Nel febbraio dello scorso anno, Rita Melluso, madre di uno studente autistico di 15 anni ha intrapreso una causa giudiziaria contro il CISS (Consorzio Intercomunale Servizi Sociali), che opera su delega del Comune di Pinerolo (Torino), per la mancanza, nel corso dell’anno scolastico passato, della figura dell’assistente alla comunicazione, pur essendo essa prevista nel PEI (Piano Educativo Individualizzato) del ragazzo.
Essendo stato intrapreso un procedimento d’urgenza, la prima udienza presso il Tribunale di Torino si è tenuta già nel successivo mese di marzo, quando il Giudice ha accolto le istanze della famiglia, considerando la condotta del Comune come discriminatoria, e riconoscendo il diritto dello studente ad avere l’assistenza alla comunicazione per le 2 ore richieste a settimana.
È opportuno a questo punto precisare ancora una volta che la figura dell’assistente alla comunicazione è distinta da quella dell’insegnante di sostegno, e si occupa delle necessità relazionali dello studente, sia con gli altri alunni e alunne che con i docenti di ruolo.
Nella vicenda specifica, il PEI prevedeva che al quindicenne spettasse un totale di 18 ore di sostegno scolastico, più altre 8 ore di assistenza educativa, di cui 2 ore di assistenza alla comunicazione con un educatore specializzato.
Come accennato, già dalla prima udienza, il giudice ha imposto al CISS di provvedere a garantire le ore di assistenza mancanti il prima possibile, nonché il pagamento del danno arrecato per le spese che la famiglia ha dovuto sostenere, pagando di tasca propria un educatore alla comunicazione, oltre alle spese legali. E infatti le ore di assistenza sono state ripristinate a metà aprile e i rimborsi sono giunti a dicembre.
E tuttavia i problemi si sono ripresentati nel nuovo anno scolastico. «Purtroppo la nostra storia non finisce qui. A settembre si presentano altre criticità e disagi perché a mio figlio autistico ad alto funzionamento hanno assegnato sì un educatore alla comunicazione, ma assolutamente non idoneo per le sue condizioni», ha raccontato nei giorni scorsi Melluso alla stampa (Renato La Cara, Alunno con autismo senza educatore specializzato: condannati i Comuni per discriminazione. Ma a scuola continuano i disagi, in «il Fatto Quotidiano», 5 gennaio 2024).
«È importante far sapere a tutte le famiglie come la nostra che abbiamo vinto una causa e che uno studente con disabilità ha visto riconosciuti il diritto allo studio e alla frequenza scolastica con le idonee figure professionali che gli spettano. Si tratta – dichiara ancora Melluso – di una vittoria giudiziaria molto rilevante e tra le prime in assoluto per la provincia di Torino».
Come detto, però, nonostante l’esito giudiziario positivo, il diritto allo studio del giovane con autismo non è ancora garantito nella realtà, perché il personale assegnato non è adeguato alle sue esigenze. «Chiedo che si faccia giustizia e venga garantito quanto richiesto. Ci auguriamo che la situazione si risolva al più presto, ma ancora una volta vengono calpestati i diritti degli studenti con disabilità», ha concluso la madre. (Simona Lancioni)
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti dovuti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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