Entrare e uscire dal mare in modo del tutto indipendente

di Anna Maria Gioria*
Succede spesso che dagli incontri fortuiti nascano le opportunità migliori. Ne è un esempio “Seatrac”, un dispositivo nato in Grecia, grazie al quale le persone in carrozzina possono entrare e uscire dal mare in modo del tutto indipendente e fare il bagno in totale autonomia. Sono ancora pochi, nel nostro Paese, i “Seatrac” attivi, ma questo strumento di facile uso, che garantisce assoluta sicurezza, è certamente destinato a diffondersi
"Seatrac"
Il dispositivo “Seatrac”

Succede spesso che dagli incontri fortuiti nascano le opportunità migliori. Ne è un esempio Seatrac, un dispositivo grazie al quale le persone in sedia a rotelle possono entrare e uscire dal mare in modo del tutto indipendente.
Qualche anno fa, Ignatios Fotiou, il fondatore di Tobea, industria meccanica greca, incontrò sulla spiaggia di Patrasso un giovane bagnante in sedia a rotelle, che gli confidò il suo grande rammarico di non poter essere autonomo in spiaggia e nel fare il bagno.
Molto colpito dalla confessione, Fotiou promise al giovane che avrebbe studiato una soluzione per consentirgli di muoversi da solo. Brevettò, cosi, Seatrac, cambiando radicalmente il concetto di “spiaggia accessibile”, non solo, quindi, perché dotata di servizi specifici per le persone con disabilità.

Alimentato dal fotovoltaico, Seatrac è costituito da due binari su cui viaggia un sedile ergonomico; non modifica in modo permanente la spiaggia, viene montato ad inizio stagione e smontato a fine estate; c’è poi il Seatrac Mover, facilmente montabile e rimovibile, sono sufficienti circa quindici minuti ed è dunque l’ideale per i cambiamenti repentini delle maree e per quelli meteorologici. È dotato, inoltre, di un sistema di autodiagnosi che permette la risoluzione degli eventuali problemi a distanza.
Il suo utilizzo risulta alquanto facile: la persona che ne fa uso, infatti, deve avvicinare la propria carrozzina al sedile e una volta avvenuto il trasbordo, occorre posizionare i piedi sugli appoggiapiedi. Assunta la posizione corretta e comoda, bisogna controllare che i binari siano liberi; solo a quel punto è possibile azionare il telecomando per raggiungere il mare. Arrivato in prossimità dell’acqua, il dispositivo si ferma automaticamente. Il bagnante, con l’aiuto del corrimano e con la capacità di galleggiamento, può iniziare a nuotare; quando poi vorrà uscire dall’acqua, farà il percorso inverso.

Seatrac, come detto, è un prodotto di Tobea, azienda greca fondata nel 2012 con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, attraverso soluzioni tecnologiche innovative che ne promuovano l’indipendenza e l’inclusione sociale.
Il dispositivo ha ottenuto una serie di riconoscimenti, tra i quali nel 2021 il Premio Accessibility – Certified Tourism for All (Accessibilità – Turismo certificato per tutti) e nel 2022 il Premio Start Up Business Award.
In Grecia sono già state installati circa duecento Seatrac, in Italia, al momento, ne sono stati montati cinque, al Lido Balneare Valentino Beach Club di Catanzaro, al Lido Balneare Il Raggio Verde di Agropoli (Salerno), nei Comuni della Maddalena e di Palau in Sardegna e a Siderno (Reggio Calabria).
«Abbiamo deciso di introdurre Seatrac al Valentino Beach Club di Catanzaro – dichiara Fabio Corigliano, vicepresidente della Cooperativa Sociale Zaparoti, ente che ha realizzato lo stabilimento stesso – perché dà la possibilità alle persone con disabilità di fare il bagno in totale autonomia, a differenza della classica sedia Job che permette sì alla persona stessa di entrare in mare, ma sempre con qualcun altro che la spinga».
Il compartimento italiano di Tobea, e in particolare l’agente di esso Renato Schisa, si stanno prodigando al massimo per diffondere il più possibile Seatrac nelle spiagge del nostro Paese.

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it», con il titolo “Arrivare in acqua su un binario: la sedia che dà più autonomia a chi vuole andare in spiaggia”, e viene qui ripreso – con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.

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