«I paesaggi a dondolo esprimono l’idea di fondo che tutti noi dondoliamo almeno fra due scenari: ci piace avere qualche situazione rifugio, ci piace allontanarci ogni tanto dalla nostra quotidianità. Quando sono entrato in contatto con la realtà di Ariel, ho pensato che il dondolio si potesse applicare anche alla situazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie, che loro malgrado dondolano fra i desideri, le esigenze di stabilità, il riconoscimento e le condizioni difficili. La metafora del dondolo si applica a modalità di vite diverse e spesso le fragilità sono fra le parti delle esistenze umane più difficili, dove la necessità di una stabilità e un punto di riferimento è fondamentale»: così Vittorio Peretto, agrotecnico, paesaggista e artista, esprime il motivo che lo hanno portato a destinare oltre cento delle sue opere per il crowdfunding (raccolta fondi in web) finalizzata alla realizzazione del progetto Una casa per Ariel. Alberi, campi, casette: le piccole composizioni in legno su un supporto basculante sono una delle sue idee artistiche che ha offerto alla Fondazione Ariel.
Sorta nel 2003 presso l’Ospedale Humanitas di Rozzano (Milano), Ariel fornisce servizi di consulenza, supporto psicologico e sociale, formazione medica, psicopedagogica e informazioni sui diritti alle famiglie con bambini o bambine con disabilità, in particolare quelli o quelle con paralisi celebrali e altre patologie neuromotorie infantili.
Da qualche tempo la Fondazione è impegnata nel citato ambizioso progetto Una casa per Ariel, una realtà che nasce al di fuori del contesto ospedaliero, nel quartiere Lambrate di Milano, per dare un alloggio alle famiglie provenienti da fuori Milano che seguono i figli in cura. In questa nuova iniziativa è sostenuta dalla «Platform Architecture and Design», rivista e piattaforma internazionale dedicata al mondo della casa e dell’abitare.
Oltre agli incantati “paesaggi a dondolo”, Peretto ha donato acquarelli e quadretti poetici in uno dei quali è riportata una frase del filosofo Jean Bertrand Pontalis: «Ci vogliono parecchi luoghi dentro di sé per avere qualche speranza di essere se stessi».
Tutti i lavori sono stati realizzati all’insegna dell’inclusione concepita con la leggerezza, il sorriso, e la creatività fiabesca di Peretto, che guida lo studio milanese Hortensia, più volte vincitore alla manifestazione milanese Orticola, artefice di spazi verdi in Italia e all’estero, spesso ispirati dalla musica classica russa di cui Peretto è un grande ammiratore.
Le opere sono state presentate a Milano nel dicembre scorso, occasione che ha coinciso anche con i festeggiamenti per il professor Nicola Portinaro, fondatore e direttore scientifico di Ariel, che il 7 dicembre ha ricevuto dal Comune di Milano la prestigiosa benemerenza civica dell’Ambrogino d’Oro.
Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “I paesaggi a dondolo di Peretto che possono dare stabilità alla casa di Ariel”). Viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.
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