Pur essendo ben nota fin dai tempi di Seneca, che diceva «L’uomo è un animale sociale. Gli uomini non sono fatti per vivere da soli», questa assiomatica verità ha stentato molto a farsi strada nel mondo delle persone con disabilità e certamente non per colpa loro. Oggi, finalmente, le famiglie di bambini e adulti con disabilità credono che uno slogan quale Come gli altri, assieme agli altri possa e debba avere nell’ambito della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) la stessa dignità riservata alla madre di tutti i nostri slogan, cioè Nulla su di noi, senza di noi e le nostre famiglie.
Per quale motivo? Perché noi crediamo fermamente che uno dei peggiori pericoli, ancora oggi, sia rappresentato dal segregazionismo – ricordate la vecchia e famigerata sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti che definì “separati ma uguali” i cittadini di origine africana? -, talvolta mascherato sotto sembianze caritatevoli. Un atteggiamento, questo, che qualche secolo fa veniva definito “carità pelosa” e che oggi si può compendiare nel concetto “io ti assisto, ma ti segrego”.
Ottima, quindi, l’idea delle FISH di realizzare dei Focus Group (gruppi di lavoro e confronto) dedicati al tema Discriminazione e Segregazione e questa mia testimonianza, in quanto presidente di un’Associazione – l’ABC – che fa riferimento alla Federazione, vuole rappresentare il contributo e la voce proprio di quelle persone e Associazioni che non riescono a partecipare a questi importanti momenti, perché appunto discriminate e segregate dalla carenza di servizi loro dedicati.
Ma quali sono le pre-condizioni necessarie per poter vivere come e assieme agli altri?
Ne ricordo alcune. Innanzitutto l’assistenza domiciliare, che permette alla persona con disabilità – specialmente se grave – di continuare a “vivere in famiglia” o di seguire, se può e preferisce, percorsi di “vita indipendente”. Poi, l’accessibilità e la fruibilità del trasporto pubblico, la possibilità di avere un mezzo di trasporto dedicato e fare in modo che questi mezzi riescano davvero a circolare e a espletare la loro funzione. Ancora, l’accessibilità e la fruibilità dell’informazione, dei servizi sociali e sanitari e di tutti gli altri servizi pubblici che connotano la società attuale. A seguire, la rappresentatività e la possibilità di dialogare con le istituzioni, alla pari e come tutti gli altri cittadini. Infine, la reale tutela e la sicurezza contro i soprusi. Spesso, infatti, i controlli spontanei sulla qualità dei servizi dedicati alle persone con disabilità, sovente visti solo come una fastidiosa “voce di spesa”, sono assenti o assai carenti.
Indubbiamente esistono ancora molti altri fattori che concorrono alla fattibilità del vivere come gli altri, assieme agli altri, ed è proprio dalla partecipazione diretta e attiva delle persone con disabilità e dei loro familiari che devono e possono essere evidenziati, discussi e realizzati.
Nulla su di noi, senza di noi, quindi, se vogliamo vivere come gli altri, assieme agli altri.
*ABC Liguria (Associazione Bambini Cerebrolesi).
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