Pubblicata recentemente dall’Istituto Superiore di Sanità, a dieci anni di distanza dal precedente documento di consenso, come avevamo segnalato anche sulle nostre pagine, la nuova Linea Guida sulla gestione dei DSA, i disturbi specifici dell’apprendimento (dislessia, disortografia, disgrafia, discalculia), è frutto di un corposo lavoro scientifico, fortemente voluto e sostenuto dall’AID (Associazione Italiana Dislessia), che lo ritiene «un importante passo avanti per diagnosi sempre più accurate, interventi riabilitativi efficaci e l’individuazione precoce dei DSA. Si parla infatti di indicazioni preziose, che avranno anche importanti ricadute sul vasto mondo della scuola, dall’infanzia all’università, e sul mondo del lavoro, assicurando diritti e strumenti compensativi adeguati a una popolazione di circa 3 milioni di persone (5% della popolazione)».
Gli elementi più rilevanti del documento saranno al centro del convegno intitolato Dal Libro Bianco alla pratica clinica: la nuova Linea Guida per i DSA, promosso per dopodomani, 26 marzo (ore 9-18), presso l’Università La Sapienza di Roma, dalla Segreteria Scientifica del progetto Linee Guida DSA, e che verrà diffuso in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube dell’AID.
«La nostra Associazione – sottolinea Andrea Novelli, presidente dell’AID – è stata tra i principali promotori del progetto e ha contribuito ai lavori di produzione delle raccomandazioni cliniche, durati quattro anni, con la partecipazione attiva di numerosi esperti sia dell’area sanitaria, sia del mondo della scuola e con il contributo di genitori di ragazzi con DSA e di persone dislessiche. Uno degli aspetti più innovativi della nuova Linea Guida riguarda gli indici predittivi e l’identificazione precoce del disturbo. Le nuove indicazioni renderanno pertanto più efficace l’identificazione, permettendo un intervento tempestivo sui più piccoli per aumentare le loro competenze scolastiche ed evitare conseguenze negative sul piano psicologico. Il cuore della nostra mission, infatti, è proprio migliorare la qualità di vita dei bambini e delle persone con DSA e la nuova Linea Guida è un importante passo in avanti in questa direzione».
«Una diagnosi accurata e l’intervento precoce – afferma dal canto suo Mario Marchiori, dell’AIP (Associazione Italiana di Psicologia) – costituiscono un fattore prognostico positivo sul piano scolastico, sociale e psicologico. Una diagnosi tardiva, al contrario, può avere conseguenze molto negative su un ragazzo, considerando che i DSA hanno un notevole impatto sia sulla vita della persona che a livello sociale. In molti casi, infatti, la diagnosi arriva solo nell’età adulta, quando spesso una persona ha già accumulato insuccessi e frustrazioni senza capirne la ragione».
Insieme alla Linea Guida e al documento con indicazioni di buone pratiche cliniche, il progetto Linee Guida DSA ha prodotto anche un’analisi sull’applicazione e sulle ricadute generali della Legge 170/10 (Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in àmbito scolastico) e delle raccomandazioni delle precedenti Conferenze di Consenso nella scuola e nell’università, nelle normative regionali e nel mondo del lavoro. «I risultati di tale analisi – spiega ancora Marchiori – sono confluiti in un Libro Bianco, che ha permesso di evidenziare i punti di forza della Legge 170/10, ma anche le criticità che tuttora permangono. Il Libro Bianco, infatti, nelle sue conclusioni propone alcune importanti soluzioni per colmare le lacune presenti nel mondo della scuola, dell’università e del lavoro».
«Tra le novità più importanti della nuova Linea Guida – dichiara Luigi Marotta della FLI (Federazione Logopedisti Italiani) – ci sono nuove indicazioni per le attività riabilitative, che oggi sono maggiormente sostenute dai risultati sperimentali. Dalle nostre ricerche è emersa soprattutto l’importanza di offrire interventi integrati che, per fare un esempio, non lavorino solo sul miglioramento delle difficoltà di lettura, ma anche su altre funzioni, come il linguaggio e la memoria, che sostengono gli apprendimenti. Il dato ormai condiviso è che i DSA siano l’esito di disfunzioni neurobiologiche e quindi siano disturbi cronici, che non scompaiono neppure in età adulta. Tuttavia, l’espressività di tali disturbi varia con l’età, con le richieste ambientali e i fattori contestuali, come famiglia, scuola o lavoro, comportando gradi diversi di adattamento dell’individuo. Partendo dunque da questo assunto, appare evidente come l’applicazione di trattamenti non possa avere come obiettivo l’eliminazione del disturbo in sé quanto una riduzione della sua severità e un miglioramento delle condizioni di adattamento della persona».
Tra i temi principali che emergono dalla nuova Linea Guida, c’è sicuramente quello della valutazione e della diagnosi di DSA negli studenti bilingui, sempre più presenti nelle nostre scuole. «Dalle ultime ricerche – sottolinea a tal proposito Pierluigi Zoccolotti dell’AIP – si è visto che nel valutare un bambino bilingue è importante fare un’analisi della biografia linguistica, cioè da quanto tempo il ragazzo è in Italia, da quanto è esposto alla nostra lingua, se il suo è un bilinguismo simultaneo, tardivo. Sappiamo che la popolazione bilingue è molto eterogenea e questo rende complessa la definizione di criteri diagnostici applicabili in modo univoco. Le indicazioni su questi aspetti erano molto limitate nei precedenti documenti di consenso, per cui abbiamo ritenuto fosse importante dare nuove e più stringenti indicazioni. In assenza di una chiara storia clinica, ad esempio, si raccomanda di osservare il bambino per un periodo di almeno sei mesi, in presenza di interventi didattici o specialistici, prima di diagnosticare un eventuale disturbo di apprendimento. È altresì fondamentale utilizzare per la diagnosi prove standardizzate su popolazioni bilingui. Se sottoponessimo questi bambini agli stessi test usati per i loro coetanei italiani, infatti, rischieremmo una sopravalutazione della presenza di DSA. In altre parole, si rischierebbe di individuare dei “falsi positivi”».
Un ulteriore sostanziale argomento affrontato dal nuovo documento è quello della valutazione e della diagnosi dei DSA nei giovani adulti, essenziale per godere degli strumenti compensativi e delle misure dispensative all’università e in altri àmbiti sociali. Finora, però, i clinici non avevano a disposizione test specifici e adeguati su cui basare il processo diagnostico. «I DSA – spiega su tale tema Enrico Ghidoni dell’AID – persistono anche in età adulta, e necessitano di valutazioni diagnostiche. Legislazione e norme attuali prevedono infatti l’obbligo di certificazioni diagnostiche in soggetti adulti per accedere a misure di supporto in vari contesti: università, esami di abilitazione, scuole serali, concorsi pubblici, esami per la patente. Inoltre, ci sono persone con DSA che non sono mai state diagnosticate in età evolutiva e una diagnosi è importante non solo sotto il profilo della consapevolezza, ma anche per adottare strumenti e accorgimenti che possano migliorare la qualità della vita. In genere in Italia vi è una scarsa conoscenza ed esperienza sulla valutazione dei DSA nelle persone adulte e pertanto le procedure e gli strumenti di valutazione per gli adulti devono essere meglio specificati. Questo è stato fatto. Ad esempio, è necessario, nei casi più dubbi, eseguire più prove in diverse modalità: in condizioni normali e di stress, con interferenze durante l’esecuzione del compito».
«I DSA – concludono dall’AID – non sono una malattia, in quanto non sono dovuti ad un danno organico, ma un diverso neuro funzionamento del cervello, che non impedisce la realizzazione della specifica abilità (lettura, scrittura, numerazione o altro), ma necessita di tempi più lunghi e carichi attentivi maggiori. La nuova Linea Guida rappresenta quindi un importante passo avanti nella gestione clinica della dislessia e degli altri DSA». (S.B.)
A questo link è disponibile il programma completo del convegno di dopodomani, 26 marzo, che, ricordiamo ancora, verrà diffuso in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube dell’AID. Per ogni ulteriore informazione e approfondimento: Francesca Rossi Lunich (f.lunich@gruppolife.com); Anna Morabito (a.morabito@gruppolife.com); Gabriele Brinchilin (comunicazione@aiditalia.org).
La nuova Linea Guida sulla gestione dei DSA è stata prodotta da: AIP (Associazione Italiana di Psicologia); AIOrAO (Associazione Italiana Ortottisti Assistenti in Oftalmologia); AITNE (Associazione Italiana Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva); ANUPI-TNPEE (Associazione Nazionale Unitaria Terapisti della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva Italiani); ASIL (Associazione Scientifica Italiana Logopedia); SIAF (Società Italiana di Audiologia e Foniatria); SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza); SINP (Società Italiana di Neuropsicologia); SOI (Società Oftalmologica Italiana). Il progetto, inoltre, si è potuto realizzare anche grazie alla collaborazione e alla partecipazione di ACP (Associazione Culturale Pediatri); AID (Associazione Italiana Dislessia); AIRIPA (Associazione Italiana per la Ricerca e l’Intervento nella Psicopatologia dell’Apprendimento); SSLI (Società Scientifica Logopedisti Italiani).
La dislessia e gli altri DSA (disturbi specifici dell’apprendimento)
Il più diffuso DSA (disturbo specifico di apprendimento) è la dislessia, cioè il disturbo specifico della lettura, che si manifesta e si evolve in concomitanza dell’inizio dell’attività scolastica, quando emergono le prime difficoltà nell’attivare in maniera fluente e senza affaticamento tutte quelle operazioni mentali necessarie per leggere, quali riconoscere le lettere singole, le sillabe e quindi le parole, associandole ai suoni corrispondenti. Frequenza degli errori e lentezza nella decodifica ne sono i tipici aspetti: il bambino può, per esempio, presentare difficoltà nel riconoscere, scambiandoli tra loro, grafemi che differiscono visivamente per piccoli particolari quali: “m” con “n”, “c” con “e”, “f” con “t”, “a” con “e”.
La persona con disortografia, invece, evidenzia la difficoltà a tradurre correttamente le parole in simboli grafici e a confondere il suono delle lettere (per esempio “f/v”, “t/d”, “p/b”, “c/g”, “l/r”).
Un terzo disturbo che impedisce alla persona di esprimersi nella scrittura in modo fluido è la disgrafia, caratterizzata da una grafia spesso illeggibile, da una pressione eccessiva sul foglio e dallo scarso rispetto degli spazi sul foglio.
C’è infine la difficoltà a comprendere simboli numerici e a svolgere calcoli matematici, conosciuta con il nome di discalculia. Stando ai dati, circa il 3% della popolazione studentesca è affetta da tale disturbo, che complica la lettura e la scrittura dei numeri e soprattutto l’elaborazione delle quantità. Gli errori collegati a questa problematica molto spesso non vengono riconosciuti nell’immediato. Diversi, infatti, sono i casi di discalculia erroneamente diagnosticati come dislessia.
L’AID (Associazione Italiana Dislessia)
È nata con la volontà di fare crescere la consapevolezza e la sensibilità in particolare verso il disturbo della dislessia evolutiva, che in Italia si stima riguardi circa 2 milioni di persone.
L’Associazione conta oltre 18.000 soci e 93 Sezioni attive distribuite su tutto il territorio nazionale. Essa lavora per approfondire la conoscenza dei DSA e promuovere la ricerca, accrescere gli strumenti e migliorare le metodologie nella scuola, affrontare e risolvere le problematiche sociali legate a questi disturbi. È aperta ai genitori e familiari di bambini con DSA, alle persone adulte con DSA, agli insegnanti e ai tecnici (logopedisti, psicologi, medici).
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