«Si è persa l’occasione di coinvolgere i diretti interessati nell’elaborazione di soluzioni sostenibili a problemi reali. In questo caso i problemi reali sono, oltre alle elusioni enfatizzate dal ministro Brunetta, anche le difficoltà di accesso alle agevolazioni lavorative da parte di chi ne ha effettivamente diritto e necessità. Ancora una volta manca, nella prassi dell’elaborazione delle politiche e delle normative, quell’empowerment, quella partecipazione che la stessa Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità richiama. Peccato! Avevamo molto da dire e da proporre per rendere efficaci e corrette eventuali modifiche dell’articolo 33 della Legge 104/92».
Questo il primo commento a caldo di Pietro Barbieri – presidente della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – dopo l’approvazione da parte del Comitato ristretto della Commissione Lavoro della Camera degli emendamenti al Disegno di Legge 1441, che intervengono sulle norme che consentono ai lavoratori che assistono familiari con handicap di fruire di tre giorni di permesso mensili retribuiti.
Le novità
L’emendamento approvato – dopo lunga e travagliata gestazione (il Governo ha presentato e ripresentato successivi emendamenti) – prevede una restrizione della platea dei potenziali beneficiari, l’introduzione di nuove condizioni per l’ammissione ai benefìci e l’inasprimento dei controlli che il datore di lavoro, sia pubblico che privato, potrà attivare nei confronti del lavoratore che fruisca dei permessi lavorativi.
Una puntuale e autorevole analisi del provvedimento, che passa ora al voto delle Camere, è presente nel sito HandyLex.org.
La FISH
Ma quali erano le controproposte della FISH? «Abbiamo avuto alcune interlocuzioni con membri della Commissione Lavoro, sia della maggioranza che dell’opposizione – precisa Barbieri – ma non ci è stata offerta alcuna fattiva occasione, da parte del Ministero della Funzione Pubblica, per un confronto concreto».
In sostanza, le proposte della FISH andavano nella direzione della semplificazione dei procedimenti, ma anche in favore di «controlli effettivi e molto più calibrati ed efficaci di quelli partoriti dal Ministero, con più garanzie per la stessa persona con disabilità da assistere».
Un’attenzione particolare, nella proposta della FISH, era riservata ai minori al momento del ricovero in ospedale: al momento attuale, infatti, i permessi non vengono concessi nel caso in cui il figlio sia ricoverato. La FISH evidenziava la necessità di colmare un’ovvia lacuna legislativa.
I dati
Secondo il Ministero della Funzione Pubblica, i dati sono preoccupanti. In una nota diffusa il 20 ottobre, viene infatti sottolineato: «Oltre i dati già diffusi dall’Agenzia del Territorio, che rappresentano un campione significativo soprattutto per la diffusione territoriale del fenomeno, sono disponibili quelli della Ragioneria Generale dello Stato, benché ancora provvisori, relativi all’anno 2007. In particolare, da detti dati si evince che i giorni medi di permesso retribuito per la Legge 104 sono 1,3 per ciascun dipendente. In valore assoluto le giornate di assenza per i permessi della Legge 104 risultano pari a 4.259.837».
«Abbiamo sempre dubitato – chiosa Barbieri – delle singole cifre, lanciate più per rafforzare la comunicazione che per analizzare scientificamente e obiettivamente la dimensione qualitativa e quantitativa di un fenomeno. In questo caso particolare sarebbe interessante comprendere, oltre ad elementi qualitativi, se in quei dati siano sommati anche i giorni di permesso derivanti dai congedi retribuiti biennali e quanti siano i lavoratori che beneficiano dei permessi lavorativi. Infatti, con rapido calcolo del tutto arbitrario basato sul dato annuale, i dipendenti pubblici che fruiscono dei permessi lavorativi sarebbero circa 120.000, su circa 4 milioni di dipendenti pubblici. Una percentuale piuttosto ristretta… Questo per dimostrare che con i numeri, usandoli in un certo modo, si può affermare veramente di tutto». (Carlo Giacobini)
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