«ANGSA Lombardia ONLUS prende atto della grave situazione segnalata dalle famiglie costrette a sottoporre i propri figli, con diagnosi di autismo già accertata da competente Commissione, a ulteriori visite di controllo per verificare la permanenza della patologia».
Iniziava così – il 16 marzo scorso – la lettera inviata da Anna Curtarelli Bovi, presidente dell’ANGSA Lombardia (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) all’assessore alla Sanità (Luciano Bresciani) e a quello della Famiglia e della Solidarietà Sociale (Giulio Boscagli) della Regione Lombardia.
Quanto indicato, proseguiva la lettera, si pone «in contrasto col Decreto del 2 agosto 2007 del Ministero dell’Economia e delle Finanze in concerto con il Ministero della Salute, il cui articolo 1 ha approvato l”Elenco delle patologie rispetto alle quali sono escluse visite di controllo sulla permanenza dello stato invalidante e indicazione della relativa documentazione sanitaria”, “in attuazione dell’art. 6, comma 3 della legge 9 marzo 2006”. Infatti, al punto 10 di tale elenco, sono comprese “le patologie mentali dell’età evolutiva e adulta con gravi deficit neuropsichici e della vita di relazione”, tra le quali rientra la sindrome autistica».
«Pertanto – concludeva la lettera dell’ANGSA Lombardia – chiediamo di intervenire tempestivamente perché il citato decreto venga applicato, per evitare di aggiungere ulteriori difficoltà alle famiglie già pesantemente provate e agli operatori dei vari servizi di sprecare tempo e risorse per produrre ulteriore documentazione».
Ebbene, un paio di mesi dopo la risposta è arrivata dalla Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale della Giunta Regionale Lombarda, a firma della dirigente Rosella Petrali.
Nel riprendere il citato Decreto Ministeriale del 2 agosto 2007, vi si conferma tra l’altro che «sono esonerati da ogni visita medica finalizzata all’accertamento della permanenza della minorazione civile o dell’handicap i soggetti portatori delle menomazioni o patologie come sopra definite che abbiano ottenuto il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento o dell’indennità di comunicazione».
La causa dei problemi segnalati dall’ANGSA viene poi fornita in tal modo: «Alla data di emanazione del Decreto erano già in essere revisioni programmate con i precedenti verbali e per queste situazioni non poteva valere la retroattività. In prima applicazione del Decreto, quindi, la Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale ha dato disposizioni alle ASL perché procedessero con urgenza alle revisioni programmate prima del Decreto, procedendo, ove possibile, ad una valutazione sugli atti e chiamando a visita i cittadini solo in carenza di documentazione attestante lo “status” di invalido con patologia “non rivedibile”. Nel corso del 2008 (30 maggio) è stata poi emanata dalla Direzione Generale Prevenzione Sanitaria del Ministero del Lavoro, della Salute e Politiche Sociali una nota con cui l’attività di verifica delle revisioni “giacenti” è stata affidata all’INPS. A seguire la Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale ha inviato specifica nota con cui si si sono invitate le ASL ad una sistematica collaborazione con l’INPS per lo svolgimento dell’attività di verifica delle revisioni “giacenti”».
«Ora si spera dunque – commenta Anna Curtarelli Bovi – che le disposizioni ribadite dalla Regione, ispirate oltretutto al buon senso, siano effettivamente applicate dagli organi competenti e in primo luogo dall’INPS, quale ente incaricato per gli accertamenti». (S.B.)
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