Se il turismo digitale non è accessibile, è un problema per tutti

di Roberto Scano
Nella sua rubrica di «Superando.it» denominata “Il digitale accessibile”, Roberto Scano, dopo avere evidenziato i problemi di accessibilità presenti nella nota campagna promozionale “Open to meraviglia”, realizzata dal Ministero del Turismo e dall’ENIT, conclude sottolineando che con servizi digitali non accessibili nel settore del turismo, non solo vengono ovviamente penalizzate le persone con disabilità, ma sono gli stessi imprenditori impegnati in tale campo a perdere potenziale clientela. E non poca
"Open to meraviglia", 2023
Una delle immagini diffuse nell’àmbito della campagna “Open to meraviglia”, immagine della quale Roberto Scano evidenzia i problemi di accessibilità rispetto all’uso dei colori

Nelle scorse settimane si è parlato molto di Open to meraviglia, la nuova campagna promozionale di comunicazione del Ministero del Turismo e di ENIT (Agenzia Nazionale del Turismo), realizzata con il contributo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio e avente come “influencer” la Venere del Botticelli. Per essa mi voglio soffermare solo su un punto: l’uso dei colori.
Come ben sappiamo, a livello internazionale sono definite delle regole che valgono per la comunicazione web ed utilizzabili anche per la predisposizione di materiale di comunicazione, essendo tali regole presenti in una norma tecnica europea armonizzata (EN 301 549) anche per tutti i formati di documento che vanno oltre le pagine web (quindi pdf, immagini ecc.). Per garantire adeguata leggibilità, tali regole prevedono il rispetto di un rapporto di contrasto tra il testo e lo sfondo.
Se prendiamo dunque l’immagine nella figura qui a fianco riprodotta, possiamo notare come sia il nome della città, sia il payoff Open to meraviglia sono di difficile lettura per un basso rapporto di contrasto tra testo e sfondo. Questo tipo di errore l’ho voluto evidenziare perché si trova molto spesso nei siti web sia delle Pubbliche Amministrazioni, sia dei soggetti che vivono di turismo: strutture ricettive, ristoranti, attrazioni turistiche. L’uso errato del colore in questi casi può portare le persone con disabilità visiva a commettere errori e/o a non comprendere la totalità delle informazioni spesso essenziali per poter prenotare un servizio tramite web (o tramite app mobili).
Se vogliamo sempre rimanere nel “sito madre“ della campagna, provando a navigare con il solo uso della tastiera, si attiva magicamente qualche oggetto che dovrebbe aiutare gli utenti con disabilità, ma che invece crea difficoltà ulteriori di fruibilità, nonché un danneggiamento pure nella struttura del sito web stesso, che per un utente con difficoltà motorie diventa incomprensibile.
Questo mi consente di ricordare che affidarsi a strumenti che dovrebbero rendere accessibili “magicamente” è un rischio che si può correre, ma rispetto al quale bisogna rendersi conto delle eventuali criticità generate. Se ad esempio un’immagine importante deve essere letta da una persona non vedente e l’autore del sito non ha previsto un adeguato testo descrittivo (tecnicamente “testo alternativo”), affidarsi ad uno strumento automatico significa delegare ad un’”intelligenza artificiale” la scelta del contenuto. In questo caso un utente non vedente potrebbe ottenere informazioni errate, come la convinzione di avere dei servizi compresi in un hotel, mentre in realtà non lo erano.

L’importanza dell’accessibilità nella responsabilità sociale delle imprese turistiche
L’accessibilità del web fornisce un migliore accesso, interazione e inclusione sociale per le persone con disabilità, che è un aspetto primario della responsabilità sociale delle imprese (CSR), anche e soprattutto nel settore dell’incoming [“accoglienza”, N.d.R.].
Responsabilità sociale d’impresa, chiamata anche cittadinanza d’impresa, responsabilità d’impresa o impresa responsabile, generalmente significa condurre le attività in modo etico e gestire un’organizzazione in modo tale da trattare eticamente i soggetti coinvolti, sia interni che esterni, al fine di incrementare lo sviluppo umano e migliorare la società e l’ambiente.
L’accessibilità del web può avere un impatto su dipendenti, amministratori, fornitori e venditori, partner e collaboratori, clienti e altri di un’organizzazione. Pertanto, essa è è parte integrante della responsabilità sociale d’impresa, nel dimostrare l’impegno di un’organizzazione a fornire pari opportunità. Proprio come un sito web accessibile può dimostrare la CSR, un sito web inaccessibile può minare gli altri sforzi di responsabilità sociale d’impresa di un’organizzazione.

I numeri dell’accessibilità digitale nel turismo
Sapevate che la prenotazione di viaggi online ha avuto una dimensione di mercato di 432 miliardi di dollari nel 2020? E che si stima che raggiungerà gli 833 miliardi di dollari nel 2025?
Man mano che la tecnologia diventa una parte cruciale della nostra vita, il modo in cui i viaggiatori pianificano e prenotano i loro viaggi oggi si è evoluto.
Se passiamo al mercato continentale, si stima che circa 87 milioni di persone nell’Unione Europea abbiano una qualche forma di disabilità. Molte persone con disabilità in Europa non hanno le stesse opportunità nella vita di altre persone: scuole o luoghi di lavoro, infrastrutture, prodotti, servizi e informazioni non sono accessibili.

Un sito non accessibile significa perdere clienti
Dopo avere letto i numeri dell’accessibilità digitale nel turismo, la domanda sorge spontanea: gli imprenditori lo sanno che con servizi digitali inaccessibili perdono potenziale clientela? Con siti web e app mobili non accessibili, infatti, si portano gli utenti a ricercare alternative da cui possono ottenere informazioni fruibili senza discriminazioni.

“Il digitale accessibile”
Avviata recentemente sulle pagine di «Superando.it», la rubrica Il digitale accessibile è firmata da Roberto Scano, che da oltre vent’anni si occupa di accessibilità informatica, ossia dal 2002, anno in cui entrò nel W3C (World Wide Web Consortium), come rappresentante dell’IWA (International Web Association), partecipando allo sviluppo delle WCAG 2.0 (Web Content Accessibility Guideline), le Linee Guida per l’accessibilità dei siti web. Nel corso degli anni si è occupato del tema dell’accessibilità anche in àmbito normativo, supportando la nascita della cosiddetta “Legge Stanca” (Legge 4/04: “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”), in materia di accessibilità ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) e avviando iniziative a livello nazionale, per diffondere il tema dell’accessibilità “by design”.
Attualmente presiede l’Associazione dei Professionisti Web IWA e le Commissioni UNI dedicate alle professionalità digitali e all’accessibilità digitale. Svolge inoltre l’attività di consulente per aziende e Pubblica Amministrazione.

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