Nell’ottobre del 2009 (circa sedici mesi fa) una Determinazione del presidente e commissario straordinario dell’INPS Antonio Mastrapasqua (n. 189 del 20 ottobre 2009) fissava le Linee Guida – poi perfezionate e diffuse con la Circolare INPS n. 131 del 28 dicembre 2009 – volte a stabilire una serie di nuovi procedimenti per il riconoscimento dell’invalidità civile.
Una rivoluzione copernicana, doveva essere. Anche il Cittadino ne sentiva il bisogno: in moltissime realtà i tempi di attesa e la macchinosità dei procedimenti erano ormai insostenibili, disagi che diventavano insopportabili, notando come, invece, in alcune ASL i tempi di attesa fossero decisamente più contenuti.
L’intento dell’INPS era sì quello indicato dal Legislatore, ispirato a logiche di maggior controllo e trasparenza, ma forse ne poteva sortire qualcosa di positivo anche per i diretti interessati. Con l’articolo 20 della Legge 102/09 (3 agosto 2009), erano state poi affidate nuove competenze all’INPS, che ora è titolare di quasi tutte le fasi: raccogliere le domande; partecipare alla valutazione assieme alle Commissioni ASL con i propri medici; verificare e convalidare i verbali; inviarli agli interessati; erogare le eventuali provvidenze economiche. E resistere in giudizio in caso di contenziosi.
Dal primo gennaio 2010, dunque, l’INPS doveva avviare una procedura rivoluzionaria. Tutto doveva transitare su piattaforma informatica e telematica, con la possente, qualificata e centralizzata gestione dell’Istituto stesso.
Tutto viene gestito online: la domanda di accertamento, la convocazione, il verbale di visita, la documentazione sanitaria, la validazione e la concessione delle eventuali provvidenze economiche. I passaggi dovevano essere, negli intenti, molto più veloci, tanto che, nella citata Circolare n. 131 del 2009, si prevedeva che le convocazioni a visita fossero di norma effettuate entro 30 giorni (15 nei casi gravi), che la validazione da parte dell’INPS si concludesse al massimo entro 30 giorni dalla visita e che l’erogazione delle provvidenze avvenisse al massimo entro 120 giorni dalla data di presentazione di domanda.
Una “vera pacchia” a confronto dei tempi di attesa precedenti (spesso si attendeva ben oltre un anno per ottenere le provvidenze economiche). E poi la trasparenza: ogni Cittadino, o il patronato che lo assiste, può verificare online lo stato della sua pratica.
Insomma, al momento della presentazione delle nuove procedure, sembrava di avere spiccato un salto in avanti di dieci anni, nel giro di pochi mesi. E i mugugni di qualche ASL apparivano fuori luogo di fronte a una prospettiva così allettante.
Ebbene, a distanza di sedici mesi da quella prima Determinazione, il sistema si sta dimostrando tragicamente fallimentare, almeno per i Cittadini.
Giungono quotidianamente segnalazioni sempre più diffuse di pesanti ritardi nei riconoscimenti dell’invalidità civile e ancora oggi trascorrono parecchi mesi prima che il Cittadino, sottoposto a visita di invalidità, ottenga dall’INPS una risposta ufficiale. Nel frattempo non può ricevere alcuna provvidenza, non può ottenere alcun beneficio, nemmeno sanitario, connesso alla sua disabilità, magari gravissima.
Dopo un anno di silenzi, o di entusiastici proclami, rispetto alla nuova gestione INPS, la verità inizia a venire a galla anche da parte degli stessi atti “ufficiali” dell’Istituto. Alla fine del 2010, infatti, l’INPS si rende conto di non essere in grado di inserire nella poderosa macchina informatica la documentazione sanitaria delle visite effettuate e – zitto zitto, ma si tratta di un “segreto di Pulcinella” – ne affida lo smaltimento (scannerizzazione di migliaia di pratiche) a Postel.
Con un Messaggio del 28 gennaio scorso (il numero 2036), la Direzione Generale avvisa i “suoi” che nella procedura informatica è stata rilasciata la nuova funzionalità automatica di gestione del silenzio-assenso. Sembra una comunicazione innocua.
Ma che cos’è il silenzio-assenso nelle procedure di accertamento dell’invalidità civile? Esso è previsto da un Regolamento del 1994 (DPR 698), secondo il quale, nell’interesse del Cittadino, trascorsi 60 giorni dalla ricezione del verbale da parte delle Commissioni di Verifica (ora, INPS), quest’ultimo dovrà essere considerato convalidato, se nel frattempo non saranno stati chiesti chiarimenti al Cittadino stesso o all’ASL.
60 giorni, nell’epoca della telematica, sono un’era geologica, se tutto funziona. Tant’è che, inizialmente, l’INPS non aveva nemmeno previsto questa ipotesi nella nuova procedura informatica. Significa che qualcosa non sta funzionando…
E infatti, con il Messaggio n. 2886 del 4 febbraio scorso, l’INPS deve correre ai ripari, visto l’arretrato che si sta accumulando. In particolare, il Direttore Generale è costretto a impartire nuove istruzioni ai “suoi” riguardo alle pratiche giacenti. E così scopriamo che esistono ancora moltissime pratiche cartacee che, quindi, non sono transitate per il sistema informatico.
Il Messaggio 2886, infatti, prescrive che tutte le pratiche cartacee pervenute da oltre 60 giorni da parte delle ASL, se non sono già state inserite (a mano) nella procedura telematico-informatica, e se non sono state contestate, vanno considerate convalidate e, se prevedono pensioni o indennità, queste vanno messe in liquidazione.
Visto quindi che non è possibile elaborare, in questi casi, il nuovo verbale informatizzato, l’INPS invia quello cartaceo dell’ASL, con timbro di convalida. Come due anni fa. Ma da quel Messaggio scopriamo anche che giacciono presso l’INPS verbali cartacei (che nessuno ha inserito nelle nuove procedure) precedenti al 1° settembre 2010.
Riassumendo rapidamente: da molte ASL escono ancora verbali cartacei (perché?); i verbali cartacei vengono spediti all’INPS in date incerte (come nel 2009) e non in tempo reale; i verbali cartacei rimangono giacenti se non vengono trascritti (a mano) nel programma che l’INPS ha realizzato. Ecco da dove nascono la giacenza e i ritardi.
Per questo le nuove procedure, nate con la promessa di una semplificazione per il Cittadino e con l’intento di limitare gli abusi, si stanno rivelando fallimentari e creano disagi enormi alle persone con disabilità e alle loro famiglie. Un intervento che non aiuta queste ultime e che – certamente – non giova a stanare i cosiddetti “falsi invalidi”.
Nel frattempo, dopo avere concluso 300.000 controlli sulle false invalidità, fortemente voluti dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti come “panacea del deficit pubblico”, l’INPS si prepara ad altri 500.000 controlli entro la fine dell’anno prossimo.
Sarà questo impegno salvifico a creare tutti questi disagi nell’ordinaria amministrazione o ci sono anche altre responsabilità esterne all’INPS? Molto probabile, ma non dev’essere un problema del Cittadino: le loro beghe se le risolvano da soli, tra INPS, ASL, Regioni, Ministeri…
In questo scenario – che fa sospettare una certa mistificazione – sorgono almeno due domande, la prima delle quali l’abbiamo già proposta: in quale misura, a distanza di un anno, sono state informatizzate le pratiche relative all’invalidità civile di nuova presentazione?
Seconda domanda: in quale misura è stata garantita la presenza del medico INPS all’interno delle Commissioni? Quali effetti comporta la mancata nomina o presenza del medico in Commissione ASL?
Sono domande, assieme ad altre, che rimangono per ora senza risposta ufficiale. I Cittadini intanto, attendono sempre meno pazientemente.