Sarà una rampa provvisoria realizzata con materiali semplici come il tubo-giunto e il legno il mezzo che renderà ancora più accessibile la Biennale di Architettura, che verrà inaugurata a Venezia domenica 10 settembre.
Mentre nel 2005 – in occasione della Biennale d’Arte – l’Amministrazione Comunale aveva cercato di migliorare l’accessibilità dell’esposizione realizzando un servizio di trasporto ad hoc, con motoscafi attrezzati, quest’anno sono stati fatti notevoli passi avanti. La manifestazione, di cui sarà fruibile da parte di tutti ben l’85% dei padiglioni, potrà essere quindi visitata presso i Giardini e l’Arsenale fino al 19 novembre.
«Il progetto di accessibilità che siamo riusciti a realizzare quest’anno in occasione della Biennale di Architettura – segnala Giuseppe Toso, consigliere delegato del sindaco di Venezia sui temi della disabilità – è la logica conseguenza di un serio lavoro che stiamo portando avanti da oltre un anno e mezzo. Possiamo dire che ci siamo “buttati”, dando vita ad un’idea che dimostra innanzitutto come le priorità odierne siano gli aspetti di accessibilità e funzionalità, a costi contenuti, e la Soprintendenza ci ha dato la sua approvazione. Certo, la rampa provvisoria di cui potranno avvalersi i visitatori della Biennale, i turisti e gli abitanti di Venezia, non risolverà tutti i problemi di mobilità, ma per gli eventi del prossimo anno cercheremo di migliorarci ancora, soprattutto sotto il punto di vista che quest’anno è stato più trascurato, quello estetico il quale, infatti, diventerà fondamentale nel momento in cui giungeremo a definire le caratteristiche di una struttura definitiva. Anzi, se magari alcuni degli architetti in visita alla manifestazione vorranno cimentarsi in un progetto di questo genere, saranno assolutamente i benvenuti».
Una soluzione, quella della rampa, che si inserisce in una prospettiva di indipendenza delle persone con ridotta mobilità, rispettandone i loro diritti fondamentali. E anche Mara Rumiz, assessore comunale ai Lavori Pubblici, ha espresso grande soddisfazione per quanto realizzato, «perché – ci ha dichiarato – rispetto allo scorso anno, in cui si agevolavano in particolare le persone con disabilità motoria che però erano sempre vincolate agli orari e al tragitto del mezzo a disposizione, il progetto adottato quest’anno offre a chiunque la possibilità di spostarsi in totale libertà e autonomia. È la qualità della vita di tantissime persone, anziani, persone con disabilità, mamme con passeggini, che migliora grazie a questa iniziativa».
Il secondo aspetto che assume grande importanza, oggi, oltre all’accessibilità temporanea di questa bellissima zona di Venezia (ma quale parte di questa città, poi, è veramente brutta?), è l’alto livello di confronto che tutti gli enti coinvolti sono riusciti a sviluppare.
«E’ vero – conferma Toso – quello con la Soprintendenza per i Beni Architettonici della città, in particolare, è un rapporto che si è sviluppato molto bene, sulle basi di un dialogo estremamente proficuo che spero porterà presto ad ulteriori passi avanti e a delle soluzioni definitive».
L’assessore Rumiz, dal canto suo, ribadisce la grande importanza della valorizzazione di tali iniziative, «chiara dimostrazione che solo attraverso la comunicazione tra tutti i soggetti interessati e una profonda sensibilizzazione si potrà arrivare ad un reale superamento delle barriere anche in una città come Venezia, che presenta caratteristiche per le quali non è semplicissimo intervenire a posteriori e dove, quindi, è ancora più importante fare in modo che tutte le nuove opere progettate e realizzate siano accessibili».
Rumiz ci informa inoltre che come Ufficio per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (EBA), il Comune di Venezia ha costituito un tavolo di confronto con la Soprintendenza, proprio per affrontare come una priorità la necessità di coniugare le esigenze di mobilità e accessibilità con quelle di natura estetico-architettonica. In un certo senso, progetti come la rampa provvisoria realizzata in questa occasione – che peraltro potrà essere utilizzata anche in altre circostanze simili che lo richiedano – sono quindi sperimentali.
«I mezzi a nostra disposizione – conclude l’assessore – sono molteplici, ci sono le pedane, i gradini agevolati e altri ancora, ma ciò che è assolutamente fondamentale è che tutte queste attività proseguano lungo i binari di una collaborazione duratura e forte».
L’impressione, quindi, è che un nuovo pensiero si stia veramente imponendo. Forse anche la vicenda che ha visto coinvolto il ponte inaccessibile progettato solo qualche anno fa dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava – che tra pochi mesi dovrebbe essere pronto, con la relativa ovovia – potrebbe aver impartito una grande lezione.
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