Londra: cacciate da un salone di bellezza, oggi vengono risarcite

Forse è il caso che anche in Italia si incominci a utilizzare più spesso l'opportunità di avanzare azioni legali per contrastare comportamenti discriminatori nei confronti delle persone con disabilità. E forse può servire da esempio anche quanto è accaduto in questi giorni in Inghilterra, dove alcune donne con disabilità sono state risarcite per avere subito nel 2006 un trattamento marcatamente discriminatorio, da parte di un salone di bellezza londinese

Disegno con persona in carrozzina cacciata a calciLa cultura dell’inclusione può essere promossa anche a suon di denunce? In Italia, nella maggior parte dei casi, la discussione in questo ambito ha interessato le azioni intraprese dalle famiglie che hanno presentato ricorsi per l’assegnazione di un adeguato numero di ore di sostegno, a garanzia della continuità didattica dei loro figli con disabilità nella scuola italiana.
In Inghilterra, invece, una recente vicenda di cronaca ha rilanciato il dibattito sull’opportunità di avanzare azioni legali per contrastare comportamenti discriminatori, una strada, questa, già percorribile sulla carta anche nel nostro paese, dove esistono precise norme antidiscriminatorie in ambito di disabilità, come la Legge 67/06, Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni.

Il fatto. In un pomeriggio d’agosto del 2006, Amy Fox, Jemimah Kumba e Aruna Gil – due delle quali con una grave disabilità motoria – si recano insieme a due assistenti personali al Visage Hair and Beauty Salon di Southall, sobborgo di Londra. Una delle prime giustificazioni addotte per il rifiuto di un trattamento di bellezza sulle unghie – resa ancor più grave dall’affermazione di un loro ipotetico potenziale effetto negativo nello “spaventare” il resto della clientela – è che lo spazio del salone sarebbe «troppo ingombrato dalle carrozzine».
Ebbene, oggi quelle persone hanno vinto il procedimento penale successivamente intentato, ricevendo 4.500 sterline di risarcimento (circa 5.650 euro), per aver subìto un trattamento marcatamente discriminatorio.

Significativo il commento dell’associazione inglese Scope: «Queste persone sono da elogiare per aver sollevato il problema e per aver incoraggiato altre persone con disabilità a seguire il loro esempio per far valere i propri diritti».
Sulla stessa linea le riflessioni dell’avvocato delle ragazze, Claire Dawson, che ha infatti notato come esse siano state trattate «in modo orribile», auspicando che a seguito del successo della loro azione giudiziaria, altre persone con disabilità che hanno subito discriminazioni «possano realizzare di non essere sole e che esiste una legislazione a tutela dei loro diritti». (Giuliano Giovinazzo e Valerio Serafini)

Fonti:
«BBC News» (
http://news.bbc.co.uk)
«Mail Online» (
www.mailonsunday.com).

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