I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

a cura di Stefano Borgato
Presentato nei giorni scorsi il "Secondo Rapporto di Aggiornamento sul Monitoraggio della Convenzione dei Diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza in Italia": aumentano i bambini in povertà, crescono i rischi di sfruttamento, devianza e disagio. Né mancano i problemi per l'infanzia con disabilità

Bambina con disabilità«I bambini che chiedono soldi ai semafori o  alcuni drammatici fatti di cronaca che documentano violenze, abusi e gravi mancanze e negligenze ai danni di minori sono solo la manifestazione più visibile di tendenze strutturali che rileviamo e che ci preoccupano».
Questo è il commento di Arianna Saulini, coordinatrice del Gruppo di Lavoro sulla CRC (Convention on the Rights of the Child – Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e Adolescenza) e responsabile dell’Area Diritti di Save the Children Italia, nel presentare I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – Secondo Rapporto di Aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia.

Il documento è stato reso pubblico nei giorni scorsi, alla vigilia del quindicesimo anniversario della ratifica della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza da parte dell’Italia (27 maggio 1991) ed è stato realizzato dal Gruppo di Lavoro per la CRC, una rete di ben quarantacinque organizzazioni del Terzo Settore, coordinate da Save the Children Italia, tra le quali anche il CND (Consiglio Nazionale sulla Disabilità).
Scopo del Rapporto è l’esame di quello che il nostro Paese sta facendo per tutelare i diritti dei minori e dare attuazione alle Raccomandazioni che il Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia aveva rivolto all’Italia nel 2003.
I dossier che annualmente il Gruppo di lavoro redige confluiranno in un Rapporto Supplementare a quello che il Governo Italiano sarà tenuto a presentare alle Nazioni Unite nel 2008.

«Il Rapporto – sottolinea Arianna Saulini – prende in esame moltissime questioni relative all’infanzia: le misure di attuazione della Convenzione  in Italia, i servizi sanitari e di assistenza all’infanzia, l’educazione, il gioco, le attività culturali, le misure di tutela dei minori. In questo quadro generale abbiamo rilevato alcune tendenze che richiedono massima attenzione e tempestività di intervento. In particolare siamo preoccupati per la riduzione in povertà di molti bambini insieme alle loro famiglie e per l’aumento di fenomeni di sfruttamento legati alle condizioni di disagio sociale, emarginazione e solitudine in cui si trovano molti minori sia stranieri che italiani».

Il documento conferma ad esempio la preoccupante crescita della povertà minorile, rispetto alla quale stime recenti valutano in 17 milioni i bambini in stato di povertà in Europa, con l’Italia al secondo posto per minori poveri.
«La riduzione in povertà di un più ampio numero di bambini – si legge nel Rapporto – è preoccupante e va ricollegata, tra l’altro alle condizioni economico-sociali delle mamme, in particolare al loro status di occupate o disoccupate. L’OCSE, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha infatti dimostrato una relazione inversamente proporzionale tra tasso di occupazione femminile e tasso di povertà tra i bambini».

Altri problemi cui viene data grande evidenza sono quelli legati ai minori migranti, «altra fascia di bambini e ragazzi particolarmente vulnerabile. Infatti – spiega ancora Saulini – il quadro che emerge dal Rapporto è quello di un gruppo ancora insufficientemente tutelato sin dall’arrivo alle nostre frontiere, dove approdano anche ragazzi provenienti da Paesi in guerra, magari ex bambini soldato. Una volta entrati in Italia, la difficoltà di accedere a programmi di integrazione e successivamente di avere un permesso di soggiorno mette i minori migranti in una condizione di solitudine, di debolezza e quindi a rischio di cadere vittime di fenomeni di sfruttamento sia sessuale che lavorativo e di devianza».

Ma quanti sono i minori che si prostituiscono, quanti sono vittime di tratta, quanti i bambini che subiscono violenza e abuso, quanti i minori negli istituti o appartenenti a minoranze etniche? Secondo Saulini, «è inaudito che su alcune questioni molto serie relative alle condizioni dell’infanzia in Italia, manchino da anni dati ufficiali. Ad oggi non si conosce ad esempio il numero di bambini e bambine che vivono fuori della famiglia, non sono state istituite anagrafi regionali sul numero di minori in strutture residenziali, come istituti e case-famiglia, né è operativa la banca dati dei minori dichiarati adottabili e degli aspiranti genitori adottivi».

Particolare attenzione viene data nel Rapporto anche alle tematiche riguardanti i bambini con disabilità, soprattutto in due punti che ci preme evidenziare.
BambiniIl primo riguarda Il disagio legato alle malattie croniche, rispetto al quale nel documento si rileva che «nei Paesi occidentali la prevalenza delle malattie croniche e delle disabilità è in costante aumento, per le maggiori possibilità terapeutiche che hanno assicurato la sopravvivenza, ma non la guarigione, per molte di tali condizioni. In età pediatrica, le malattie croniche rappresentano ormai la patologia preminente e le disabilità che ne conseguono la principale problematica assistenziale. Quelle molto gravi e particolarmente disabilitanti impongono un adeguamento dei modelli sociosanitari, attraverso una revisione organizzativa, ma prima ancora culturale, per garantire il miglior benessere possibile e il contenimento del disagio e della sofferenza. In particolare, i bambini con patologia cronica e disabilità rappresentano sempre di più la principale sfida per l’assistenza pediatrica. […] Tra i molti punti critici nell’assistenza sono da contemplare: il numero dei servizi di cura contemporaneamente referenti per l’assistenza del singolo caso (70% dei casi); la rilevante migrazione sanitaria (fuori dalla propria regione), soprattutto fra i bambini residenti al Centro-Sud (76%) rispetto a quelli del Nord (13%); la marginalità dei pediatri/medici di famiglia, coinvolti per tutti gli aspetti della cura; l’insoddisfazione della famiglia per l’assistenza ricevuta, in particolare dai servizi territoriali. […] Con l’eccezione delle malattie più frequenti, il disagio cronico nell’età dello sviluppo rappresenta dunque ancor oggi una condizione priva di adeguate attenzioni conoscitive e assistenziali su tutto il territorio nazionale e, in particolare, in alcune regioni».
Rispetto a ciò il Gruppo di Lavoro raccomanda da una parte «di migliorare le indagini epidemiologiche per definire la prevalenza delle varie malattie croniche e disabilità della popolazione pediatrica italiana, sia a livello nazionale che locale», dall’altra di «definire i percorsi assistenziali condivisi dei pazienti con disabilità (e delle rispettive famiglie), così da individuare i bisogni ancora inevasi e pianificare interventi per la rimozione degli ostacoli che ancora caratterizzano le cure dei bambini con malattie croniche o disabilità».

L’altro punto cui dedichiamo spazio è quello del  Diritto all’istruzione per gli alunni con disabilità, per il quale citiamo anche qui dal Rapporto presentato nei giorni scorsi: «Il sistema scolastico italiano prevede l’integrazione degli alunni disabili nelle scuole. Valutando l’andamento della popolazione scolastica negli ultimi anni, si nota come vi sia stato un aumento sensibile di minori disabili nelle scuole statali».
Se quindi  la scuola pubblica «è il luogo preferenziale per l’inclusione dei bambini disabili, l’integrazione scolastica sancita dalla legge andrebbe però supportata attraverso la predisposizione di istituti accessibili, classi idonee, insegnanti preparati professionalmente e in numero adeguato, e risorse sufficienti per garantire gli altri servizi necessari (ad esempio i trasporti forniti dagli Enti Locali). Invece si rilevano una serie di problemi legati principalmente alla riduzione del numero di insegnanti di sostegno, con conseguente mancanza di continuità didattica, all’aumento degli insegnanti precari e non specializzati, e ai tagli alle risorse finanziarie».
Bambini a scuola«Accanto alla precarietà degli insegnanti di sostegno – continua il Rapporto – si segnala anche una scarsa preparazione degli assistenti educativi, dovuta alla mancanza di una legge nazionale che ne disciplini il profilo professionale e le funzioni, attribuendo così a ciascun Ente Locale ampia autonomia. Per quanto concerne poi i finanziamenti erogati, alcune associazioni denunciano che tenendo conto della scomparsa del finanziamento per i sussidi didattici e tecnologici (a partire dal 2003) e di quello per i GLIP (Gruppi di Lavoro Interistituzionale Provinciali) dal 2002, sono stati ulteriormente ridotti anche i fondi erogati per l’applicazione della Legge 440/1997 sull’arricchimento dell’offerta formativa […]. La riduzione dei finanziamenti da un lato e l’aumento progressivo del numero degli alunni disabili dall’altro ha quindi comportato una riduzione dell’investimento pro capite. Va infine considerato che la riduzione del numero di classi, a fronte di un incremento complessivo di alunni, in questi anni rende più probabile e frequente che due o più bambini disabili siano presenti nella stessa classe. Quindi anche se l’impianto normativo è complessivamente favorevole, prevedendo l’abbattimento delle barriere architettoniche (DPR 503/1996), l’integrazione scolastica (Legge 517/1977, Sentenza Corte Costituzionale 215/1987 e Legge 104/1992), la programmazione per il bambino disabile di un attento piano educativo individualizzato (Legge 104/1992), nei fatti la piena attuazione è ostacolata da carenze di organico specializzato e dai tagli alle risorse finanziarie».
In questo caso il Gruppo di Lavoro raccomanda «il potenziamento e la garanzia di specializzazione degli insegnanti di sostegno per i minori disabili».

Tornando ad uno sguardo generale all’importante documento e riprendendo ancora le parole di Arianna Saulini, «appare evidente che i passi da compiere per garantire adeguata tutela ai minori presenti in Italia siano ancora molti, a partire da un’esaustiva conoscenza dei loro bisogni e dei problemi che li riguardano. Alla luce di ciò, il Rapporto del Gruppo di Lavoro vuole essere uno strumento utile e costruttivo. Oltre quindi a rilevare le eventuali carenze nelle politiche, nelle leggi e nelle azioni messe in atto dal nostro Paese in favore dell’infanzia, esso offre tutta una serie di raccomandazioni e indicazioni su cosa fare», di alcune delle quali – in ambito di disabilità – abbiamo già dato conto.

Oggi, di fronte al nuovo Governo di fresca nomina, Saulini si augura che esso «provveda quanto prima all’istituzione del Garante Nazionale Indipendente per l’Infanzia, che rafforzi e implementi il meccanismo per la raccolta e l’analisi dei dati disaggregati sui minori, che provveda all’adeguata accoglienza dei minori stranieri in Italia, regolamentando la materia relativa al rilascio del permesso di soggiorno, al diritto al lavoro, al diritto alla protezione all’arrivo in frontiera. Auspichiamo altresì che venga finalmente approvata una legge sul diritto all’asilo e che grazie all’azione congiunta di istituzioni e organizzazioni non governative di settore, si avviino misure per il supporto ai minori vittime di tratta e di varie forme di sfruttamento, da quello sessuale, a quello lavorativo».

«Come Gruppo di Lavoro – è la conclusione della coordinatrice – continueremo nella nostra attività di monitoraggio e di attenta osservazione di quanto il nostro Paese sta facendo e farà per tutelare i diritti dei bambini presenti in Italia».

Il testo integrale del Rapporto recentemente presentato, sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, è disponibile cliccando qui.
Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa Save the Children Italia (Emanuela Salvatori)
tel. 06 48070023,
press@savethechildren.it.
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