Dopo innumerevoli episodi che hanno leso i diritti delle persone con disabilità e che hanno avuto come protagoniste – nei mesi scorsi – diverse compagnie aeree “minori” (Meridiana per tutte), questa volta è stata la nostra compagnia di bandiera, Alitalia, a recitare la parte principale nel caso vissuto da Giulio, giovane affetto da autismo, e dai suoi accompagnatori.
E proprio una di loro, Donata Vivanti, madre di Giulio – presidente di Autismo Italia e di Autisme Europe, oltreché vicepresidente dell’EDF (European Disability Forum) – ha voluto rendere pubblico l’accaduto attraverso la lettera che pubblichiamo qui di seguito, denunciando da un lato il comportamento dei dipendenti di Alitalia, dall’altro la totale mancanza di norme che tutelino le persone con disabilità che vogliono esercitare il loro diritto a viaggiare in aereo.
Un episodio, questo, che sottolinea ulteriormente l’estrema necessità che il Regolamento Europeo per i diritti delle persone con ridotta mobilità nei viaggi aerei, in discussione al Parlamento Europeo, venga approvato il più rapidamente possibile, affinché le persone con disabilità e i loro accompagnatori non debbano più subire trattamenti ingiusti e lesivi e possano sentirsi tutelati come qualsiasi altro cittadino.
«Lo scorso 2 dicembre, per tornare da Bruxelles a Firenze con mio figlio Giulio, diciannovenne, affetto da autismo e disabilità intellettiva grave (invitato dalla Commissione Europea a rappresentare i disabili in condizioni di grande dipendenza alla Conferenza Europea per la Disabilità), ci imbarchiamo sul volo Alitalia AZ 1698, con scalo previsto all’aeroporto di Milano Malpensa alle 20.55.
Naturalmente la condizione di disabilità di Giulio era stata segnalata alla compagnia aerea e io mi sono anche premurata di viaggiare con un secondo accompagnatore (ovviamente pagando un biglietto in più), in quanto ragazzi come il mio Giulio, talvolta, possono mostrare comportamenti bizzarri e i piloti, se giudicano (insindacabilmente) che possano essere pericolosi a bordo, hanno il diritto di lasciarli a terra.
Tre biglietti, dunque, pagati al prezzo di oltre 600 euro ciascuno, per permettere ad un cittadino che ha il solo torto di essere disabile di viaggiare nell’ambito della Comunità Europea.
Il senso del pericolo dev’essere molto spiccato nei piloti dell’Alitalia se, a causa della neve che inizia a cadere dopo che siamo stati imbarcati a Malpensa (alle ore 20.30), il pilota annuncia che non si parte se l’aereo non viene sgelato e la pista adeguatamente pulita. I passeggeri, a quel punto, non possono che condividere un atteggiamento prudente e il ricorso a procedure tese a garantire la massima sicurezza.
Perché, d’altro canto, tenere gli stessi “inchiodati” al loro posto, rimandando l’annunciata partenza di mezz’ora in mezz’ora fino alle 23 circa, senza offrir loro non una caramella o un bicchiere d’acqua, ma nemmeno un sorriso?
Inoltre, a causa del ritardo del volo precedente da Bruxelles a Malpensa, non avevamo neanche avuto il tempo né di cenare né di bere. Eppure Giulio, il pericoloso disabile, non si lamenta, e gli altri passeggeri non si accorgono nemmeno di lui. Tanto meno se ne accorgono le assistenti di volo le quali non una volta si degnano di chiedere ai passeggeri se qualcuno abbia bisogno di qualcosa.
Fra le 23.30 e la mezzanotte, quando le procedure di sgelamento sono state effettuate e la pista finalmente pulita, il pilota annuncia che il volo viene annullato, poiché l’aeroporto di Firenze è chiuso (evento peraltro prevedibile). L’attesa però non è finita: ora infatti mancano la scala per scendere dall’aereo e l’autobus per ritornare all’interno dell’aeroporto.
Ci arriviamo, comunque, all’una di notte, e scopriamo che altri sette voli (tutti Alitalia) erano stati cancellati, che a quell’ora bar, ristoranti e perfino la “sala amica” (alla quale i passeggeri con disabilità avrebbero diritto di accesso) sono chiusi e che l’unico aiuto che Alitalia offre ai passeggeri sono lunghe code ai tre o quattro sportelli tenuti aperti. Code peraltro inaccessibili per una persona disabile già stremata dalla lunga attesa, dalla sete e dalla fame, confusa dall’imprevedibilità degli eventi e spaventata dalla rabbia dei passeggeri, che per noi è più che comprensibile, ma che invece è difficilmente spiegabile ad una persona con autismo, che non comprende alcuna forma di linguaggio.
Code che poi non servono a procurarci un mezzo di trasporto o una stanza d’albergo dove passare la notte, visto che a quell’ora a Malpensa non ci sono più né treni né navette né taxi, ma solo la possibilità di prenotare un volo per il giorno successivo.
Ed è un agente di polizia che ci aiuta a recuperare i bagagli (ritrovati peraltro fradici e rotti), mentre un altro trova per noi una stanza d’albergo non troppo lontana, ovviamente a nostre spese, benché, con due disabili gravi in famiglia – Giulio ha un gemello nelle sue stesse condizioni – non navighiamo certamente nell’oro. I militari della Folgore, inoltre, ci procurano da bere, una sedia e infine ci accompagnano all’albergo, irraggiungibile a piedi.
Temo che un’ulteriore denuncia dell’inefficienza della compagnia e dell’inciviltà del personale Alitalia non faccia più notizia e non mi aspetto né comprensione né scuse.
Mi piacerebbe però ringraziare pubblicamente gli agenti di polizia e i militari della Folgore di stanza quella notte a Malpensa i quali, con semplicità e cortesia, si sono letteralmente “fatti in quattro” per aiutare Giulio, trasformando la nostra amarezza e umiliazione per il trattamento subito da Alitalia nella gratitudine per aver trovato persone amiche e nel conforto della constatazione che umanità e rispetto – per i cittadini con disabilità – non sono sempre parole vane.
La mattina dopo ripassiamo per l’aeroporto di Malpensa, solo per constatare che anche il volo Alitalia del mattino per Firenze era stato cancellato e decidiamo così di raggiungere Milano alla ricerca di un treno che ci riporti finalmente a casa.
Viene spontaneo chiedersi, a questo punto, perché il nostro Paese imponga ai suoi cittadini lo spreco di milioni di euro per salvare una compagnia aerea ormai nota in tutto il mondo per la sua inefficienza e per il suo disprezzo nei confronti dei clienti, in particolare delle persone con disabilità.
Viene da chiedersi, ancora, perché venga dato ascolto a sindacati che difendono i privilegi di personale arrogante e inutile, come le assistenti di volo dell’AZ 1698 della sera del 2 dicembre, mentre altre categorie ben più meritevoli e utili, come gli agenti di polizia o i militari, vengono compensati con stipendi indecorosi.
Viene da chiedersi, infine, quale sia il grado di civiltà di un Paese che sperpera il denaro pubblico per continuare a screditare, attraverso Alitalia, l’immagine dell’Italia e degli italiani, mentre alle persone con disabilità riserva un’indennità di accompagnamento pari a circa la metà delle pensioni minime e – in nome del risparmio sui bilanci sanitari e dello sviluppo sostenibile – nega loro percorsi riabilitativi adeguati, condannandoli di fatto ad un’inutile dipendenza a vita [grassetti e corsivi nostri, N.d.R.]».
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