Per i bambini e le bambine con disabilità stare con gli amici è una pulsione vitale che li può aiutare ad adattarsi all’ambiente fisico e sociale. Attraverso queste molteplici esperienze, infatti, si possono concretizzare utili e interessanti risultati, nel percorso personale, evolutivo e inclusivo. È prioritaria, infatti, l’“interazione”, per promuovere le relazioni e abituarli per tempo a interagire con il mondo e in particolar modo con i compagni “normotipi”.
Ma a mio parere è utile fare acquisire loro almeno due capacità: il nuoto e il ballo, perché sono gli sport più diffusi tra bambini e ragazzi; per non parlare degli effetti che determina il ballo sull’interazione, la frequentazione e la partecipazione a feste e ad ogni altra occasione di incontro.
Gli amici sono strumento di “normalità” e l’antidoto all’isolamento, nonché “speciali maestri” nello spingere a interagire con il mondo e nel mondo, rendendo talora possibile anche l’impossibile.
Il nozionismo e il comportamentismo da soli non bastano. Sicuramente migliorano le autonomie, ma faranno perdere loro il treno della socializzazione e, quindi, non avranno una “normale” vita sociale.
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