Curiosamente, pochi giorni dopo la pubblicazione di un contributo su «LaVoce.info», dedicato agli “invalidi presunti” [L’invalidità e la fabbrica delle domande di Andrea Tardiola, cliccare qui, N.d.R.], ovvero a quelli riconosciuti con percentuali tra il 34 e il 73%, che contribuirebbero alla «lentezza e farraginosità del sistema, complici medici di famiglia e patronati», proprio oggi [ieri, ovvero il 15 febbraio, N.d.R.] esce sul «Corriere della Sera» un’intervista al presidente dell’INPS Mastrapasqua, che parla delle percentuali di revoca delle pensioni a seguito della campagna di controlli [Pensioni di Invalidità, l’ora dei tagli. Scatta la revoca per una su tre di Enrico Marro, cliccare qui, N.d.R.]. «Voglio subito dire – dichira Mastrapasqua – che qui non stiamo parlando di falsi invalidi, cioè di persone che hanno truffato lo Stato. Ma di controlli sanitari sull’evoluzione di patologie che possono migliorare in seguito, riducendo così il grado di invalidità e le prestazioni connesse».
Nella stessa intervista, poi, il presidente dell’INPS riprende il tema delle percentuali di invalidità tra il 34 e il 73%, con queste parole «C’è tutto un campo, quello delle invalidità tra il 34% e il 73%, che è poco conosciuto: non dà diritto a prestazioni economiche ma a tutta una serie di benefici, dal collocamento obbligatorio all’esenzione dai ticket, dal bollo auto gratis ai permessi di parcheggio all’Iva al 4%. Nessuno sa quanti siano, ma ogni anno più della metà delle domande di invalidità finisce in questa fascia, e quanto tutto ciò costi alla collettività. […] osservo che tra il 34% e il 73% il più delle volte l’invalidità viene concessa senza neppure una visita dell’Asl, ma dietro semplice presentazione di documentazione sanitaria».
Anche qui la precisione è dote che si riconferma rara: le agevolazioni fiscali, infatti – al vero una giungla farraginosa – sono in larga misura riferite al certificato di handicap, come da Legge 104/92 e non all’invalidità; il contrassegno handicap per l’auto, con quelle percentuali, lo si ottiene con un’apposita e specifica visita all’ASL e non con quella per l’invalidità; assurda, infine, l’affermazione che le invalidità «il più delle volte» vengano concesse senza visita.
Dunque pare proprio che esaurita la pista sui “falsi invalidi”, adesso si provi con gli invalidi “presunti” e con quelli “migliorati”, il tutto sempre dentro a una gestione dei dati carica di ambiguità e omissioni, come ha svelato anche una recente ricerca di Cittadinanzattiva. Ad esempio, il presidente dell’INPS – sulle verifiche del 2010 – cita solo le visite, ma non quelle definite agli atti che sono quasi altrettante e che abbassano la percentuale di revoche alla metà di quanto invece si dichiara sul «Corriere della Sera» (fonte: Corte dei Conti, Determinazione n. 77/11).
E a proposito, dopo tanto can can da oltre due anni, ecco finalmente i dati sui falsi invalidi… sempre per bocca di Mastrapasqua: «Dall’inizio del 2010 a oggi le persone indagate sono state 1.439 e quelle arrestate 301».
Ecco, precisamente! Per ora, di falsi invalidi, ovvero di reali truffatori, il “cieco che guida”, i “venti parenti camorristi invalidi”, ne sono stati pescati 1.439, ovvero lo 0,06% delle persone che percepiscono in Italia (dati 2009 dell’INPS) uno o più assegni/pensioni/indennità legate all’invalidità civile. E la percentuale è dalle parti dello zero – ricordando che stiamo parlando sempre e solo dei truffatori – anche rispetto alle verifiche straordinarie messe in campo dall’INPS a partire dal 2009 (qui il dato preciso è più difficile da recuperare).
Peccato, però, che sulla stampa italiana, per due anni e passa, abbia fatto notizia solo quello 0,06% a cura di tanti giornalisti ignoranti (participio presente del verbo ignorare) di cui quella copertina di «Panorama» con Pinocchio in carrozzina resta l’icona.
*Responsabile del CRH (Centro Risorse Handicap) del Comune di Bologna.