Perché quel Disegno di Legge sancisce una discriminazione

di Gabriella Villari
Si tratta del Disegno di Legge Calabrò, sul cosiddetto "testamento biologico", approvato in Senato alla fine di marzo e ora in attesa di essere discusso alla Camera. Quel testo, infatti, tutelando esclusivamente la vita e la salute delle persone incapaci di intendere e di volere o di coloro i quali sono nella fase terminale dell'esistenza, discrimina sostanzialmente chi, intellettualmente attivo, vive il disagio di un handicap grave

In primo piano sbarre di un cancello, sullo sfondo un disabile e l'assistente. Foto in bianco e neroUna persona con disabilità grave, capace di intendere e volere e di autodeterminarsi dal punto di vista psicologico, leggendo il Disegno di Legge Calabrò sul cosiddetto “testamento biologico” [Disposizioni in materia di alleanza terapeuitica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento, approvato dal Senato il 26 marzo scorso e ora in attesa di essere discusso alla Camera. Testo disponibile cliccando qui, N.d.R.], non può fare a meno di chiedersi se per avere tutelata la vita e la salute – così come prevede la Costituzione agli articoli 2, 13 e 32 – si deve trovare obbligatoriamente in uno stato vegetativo o di fine vita.

Il citato testo Calabrò, infatti, stabilisce all’articolo 3 (comma 5) che «alimentazione e idratazione» costituiscono «forme di sostegno vitale» e in quanto tali sono dovute eticamente, deontologicamente e giuridicamente, come suggerito dal Comitato Nazionale di Bioetica in un testo approvato il 30 settembre 2005, nella piena convinzione che nel nostro Paese nessuno «debba più morire di fame e di sete».
L’articolo 1 del Disegno di Legge (punto e) richiama poi l’attenzione sul principio per cui la salute «deve essere tutelata come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività» e che «la dignità di ogni persona» va riconosciuta e garantita «in via prioritaria rispetto all’interesse della società» (punto b).
E ancora, il comma 2 dell’articolo 1 prevede che la presente legge garantisca «politiche sociali ed economiche volte alla presa in carico del paziente, in particolare dei soggetti incapaci di intendere e di volere e della loro famiglia».
Infine, all’articolo 5, il testo richiama sostanzialmente le Regioni ad adottare le linee guida indicate dal ministero della Salute, che assicurino «l’assistenza domiciliare per i soggetti in stato vegetativo permanente».

Ebbene, il Disegno di Legge Calabrò – menzionando solo i soggetti incapaci di intendere e di volere e le persone nella fase terminale dell’esistenza – di fatto sancisce una grave discriminazione, in quanto esclude dai provvedimenti di tutela della vita e della salute le persone con grave disabilità, quindi impossibilitate a provvedere da sole alle necessità vitali come bere e mangiare.
Infatti, le persone colpite da handicap grave, ma autosufficienti dal punto di vista intellettivo e psicologico, se abbandonate a se stesse, poiché non sostenute da un’assistenza domiciliare – garantita dal Disegno di Legge solo a chi si trova in stato vegetativo – vengono sostanzialmente “condannate a morire di fame e di sete”.
In Italia è reiterata la mancata attuazione dell’articolo 3 della Costituzione, che sancisce le pari opportunità [«Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese», N.d.R.]. Diventa poi uno scandalo quando le pari opportunità non sono riconosciute a persone che – seppure in condizioni differenti – vivono situazioni di vita drammatica.

Con il suo tutelare esclusivamente la vita e la salute dei soggetti incapaci di intendere e di volere e delle persone nella fase terminale dell’esistenza, il Disegno di Legge Calabrò esclude e quindi discrimina le persone che, intellettualmente attive, vivono il disagio di un handicap grave. Forse per questi ultimi non ha valore il principio per cui la salute deve essere tutelata come «fondamentale diritto dell’individuo» e «la dignità di ogni persona tutelata in via prioritaria»?
Chiaramente l’intenzione del testo è di evitare che ci siano altri “casi Eluana”, ma di fatto, escludendo dai provvedimenti di “tutela della vita e della la salute” le persone che non si trovano in stato vegetativo e che nonostante la gravità dell’handicap sono intellettualmente autonome, creerà quotidianamente dei “casi Eluana”, sancendo una sorta di “omicidio di Stato”.

Ricordiamo ancora che Il Disegno di Legge Calabrò sul cosiddetto “testamento biologico” è stato approvato dal Senato il 26 marzo scorso e andrà ora in discussione alla Camera. Il testo è disponibile cliccando qui.

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