Muoversi come gli altri cittadini*

Intervista ad Alessandro Bianchi
Trasporti, guida, aerei, treni e altro ancora: si parla di tutto ciò in questa ampia intervista dedicata alla mobilità, con il ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, che è anche rettore dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria

Ministro Bianchi, gli ambiti che il suo Dicastero investe giocano un ruolo fondamentale per la qualità della vita di molti cittadini con disabilità. La loro possibilità di movimento dipende anche dalla qualità dei sistemi di trasporto, terrestri, aerei, navali, urbani o extraurbani che siano. Se è vero che le Regioni hanno oramai molte competenze esclusive, è altrettanto evidente che il Ministero mantiene un ruolo centrale di indirizzo. Come intende esercitare il suo Ministero questo ruolo di regia a favore di tali “utenze deboli”?
Il ministro dei Trasporti Alessandro BianchiIl nostro obiettivo è quello di riportare la politica dei trasporti al centro dell’azione del governo. Questi primi mesi di lavoro sono stati davvero impegnativi, soprattutto per chi – come noi – ha dovuto impegnarsi nella ricostituzione di un Ministero, quello dei Trasporti, che da anni ormai era stato accorpato a quello dei Lavori Pubblici.
Cercando quindi di non farci soffocare dalle mille emergenze quotidiane, abbiamo avviato la redazione delle linee guida del nuovo Piano Nazionale della Mobilità. È questo il punto d’inizio del mio nuovo impegno governativo. È la chiave del rilancio dei nostri trasporti, lo strumento attraverso il quale rimettere in gioco tutto: il trasporto pubblico locale, le autostrade del mare, l’alta velocità, le strade a lungo scorrimento. Un piano che non esiste da oltre sette anni. L’ultima stesura, infatti, risale al 1999, poi approvata nel 2001. Un documento rimasto nel cassetto e che nessuno ha pensato di ritirare fuori. Per quanto riguarda la Legge Obiettivo, essa si è ben guardata dal collocare le opere all’interno del Piano, ha fatto la lista delle opere e basta. Noi vogliamo ridisegnare una strategia per la mobilità di questo Paese, decidere come debbano muoversi le persone e le cose, lungo quali direttrici e con quali punti d’incontro. Insomma, vogliamo ridiscutere tutto. E la parola chiave di questo nostro piano si chiama “integrazione”.
Integrazione tra livelli e modi di comunicazione. Integrazione fra modi di trasporto – mare, strada e ferro – che per il nostro Paese, immerso nel Mediterraneo, è fondamentale. Ma ci sono problemi enormi da risolvere, legati ai nodi di scambio fra i vari tipi di trasporto.
L’altro grande obiettivo da raggiungere con il nuovo Piano Nazionale per la Mobilità è l’integrazione tra livelli di trasporto. Integrazione quindi tra reti nazionali e internazionali, ma anche – e soprattutto – tra rete nazionale e rete locale.
In Italia le reti locali sono praticamente all’abbandono. Il cittadino che deve correre rapidamente da Roma a Napoli o da Roma a Milano riesce a farlo ormai in condizioni di eccellenza, in pochissimo tempo e con una buona qualità del servizio. Ma è nostro dovere pensare a quei milioni di cittadini che ogni mattina devono andare a lavorare a quaranta chilometri di distanza: sono costretti a viaggiare su mezzi che sono poco più che tradotte.
E ancora di più è nostro dovere prestare attenzione alle esigenze di mobilità dei cittadini anziani o con disabilità. Si tratta di garantire pari dignità di condizioni di vita tra i cittadini. È questa la prima, vera, grande priorità della nostra azione di governo.

Alla fine del 2005, l’Unione Europea, con il Regolamento per i Diritti delle Persone con Ridotta Mobilità nei Viaggi Aerei, ha stabilito che anche negli spostamenti aerei vadano garantite ai disabili parità di trattamento e tutta l’assistenza necessaria, prevedendo un nuovo e condiviso regolamento. Quali politiche e quali misure intendete adottare per rendere davvero applicata quella Direttiva?
AeroplaninoTra le proposte che il Ministero dei Trasporti ha avanzato al governo per la prossima Finanziaria, è previsto un articolo con le disposizioni necessarie a recepire e ad applicare il Regolamento 1107/2006 della Commissione Europea.
Qui posso dire che provvederemo a disciplinare le modalità per la determinazione del diritto specifico, per l’individuazione degli organismi responsabili dell’applicazione del Regolamento, nonché la disciplina del regime sanzionatorio. Stiamo prevedendo pesanti sanzioni, che potranno arrivare anche a 100.000 euro, per i soggetti che non rispetteranno le disposizioni del Regolamento.

Nonostante il lavoro di questi anni, soprattutto da parte della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che ha portato a proposte concrete come i progetti di elevatori e di carrozze adatte anche a persone in carrozzina, si registrano ancora molti disguidi nei viaggi ferroviari. Pensa che sarebbe riproponibile anche qui un modello europeo come quello elaborato per il trasporto aereo? O intende avanzare altre proposte?
Per quanto riguarda le garanzie di mobilità per l’utenza disabile persistono, in effetti, alcune criticità e disguidi specifici.
Va detto che il settore ferroviario italiano non è così disallineato rispetto a quello che succede a livello internazionale (UICInternational Union of Railways) ed è basato su un sistema che fa leva sul servizio di assistenza – il quale organizza, a chi ne fa richiesta, l’assistenza per il viaggio in un circuito di 225 stazioni – oltre che sulla presenza di carrozze dotate di posti attrezzati su parte del materiale rotabile, circa 260 treni a media e lunga percorrenza e 900 nel trasporto regionale.
TreniniL’erogazione di un servizio il più possibile capillare, sistematico ed efficace chiama in gioco l’intero sistema ferroviario (infrastruttura e servizi) e perciò presenta un’elevata complessità.
Per quanto poi riguarda i profili strettamente tariffari, sono previste agevolazioni per specifiche categorie, regolate direttamente dallo Stato; peraltro la normativa, piuttosto “risalente”, è in corso di revisione e sarà sottoposta ad esame in ambito governativo (CIPE).
Da parte nostra, verrà in ogni caso accolta con favore ogni politica o misura tendente ad aumentare l’effettività del diritto alla mobilità per i soggetti disabili. Posso assicurare che si lavorerà in tale direzione.

La Legge quadro 104/1992 (articolo 26) prevedeva tra l’altro che le Regioni elaborassero – nell’ambito dei Piani Regionali di Trasporto e dei Piani di Adeguamento delle Infrastrutture Urbane – Piani di Mobilità delle Persone Handicappate. Purtroppo le Regioni non hanno provveduto se non in modo frammentato e disorganico. Non pensa che il Ministero dovrebbe proporre delle linee guida in materia e vincolare la concessione di contributi all’adozione di quei Piani?
Come dicevo, stiamo avviando proprio in queste settimane il lavoro preparatorio che ci consentirà, entro la fine dell’anno, di proporre le linee guida del nuovo Piano Nazionale della Mobilità.
Non tutte le Regioni si sono effettivamente dotate di un piano per i trasporti. Il quadro è molto disomogeneo. Stiamo cercando di porre rimedio e in tal senso abbiamo già avviato un fitto programma di incontri con tutte le Regioni. Sarà quella la sede giusta per affrontare, anche con gli Enti Locali, una riflessione comune sulla materia che troverà di certo pieno accoglimento nel nuovo Piano Nazionale per la Mobilità.

In questi anni molto si è fatto nel settore dell’idoneità alla guida per le persone con disabilità nella direzione di rendere, per loro, possibile e sicura la conduzione di veicoli. Il Codice della Strada è in attesa di ulteriori revisioni, e così pure il relativo Regolamento. Nelle aspettative, espresse in precedenti deleghe, c’è anche la volontà di intervenire per consolidare la tendenza a favorire l’ottenimento dell’idoneità, e di semplificarne i procedimenti, anche qualificando maggiormente il ruolo delle Commissioni Mediche Locali. Tuttavia non è ancora ben chiaro se tali istanze avranno un seguito e quali saranno i prossimi passaggi. Cosa può dirci?
AutomobilineIn questi anni il Ministero dei Trasporti ha predisposto numerosi provvedimenti finalizzati a consentire la guida dei veicoli a motore da parte di persone disabili.
Tra quelli di valenza normativa, cito a titolo esemplificativo la modifica dell’articolo 116/5 del Codice della Strada (con Decreto Legislativo n. 9, del 15 gennaio 2002), con la quale è stata autorizzata la guida delle autovetture in servizio pubblico da piazza e di noleggio con conducente o il Decreto Ministeriale 17 gennaio 2005, Individuazione dei tipi e delle caratteristiche delle macchine agricole e delle macchine operatrici che, eventualmente adattate, possono essere guidate dai titolari di patenti speciali.
Né meno rilevante è la produzione di documenti da parte del Comitato Tecnico (previsto dall’articolo 119/10 del Codice della Strada), con riferimento, ad esempio, alle Circolari Ministeriali 4398/M334 del 6 novembre 2003 (Direttiva per la guida di autoveicoli da parte di conducenti con minorazioni multiple), 2852/M334 dell’1 luglio 2004 (Direttiva per la guida dei motocicli in caso di minorazioni invalidanti degli arti) e 2947/M334 del 15 giugno 2006 (Direttiva per la guida dei ciclomotori a tre ruote, dei tricicli e quadricicli).
Mi sento di assicurare che l’Amministrazione è particolarmente attenta a queste problematiche (nonché a quelle relative alle innovazioni tecnologiche del settore degli adattamenti dei veicoli) e attua una costante e apprezzata azione di studio e di impulso. Continuerà perciò a perseguire la propria ben consolidata linea di apertura – nell’ambito delle competenze di Istituto – nei confronti delle esigenze di mobilità delle persone con disabilità, proponendo, ove ricorra, aggiornamenti e modifiche della normativa in vigore, nelle more di una generale rivisitazione dell’attuale Codice della Strada.

*Tratto dal periodico nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) «DM» n. 159 (settembre 2006). Per gentile concessione di tale testata.

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