Ciao Guglielmo, «Amo la radio perché arriva dalla gente / Entra nelle case e / Ci parla direttamente / E se una radio è libera / Ma libera veramente / Mi piace anche di più / Perché libera la mente».
Sono convinto ti sarebbe piaciuto un sacco canticchiare questo bel successo degli Anni Settanta del cantautore milanese Eugenio Finardi, che guarda caso si intitola proprio La radio.
Se ormai un po’ tutti possiamo usufruire di questo straordinario strumento di comunicazione nelle sue molteplici forme e varianti, lo dobbiamo sicuramente a te che alla fine dell’Ottocento sei stato inventore del “radiotelegrafo”, un efficace sistema di telecomunicazione a distanza via onde radio, la cui evoluzione ha portato poi allo sviluppo di radio, televisione e, in generale, di tutti i moderni metodi di radiocomunicazione.
Dunque, è a partire dalla comunicazione “senza fili” che oggi ti scrivo questa lettera un po’ bizzarra e particolare. E pensa che l’argomento in questione è stato oggetto di grande discussione e riflessione durante un evento a te dedicato, ovvero Generazione Marconi, cerimonia di consegna del Premio Città di Sasso Marconi ai grandi comunicatori del nostro tempo e incontro/talk per tutte e tutti sulla responsabilità della comunicazione, che si è svolto lo scorso 6 maggio, presso il Teatro Comunale della suddetta ridente cittadina della provincia bolognese.
A dialogare sul tema c’erano vari esperti e professionisti del settore. Per citarne alcuni: Gabriele Falciasecca, presidente della Fondazione Guglielmo Marconi, nonché docente di Elettromagnetismo presso l’Università di Bologna dal 1980 al 2015; Cecilia Strada, attivista per la pace e i diritti umani; Andrea Vianello, direttore di RAI Radio Uno e del giornale Radio RAI; Luca Bottura e Federico Taddìa, giornalisti, scrittori, conduttori radiofonici e televisivi; il fumettista Matteo Bussola, e infine, la social media manager e web content editor Serena Mazzini.
Tra questi grandi nomi a ritirare il premio c’ero anche io, in rappresentanza del Progetto Calamaio, gruppo integrato di educatori e animatori con e senza disabilità dell’Associazione Centro Documentazione Handicap e Cooperativa Accaparlante di Bologna. Così ho colto subito l’occasione per fare una riflessione.
Voglio fare una premessa. Caro Guglielmo, non prenderla come una critica, ma… se invece di parlare di comunicazione “senza fili”, parlassimo di comunicazione “senza voce”?
Certamente la tua grandiosa scoperta ha gettato un preziosissimo seme sul terreno dell’accessibilità culturale alla comunicazione, che ha poi portato ad altre straordinarie invenzioni. Ma l’ausilio di cui faccio uso per poter “parlare”, o meglio ancora comunicare – una tavoletta in plexiglass su cui sono incise le lettere dell’alfabeto, e conosciuta in gergo tecnico come Metodo ETRAN -, mi permette di entrare in relazione con gli altri, a partire dalla valorizzazione di una mia abilità, lo sguardo, il contatto visivo. Tutto questo senza l’uso della voce!
Qui è ancora più forte e radicato il concetto di responsabilità della comunicazione, che non è lasciata solo alle parole, ma nasce dall’incontro di persone che sono responsabili in egual misura, e hanno voglia, tramite l’osservazione, la conoscenza e la creatività, di mettersi in gioco per creare nuove possibilità e modi di “fare inclusione”.
Possiamo anche ringraziare il sindaco di Sasso Marconi, Roberto Parmeggiani, per l’opportunità di creare sempre nuovi spazi di riflessione e divulgazione su temi “mai fuori moda” e sempre al passo coi tempi.
Che dire, mio caro Guglielmo, qui continuiamo ad amare la radio per sentirci protagonisti di una comunicazione libera e accessibile a tutte e tutti.
E voi come vi sentite quando ascoltate la radio?
Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.
Pensiero Imprudente
Dallo scorso mese di dicembre Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa sua rubrica che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale ha già incominciato a impreziosire le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.
Nella colonnina qui a fianco (Articoli correlati), i contributi che abbiamo finora pubblicato, nell’àmbito di Pensiero Imprudente.
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