In armonia con la stagione meteorologica, la nuova classe politica dà precoci segni autunnali nel campo dei diritti delle persone con disabilità.
Le motivazioni che potrebbero portare a maggiori difficoltà nella fruizione di tali diritti, se non addirittura alla cancellazione di fatto di alcuni di essi, sono numerose.
Alcune sono incontestabilmente reali: la situazione economica globale (in particolare quella italiana) lascia prevedere compressioni della spesa per i servizi sociali e per quelli sanitari.
Altre sono di natura ideologica: c’è in giro, infatti, una certa aria di neo-liberismo mescolata ad un marcato conformismo comportamentale.
I richiami insistenti ai valori tradizionali estrapolati molto semplicisticamente dal loro contesto storico originario, assumono talvolta connotazioni preoccupanti, sino ad identificarsi con una visione “univoca” e sovranista che non gradisce eccezioni.
Che fare dunque? Il consiglio migliore è forse quello di tirar fuori dall’armadio il giaccone imbottito, in previsione di un inverno lungo e freddo (anche il tempo meteorologico va verso fenomeni estremi), senza però disperare, cioè senza perdere la speranza che la “primavera dei diritti” non tardi troppo a venire.
A tal fine serviranno adeguati riti propiziatori, individuabili nell’assiduo stimolo da parte delle Associazioni delle Persone con disabilità.
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