibili?), fermo restando che le istituzioni culturali private non saranno comunque soggette alle regolamentazioni predette.

Da un punto di vista culturale, poi, un’agevolazione di natura “categoriale” o, per dirla più precisamente, «al solo titolo della minorazione», si configura – a mio parere – come assolutamente stigmatizzante ed emarginante, rafforzativa di quella convinzione, ancora largamente diffusa, che vede il disabile come “un malato”, un essere debole, da assistere e proteggere, più che come una persona, un cittadino al quale la società deve garantire le condizioni necessarie per raggiungere una situazione di eguaglianza formale e sostanziale, come sancito dall’articolo 3 della Costituzione Repubblicana, che tutti affermano di aver così tanto a cuore… 
Nei giorni scorsi, durante una trasmissione su un’emittente televisiva locale alla quale ho partecipato, il conduttore – per altro in assoluta buona fede, dal suo punto di vista – ci ha ripetutamente definito «persone meno fortunate». Bene, ora almeno avremo la fortuna di entrare gratis ai musei per «passare un po’ di tempo», visto che, in quanto inabili al lavoro, ne abbiamo di libero in abbondanza….

Ma in realtà non è di questo che abbiamo bisogno. Il vero grave problema che individuo è ancora quello della totale o parziale inaccessibilità di buona parte dei siti artistici e culturali italiani, da imputarsi principalmente al fatto che gli edifici o i luoghi ove sono conservati questi “capolavori” sono antichi e pregevoli e pertanto soggetti a vincoli storico-architettonici che ne rendono difficoltoso l’adeguamento o l’installazione di quanto potrebbe consentire ad una persona in carrozzina la visita e la fruizione alla pari degli altri visitatori.
 Ridotta e difficoltosa l'accessibilità della Galleria Borghese a RomaSe notevoli passi avanti sono stati fatti in questi anni (mi limito, per restare a Roma, alla perfetta agibilità di strutture storiche come le Scuderie del Quirinale o i Musei del Vittoriano, per non parlare dei fantastici interventi al Colosseo e ai Mercati Traianei), è inconcepibile come altre sedi – e cito ad esempio la Galleria Borghese che ospita attualmente una splendida mostra su Raffaello – consentano tuttora una ridotta e difficoltosa accessibilità, a dispetto delle soluzioni che la tecnologia rende disponibili per il superamento delle barriere negli edifici per i quali non è possibili ricorrere a interventi strutturali o di carattere permanente.
Di recente, durante un breve soggiorno a Firenze, sono rimasto sconcertato e frustrato dal non poter visitare opere artistiche importantissime (le Cappelle Medicee di Michelangelo in San Lorenzo, la Cappella Brancacci affrescata da Masaccio in Santa Maria del Carmine, e gli affreschi di Benozzo Gozzoli in Palazzo Medici Ricciardi), in quanto non accessibili, non mancando tuttavia di ricevere l’offerta – da parte degli addetti alla biglietteria – di due biglietti gratuiti per visitare… tutto il resto!
Non pagare, ma non poter vedere: mi sembra un pericoloso, vorrei dire vergognoso, sistema con il quale si affronta una problematica che richiede impegno, serietà, risorse, capacità tecnica e volontà politica, per tradurre nei fatti quell’auspicio alle pari opportunità per le persone disabili che appare, sempre più spesso, vuota e patetica affermazione.

Egregio Signor Ministro, nel concludere questa nota – spero non inutile – vorrei avanzare una proposta che ritengo percorribile e che mi auguro Lei ritenga di poter accogliere e applicare: l’effettuazione di un censimento sull’accessibilità di tutti gli edifici e i siti culturali e artistici – attraverso le Sovrintendenze e le strutture periferiche del Ministero – sulla base del quale definire, con il concorso delle associazioni di rappresentanza dei disabili – nello specifico la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la FAND (Federazione Associazioni Nazionali Disabili) – gli interventi attuabili a breve, medio e lungo termine per rendere fruibile a tutti lo straordinario patrimonio artistico nazionale, reperendo le risorse necessarie a tal fine anche attraverso un “sovrapprezzo” esplicitamente finalizzato dei biglietti dei musei e siti archeologici italiani.
Sono convinto infatti che un disabile giapponese o australiano – che ha fatto diecimila chilometri per vedere la Cappella Brancacci di Firenze – ne sarebbe assai più gratificato che dal ricevere un biglietto omaggio!

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