Ho letto in «Superando.it» l’ennesimo sfogo di Giorgio Genta, nell’articolo intitolato I timori del vecchio caregiver per i diritti delle persone con disabilità e vorrei dire la mia perché vivo una realtà molto simile alla sua.
Tutelare la vita delle nostre figlie il più possibile è il nostro scopo, ma purtroppo solo nostro, perché l’indifferenza per le vite fragili da parte dei vertici sanitari e anche da buona parte dalla classe medica ci porta a vivere situazioni al limite della comprensione umana.
Vedere la mia “bimba” – che per me, nonostante i suoi 49 anni, rimane tale, perché lei rimarrà “bimba per sempre” – trattata come una donna di mezza età in situazioni critiche, senza prendere atto della sua specificità e delle due effettive necessità per tenerla in vita, fa sì che il pensiero di rivolgermi ai servizi sanitari del mio territorio non solo mi preoccupi, ma mi terrorizzi letteralmente. Sono infatti tre mesi che siamo in ballo e la situazione è peggiorata per l’indifferenza di chi dovrebbe tutelarne la vita è la salute. Troppi, invece, si nascondono dietro a un «non posso, non ho la facoltà di prenotare in urgenza, devo prenotare la sala operatoria e chissà quando sarà libera»…
Io spiego che vorrei evitare il Pronto Soccorso, dove ci sono temperature glaciali e dove soggiornandoci per due giorni, tre mesi fa, Claudia ci ha guadagnato una polmonite. Vista dunque la situazione, ho chiesto di accelerare i tempi, ma nulla, loro hanno la burocrazia da rispettare e ora la situazione è peggiorata ancora di più. Sembra ce la mettano proprio tutta per porre fine alla sua vita…
Come finirà non so, so solo che a giudicare dai comportamenti medici che sto vivendo, mi sembra che la disabilità sia ormai diventata, per la civile Italia, un tema da ignorare, forse sperando che “muoiano presto”, togliendo cosi un peso alla Sanità Pubblica, facendo risparmiare denaro e tempo.
No, non temo che i diritti delle persone con disabilità vengano cancellati, temo proprio che si vogliano cancellare le persone con disabilità in concreto. Io non ci sto e cerco di reagire come posso, ma sono solo una madre di 72 anni senza titoli universitari da poter esibire, se non quello di avere tenuto mia figlia fino ad ora e spesso in totale autonomia. Non posso certo operarla da me, non posso prescrivere esami e neppure richiederli in privato, ci sono infatti esami che necessitano di richiesta medica pure in privato o a domicilio. Ma quanto è difficile vederli prescrivere per tempo, prima che la situazione precipiti. Cosicché a volte mi chiedo se la burocrazia abbia anche soffocato le coscienze oltre alla professionalità.
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