Questa mattina, 10 luglio, a Roma, è stato presentato, come avevamo anticipato nei giorni scorsi sulle nostre pagine, il rapporto Il PNRR, le politiche sociali e il Terzo Settore, prodotto dal Forum Nazionale del Terzo Settore e dalla Fondazione Openpolis, ove si sottolinea, ad esempio, che «sui circa 1,45 miliardi di euro che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza destina attraverso tre misure alla categoria di “persone fragili” (in particolare anziani non autosufficienti, persone con disabilità e senza fissa dimora), sono 1,32 miliardi quelli assegnati ai territori per la realizzazione di progetti. È tuttavia difficile individuare un’unica causa per la mancata attribuzione dei circa 133 milioni rimanenti, ma sicuramente a incidere molto è la difficoltà dei territori stessi nel presentare un numero di progetti sufficienti. Ancora più difficile, poi, se non impossibile, risulta sapere quante delle risorse assegnate sono state poi effettivamente erogate ai territori e, dunque, iniziare a monitorare l’impatto del PNTT nelle comunità».
La scarsa trasparenza sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è del resto tra le principali criticità che emergono dal rapporto e «alla carenza di informazioni – secondo il Forum del Terzo Settore e Openpolis – si aggiunge il mancato coinvolgimento del Terzo Settore, che mette a rischio la qualità degli investimenti e l’efficacia degli interventi di welfare».
Qualche dato in più fa meglio comprendere quanto affermato. Dal monitoraggio dell’Osservatorio sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di Forum e Openpolis emerge che in otto Regioni sono stati finanziati meno progetti del previsto: in totale 89 in meno rispetto agli iniziali 2.125, nonostante diverse riaperture dei termini dei bandi e scorrimenti di graduatorie per facilitare il raggiungimento degli obiettivi. Rimane inoltre disatteso anche l’obiettivo del PNRR di destinare il 40% delle risorse al Mezzogiorno: alle Regioni del Sud Italia, infatti, più Abruzzo e Molise, va il 33,6% dei fondi.
A livello regionale, quindi, il territorio a cui sono stati assegnati più fondi per le misure che riguardano le persone fragili è la Lombardia (circa 200 milioni di euro), seguita da Lazio (152,5 milioni), Campania (123,5 milioni) ed Emilia Romagna (circa 107 milioni). Sempre la Lombardia, però, è anche la Regione che più si distanzia dal target degli obiettivi, vedendosi approvati 312 progetti a fronte dei 392 previsti.
Il rapporto entra poi nello specifico delle misure destinate alle diverse categorie di “persone fragili”. Per gli anziani non autosufficienti sono stati stanziati in totale circa 500 milioni, quasi interamente assegnati. L’obiettivo principale è la deistituzionalizzazione degli anziani stessi, ovvero la riconversione delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) e delle case di riposo in gruppi di appartamenti autonomi.
Per quanto riguarda invece le misure destinate alle persone con disabilità, gli investimenti del PNRR ammontano a 500 milioni e puntano, in particolare, all’abbattimento delle barriere architettoniche e a favorire l’inclusione lavorativa. Solo 409,7 milioni, tuttavia, vengono effettivamente assegnati ai territori per questo scopo.
Per le persone senza fissa dimora (oltre 96.000 persone), infine, vengono stanziati 450 milioni, con l’obiettivo prioritario di aiutarle a trovare una soluzione temporanea, attraverso, ad esempio, appartamenti per piccoli gruppi. Di queste risorse risultano non ancora assegnati circa 50 milioni.
«Più che sulla quantità delle risorse e sulla velocità di spesa – dichiara Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore – c’è necessità di portare l’attenzione sulla qualità degli investimenti del PNRR, ricordando che l’obiettivo è quello di tutelare il futuro delle prossime generazioni. Il coinvolgimento dei soggetti territoriali, tra cui il Terzo Settore, è fondamentale per generare impatti positivi sulle comunità e riuscire a garantire i diritti, soprattutto dei più fragili. L’amministrazione condivisa, però, rimane in un angolo e alle realtà sociali è riservato un ruolo di mero e potenziale esecutore di progetti: servirebbero invece alleanze sui territori con i vari attori coinvolti sui temi di welfare. Temiamo in tal senspo che non si stia comprendendo l’entità della sfida che il Paese ha davanti: investire bene e a lungo termine nel welfare vuol dire migliorare le condizioni di vita delle persone e ridurre le disuguaglianze, ma anche costruire economia, sociale e sostenibile».
«L’attuale situazione del PNRR – aggiunge Vincenzo Smaldore, responsabile editoriale di Openplis – non può che destare seria preoccupazione. Ad oggi, infatti, il nostro Paese non ha inviato la richiesta di pagamento della quarta rata dei fondi e siamo ancora in attesa della terza, legata alle scadenze che avremmo dovuto completare entro il 2022 e su cui la Commissione Europea ha espresso contestazioni. In questo quadro si inserisce la trattativa per la revisione del PNRR di cui si sa pochissimo. Per questo chiediamo maggiore trasparenza e che vengano resi pubblici tutti i dati di monitoraggio sullo stato di avanzamento dei progetti, informazioni che ad oggi non sono pubbliche». (S.B.)
Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile il rapporto (a questo link, invece, i dati principali di esso in sintesi). Per ulteriori informazioni: stampa@forumterzosettore.it.
A questo link è disponibile l’elenco completo di tutti i soci e degli aderenti al Forum Nazionale del Terzo Settore, tra cui anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
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