Attenzione a quell’aumento di messaggi d’odio contro le persone con disabilità!

di Renato La Cara*
«Alcuni - scrive Renato La Cara, a proposito dell’aumento dei messaggi d’odio su Twitter nei confronti delle persone con disabilità - potrebbero sminuire tale fenomeno, dicendo trattarsi di parole scritte nel mondo virtuale dei social, di frasi messe nero su bianco dai soliti “leoni da tastiera”, di prese di posizione minoritarie nella nostra società. Io credo invece che sia fondamentale lanciare subito l’allarme e porre la giusta attenzione su questo fenomeno vergognoso in crescita, perché la storia insegna che passare dalle parole d’odio ad azioni violente può non essere così difficile»
Odio online 2022, grafico
La “graduatoria” delle categorie colpite dall’odio online nel 2022, secondo la 7^ Mappa dell’intollerenza

In Italia aumentano i messaggi d’odio su Twitter contro le persone con disabilità, oltre ad essere in crescita anche le espressioni violente riguardo a donne e gay. È quanto emerso dal report realizzato da alcuni ricercatori di quattro università italiane, la Statale di Milano, l’Aldo Moro di Bari, la Sapienza di Roma e la Cattolica di Milano, con il contributo di Federico Faloppa, professore di linguistica dell’Università di Reading, coordinatore della Rete nazionale per il contrasto ai messaggi d’odio. I risultati delle rilevazioni fatte dal team di studiosi sono stati resi noti con la settima edizione della Mappa dell’intolleranza, rapporto redatto ogni anno e pubblicato da Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti [se ne legga già ampiamente anche sulle nostre  pagine, N.d.R.].
I ricercatori hanno analizzato quasi 630.000 messaggi postati su Twitter in tutto il 2022 e hanno scoperto, rispetto al 2021, «un aumento evidente e notevolissimo delle percentuali di tweet negativi a fonte del totale dei tweet rilevati. Il che indica una maggiore radicalizzazione del discorso d’odio. Fenomeno già registrato lo scorso anno, ma quest’anno decisamente esploso».

I risultati sono allarmanti. E pensare che a partire dal 2020 Twitter aveva deciso di rafforzare e ampliare le proprie regole per contrastare l’hate speach [letteralmente “incitamento all’odio”, N.d.R.] verso donne e uomini con disabilità. «Oggi stiamo espandendo ulteriormente questa regola per disincentivare i contenuti che disumanizzano gli altri utenti sulla base dell’età, della disabilità o della malattia», aveva comunicato tre anni fa la piattaforma social. Evidentemente, verrebbe da dire, non è bastato.

Alcuni potrebbero sminuire i risultati del rapporto dicendo che si tratta di parole scritte nel mondo virtuale dei social, di frasi messe nero su bianco dai soliti “leoni da tastiera”, di prese di posizione minoritarie nella nostra società e non di atti violenti realmente commessi. Ma è davvero cosi?
Io credo sia fondamentale lanciare subito l’allarme e porre la giusta attenzione su questo fenomeno vergognoso in crescita. La storia ci insegna che passare dalle parole d’odio ad azioni violente può non essere così difficile. Gli esempi sono innumerevoli. Ma vediamo un po’ di numeri che fotografano la realtà.
I “cinguettii” d’odio rivolti a donne e uomini con disabilità sono aumentati del 22% dal 2021 al 2022; su un totale di circa 200.000 tweet inerenti le persone con disabilità, ben il 98% sono negativi. Lo studio certifica che le più colpite sono le donne (43%), poi le persone con disabilità (34%), gli omosessuali (9%) e infine i migranti (7%).
Non è una novità, purtroppo, che ci siano messaggi o prese di posizione offensive, violente, aggressive, nei confronti di particolari fasce della popolazione, spesso le più fragili, per altro. Quello che colpisce è l’incremento vertiginoso riscontrato.

«Purtroppo – ha commentato Marilisa D’Amico, costituzionalista, prorettrice dell’Università Statale di Milano e co-fondatrice di Vox – Osservatorio italiano sui Diritti – il mondo virtuale è lo specchio di quello reale e non stupisce che le donne siano le più odiate di sempre, perché è quel che si vede oggi con questa escalation drammatica dei femminicidi». E l’aumento della violenza ai danni delle donne con disabilità, aggiungiamo, è un tema che abbiamo già più volte evidenziato anche su queste pagine.

Continueremo dunque a monitorare, denunciando la situazione ogni volta che vedremo studi simili. Non possiamo restare in silenzio ed è importante che ci siano monitoraggi di questo tipo che analizzano anche l’hate speech nei confronti delle persone con disabilità. Ma oltre ai report, che ripetiamo essere molto importanti, bisogna assolutamente incrementare le pene nei confronti dei messaggi d’odio online rivolti a uomini e donne con disabilità, perseguendo pesantemente i colpevoli.
La strada per una reale società inclusiva e rispettosa delle diversità è ancora lunga da percorrere.

Il presente contributo di riflessione è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “La vigliaccheria online: aumentano i cinguettii d’odio contro donne e persone con disabilità”) e viene qui ripreso – con alcune modifiche dovute al diverso contesto – per gentile concessione.

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