Dopo una serie di Sentenze favorevoli dei Tribunali Amministrativi Regionali (TAR) nei confronti dei ricorsi presentati sulla questione della compartecipazione alla spesa dei servizi sociosanitari e dopo la recente Sentenza 1607/11 del Consiglio di Stato che aveva ribadito la doverosità dell’utilizzo dell’ISEE individuale [l’ISEE è l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente. Sulle varie Sentenze si legga nel nostro sito un ampio approfondimento, cliccando qui, N.d.R.], ecco arrivare una serie di Sentenze “negative” del TAR di Brescia che sembrano mettere in discussione i princìpi affermati sino ad ora.
«Pur trattandosi senza ombra di dubbio di provvedimenti che hanno dato torto ai familiari delle persone con disabilità – dichiara però Gaetano De Luca, avvocato della LEDHA (Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità) – a un’attenta lettura in realtà non si tratterebbe di un vero e proprio passo indietro. Infatti, il rigetto dei ricorsi dipende da tutta una serie di aspetti (ritardo nell’impugnare un accordo; mancata presentazione della dichiarazione ISEE; non dimostrazione della condizione di non autosufficienza e altro), che non mettono però in discussione il principio dell’ISEE individuale, che continua a rimanere (parole del TAR di Brescia) “il criterio prioritario e di riferimento”».
Queste Sentenze, tuttavia, sono anche la controprova che una questione complessa come la definizione dei criteri di compartecipazione alla spesa dei servizi socioassistenziali da parte dei Cittadini con disabilità e delle loro famiglie non possa essere risolta solo attraverso la “via giudiziaria”.
«Ormai – afferma Fulvio Santagostini, presidente della LEDHA – è giunto il momento di assumerci le nostre responsabilità, anche a costo di essere oggetto di qualche critica e di contribuire a trovare una soluzione condivisa che permetta di uscire da uno stallo che non produce cambiamenti che vadano a favore di tutte le persone con disabilità. L’utilizzo dei ricorsi è stato fondamentale per far emergere il problema, per dare strumenti al mondo associativo e alle singole persone con disabilità per rivendicare il diritto a un’equa compartecipazione alla spesa, ma adesso questo non basta più».
La LEDHA, quindi, che nel 2006 fu promotrice della campagna Pagare il giusto [se ne legga nel nostro sito cliccando qui, N.d.R.], è da tempo convinta che per uscire dall’impasse in cui ci si trova – va ricordato in tal senso che anche le Sentenze positive hanno prodotto risultati “solo” nei confronti di chi ha fatto ricorso, ma non hanno portato modifiche al “sistema” – l’unica ipotesi realistica sia quella di trovare una soluzione condivisa che vada oltre il Decreto Legislativo 130/00 che ha fissato la materia.
Per questo, la LEDHA stessa ha accolto con favore i due Progetti di Legge presentati presso la Terza Commissione della Regione Lombardia, il primo da parte della Giunta (Progetto di Legge n. 66, presentato il 16 dicembre 2010) e il secondo dal gruppo consiliare del Partito Democratico (Progetto di Legge n. 72, presentato il 31 gennaio 2011).
In gran parte simili, queste due Proposte di Legge hanno il pregio di proporre soluzioni che rappresenterebbero un notevole passo in avanti rispetto alla situazione attuale, diventando un punto di approdo per una mediazione condivisa tra Istituzioni e Mondo Associativo.
Purtroppo i due testi sono bloccati in Terza commissione ed è per questo che la LEDHA intende lanciare un appello alla presidente della Commissione Sanità e Assistenza della Regione Lombardia, Margherita Peroni, e a tutti i membri dei diversi Gruppi Consiliari di maggioranza e opposizione, al fine di riprendere il confronto per arrivare a una soluzione condivisa che permetta di definire un quadro di sistema, tale da evitare alle famiglie e alle persone con disabilità di dover ricorrere a ricorsi legali, per vedersi garantita un’equa compartecipazione alla spesa.
*Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità.