Cosa significa, oggi, vivere con una disabilità in Italia? Significa avere bisogni inespressi; significa cercare risposte dalle Istituzioni che latitano; dover rinunciare a frequentare con regolarità la scuola; non avere un insegnante di sostegno che ci segue; rinunciare a poter girare liberamente per le nostre città; non poter avere un lavoro, quindi un reddito che ci permetta di scegliere in libertà le cure, le terapie o le tecnologie corrispondenti alle nostre esigenze; significa, in definitiva, dover rinunciare a uscire di casa, ad abbracciare il mondo.
Eppure, siamo, viviamo, esistiamo. Non siamo alieni, al pari di tutti, siamo persone fisiche con capacità giuridica e di agire.
Tutto questo accade perché, quando pensiamo alle persone con disabilità, tendiamo a concentrarci sulle patologie, sulle condizioni fisiche e psichiche, sullo stato di salute e non vediamo quello che realmente sono, al di là dei loro cosiddetti limiti. Limiti che potrebbero essere superati, se non del tutto almeno in parte, non solo grazie alle cure mediche e al sostegno di personale adeguatamente preparato – sicuramente fondamentali –, ma grazie anche alle tecnologie, finalmente reali e disponibili, capaci di rendere meno complessi gesti e azioni che per tutte le altre persone sono normalissimi. Come camminare, mangiare, bere, leggere un libro, parlare con una persona.
Superare o alleviare certi limiti contribuirebbe a liberare la persona dal fardello della disabilità, consentendole di esprimere appieno tutte quelle potenzialità che per altri costituiscono la normalità.
Vivere con una disabilità non deve per forza significare l’esclusione totale da ogni genere di attività sociale, lavorativa o sportiva, anzi, queste attività dovrebbero essere incentivate, laddove possibile, sfruttando al massimo quello che la scienza ci mette a disposizione.
La Costituzione rappresenta la Legge fondamentale di un Paese, l’architrave della società civile, ma spesso viene ignorata, tradita, elusa, trasgredita da una classe politica distratta e inadempiente.
L’ultima nefandezza in ordine cronologico è stata l’eliminazione, nel Decreto Legge 11/23, del Bonus Barriere Architettoniche al 75%, così negando di nuovo, di fatto, il diritto alla mobilità attraverso la rimozione degli ostacoli che spesso rendono le persone con disabilità recluse nella loro stessa abitazione.
In conclusione, vorrei ricordare a tutta la classe politica che il diritto alla mobilità, il diritto a godere della scienza, il diritto all’istruzione, il diritto al lavoro, il diritto alla Cittadinanza, sono diritti umani.
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