Mulu è mamma di Meseret e Ayele; oggi a 50 anni è già nonna di Yabsera, 3 anni. Vive a Wolkite, nel sud dell’Etiopia, dove con la famiglia coltiva campi di caffè ed enset, le cosiddette “false banane”).
Un anno fa Mulu è stata colpita dal tracoma, malattia che aveva inizialmente scambiato per una banale congiuntivite: «Sentivo della sabbia dentro agli occhi che mi provocava un grande dolore, sempre più acuto, tanto che a un certo punto non ho più potuto seguire i lavori di casa e nei campi. Dato che mio marito è anziano, mio figlio è stato costretto a lasciare la scuola per aiutarmi. E i miei vicini mi accompagnavano al mercato, perché da sola non riuscivo più a muovermi».
Un giorno la figlia Meseret ha scoperto la possibilità di sottoporre la madre a una visita gratuita all’Ospedale GTM (Grarbet Tehadiso Mahber), centro oculistico partner dell’organizzazione CBM nella città di Butajira, a circa 100 chilometri di distanza: è qui che Mulu ha scoperto di avere il tracoma, malattia per cui è vitale sottoporsi a un intervento. La sua reazione è stata decisa: «Lo voglio fare: sono certa che un eventuale dolore post operatorio non sarà mai come quello a cui sono costretta ora ogni giorno!».
Il giorno dell’intervento, Mulu è uscita dalla sala operatoria dopo quaranta minuti, e dopo venti ha tolto i bendaggi: «Chi incontrerò con questo problema – ha detto -, lo manderò di certo qui a curarsi!».
L’operazione di Mulu, visitata anche nei giorni successivi per assicurare l’assenza di infezioni, è stata un successo e lei è tornata a casa, a fare la mamma e la nonna come prima, occupandosi di nuovo di tutta la famiglia.
La storia di Mulu, raccontata a pochi giorni dalla Festa della Mamma del 14 maggio, è una delle tante che CBM Italia, la nota organizzazione impegnata per la prevenzione e la cura delle disabilità visive, oltreché per l’inclusione delle persone con disabilità nei Paesi del Sud del mondo e non solo, ha raccolto in Etiopia sul tracoma, malattia batterica degli occhi che è la principale causa infettiva di cecità nel mondo, colpendo 1 milione e 900.000 persone.
Si tratta di una patologia che fa parte delle malattie tropicali dimenticate (NTD), un gruppo di venti malattie infettive parassitarie, batteriche o virali, che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità mettono a rischio oltre un miliardo di persone nel mondo, in particolare donne e bambini, prevalentemente nelle aree tropicali e subtropicali, tra le popolazioni più vulnerabili ed emarginate.
Sono antiche malattie della povertà che colpiscono chi vive in zone caratterizzate da igiene inadeguata, mancanza di acqua pulita e di servizi medici e sanitari. Si diffondono per contatto umano, acqua contaminata, insetti, terreni infestati da uova o larve di vermi. Oltre il 40% del carico globale di esse è concentrato nell’Africa Sub-Sahariana e vengono definite come “dimenticate”, perché per lungo tempo sono state poco considerate nei programmi sanitari nazionali rispetto a patologie ad alta mortalità come l’HIV/AIDS, la malaria o la tubercolosi. «Eppure – sottolineano da CBM- , oltre ai numeri importanti che registrano, sono malattie che causano anche dolore, stigma e discriminazione sociale; inoltre ostacolano la crescita economica, perché intrappolano persone, famiglie e intere comunità in un ciclo di povertà-disabilità. Oggi sono citate nell’Obiettivo 3 dell’Agenda ONU 2030: «Entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS, TBC, malaria e malattie tropicali neglette e combattere l’epatite, le malattie trasmesse dall’acqua e altre malattie trasmissibili».
Nello specifico CBM interviene in Etiopia, così come in Sud Sudan, per combattere il tracoma, seguendo la cosiddetta Strategia SAFE, raccomandata sin dal 1993 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, ove S sta per Surgery, ovvero chirurgia per trattare lo stadio avanzato del tracoma, A per Antibiotics, perché gli antibiotici servono ad eliminare l’infezione, F per Facial Cleanliness, cioè pulizia e igiene del viso ed E per Environmental Improvement, ovvero miglioramento dell’ambiente con accesso all’acqua e ai servizi igienici.
Nei territori di cui si parla CBM Italia sta conducendo tre progetti che coinvolgono nel complesso 260.000 persone, consentendo loro di beneficiare della distribuzione di antibiotici, dell’accesso all’acqua pulita grazie alla costruzione di pozzi e sistemi idrici, di momenti di formazione dedicati all’igiene. Entro il 2025, inoltre, saranno più di 5.600 le persone che potranno essere operate di trichiasi, ovvero la deviazione delle ciglia che sfregano contro il bulbo oculare, conseguenza dolorosa del tracoma che provoca opacità irreversibili e la conseguente cecità. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Caterina Argirò (caterina.argiro@leacrobate.it).
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