Riprendiamo in questo 2024 il nostro percorso sui temi della sicurezza inclusiva, in un anno che ovviamente speriamo tutti sia migliore di quello appena finito, come segno di quella genuina voglia di cambiare in meglio che ognuno si porta dentro. «Un pensiero che diventa azione», scriveva Renato La Cara ricordando su queste pagine Franco Bomprezzi (Senza pietismo e senza eroi: così Franco Bomprezzi raccontava la disabilità), «sempre con uno sguardo critico sul presente ma con una forte speranza per il futuro, nonostante le tantissime criticità che le persone disabili devono affrontare molto spesso, lasciate sole con le proprie famiglie».
Allora proviamo a ripartire proprio da lì, da quelle criticità che in qualche modo in emergenza ci coinvolgono tutti, non solo le persone con disabilità, come una “livella”, per prendere in prestito le parole dell’indimenticabile Totò.
Ce lo ricorda anche Gordon Rattray dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, dalle pagine di «Vita»: «Ci sono molte più persone con disabilità di quanto si pensi. Siamo almeno il 15% della popolazione, in tutti i Paesi del mondo. E quando c’è un’emergenza, quella percentuale sale, perché alcuni potrebbero fare un’esperienza simile alla disabilità, a causa dell’evento». Un argomento, questo, messo anche sul tavolo di COP28, la conferenza mondiale sui cambiamenti climatici che si è tenuto nel novembre scorso a Dubai [se ne legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.], nel contesto di un documento sottoscritto dai più importanti coordinamenti mondiali delle Associazioni che rappresentano le persone con disabilità.
Ma che ancora non ci sia un’attenzione sufficiente verso questi temi ce lo conferma un’indagine dell’UNDRR, l’Ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio da Disastri, condotta con il coinvolgimento di 6.342 persone con disabilità distribuite in 132 Paesi e presentata l’anno scorso in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità.
I risultati, che di seguito provo a riassumere, non mostrano progressi in questo campo negli ultimi dieci anni, ovvero da quel 2013 in cui è stata condotta per la prima volta una survey del genere:
° l’84% delle persone con disabilità che hanno partecipato all’indagine riferisce di non avere un piano personale di preparazione ai disastri, mentre nel 2013 questo dato si attestava al 71%;
° il 39% non avrebbe difficoltà a evacuare se fosse allertato in tempo, evidenziando così l’importanza di disporre sistemi di allarme capaci di raggiungere tutti e il cui contenuto informativo sappia cogliere le specifiche necessità di chi li riceve (a tal proposito si veda anche l’intervista proposta su queste stesse pagine all’architetto Consuelo Agnesi).
° il 56% dichiara di non essere a conoscenza o di non avere accesso alle informazioni su questi temi proposte con formati accessibili;
° la conoscenza dei piani per la riduzione dei rischi da disastri rimane bassa tra le persone con disabilità, visto che solo l’11% dichiara di esserne a conoscenza;
° solo l’8% riferisce che su scala locale i piani affrontano anche le esigenze specifiche delle persone con disabilità;
° l’86% dice di non essere stato coinvolto nel processo decisionale e di pianificazione, benché il 57% abbia dichiarato la propria disponibilità a parteciparvi;
° il 75% riferisce di non avere nella propria comunità, o di non essere a conoscenza, alcuna modalità per garantire la partecipazione delle persone con disabilità al processo decisionale su questi temi;
° il 16%, infine, evidenzia che nelle strutture di governance non sono presenti persone con esperienza in materia di disabilità.
Nel sondaggio è stato anche chiesto ai partecipanti di elencare cinque priorità d’azione per accelerare l’inclusione della disabilità nel contesto delle politiche per la riduzione dei rischi da disastri. Ecco quali sono emerse:
1. Affrontare fattori di rischio come la povertà e l’iniquità, esacerbati dall’accesso limitato ai mezzi di sussistenza, all’istruzione e alla capacità degli individui o delle comunità per mitigare le conseguenze di eventi emergenziali e rispondere efficacemente.
2. Garantire l’applicazione dei princìpi della progettazione universale in tale contesto, anche per garantire infrastrutture, strutture e trasporti accessibili e resilienti.
3. Migliorare la preparazione e la resilienza delle persone con disabilità attraverso la sensibilizzazione, l’istruzione e le opportunità di sviluppo delle loro capacità.
4. Attivare una collaborazione tra le parti interessate per garantire una riduzione dei rischi che includano la disabilità.
5. Garantire che le esigenze specifiche delle persone con disabilità siano soddisfatte per consentire un’equa partecipazione ai processi decisionale su questi aspetti.
C’è dunque molto da fare, in questo settore, e cercheremo di tenervi informati sempre da queste pagine.
stefano.zanut@gmail.com.
Sicurezza per tutti, anche in emergenza
Con il presente contributo prosegue il proprio percorso la rubrica di «Superando.it» denominata Sicurezza per tutti, anche in emergenza, voluta per affrontare i temi della sicurezza e della gestione dell’emergenza dal punto di vista dell’inclusione e curata da Stefano Zanut, “firma” già ben nota ai nostri Lettori e Lettrici.
L’obiettivo non è solo quello di proporre un’informazione generale su questi temi, ma anche di far conoscere e condividere esperienze condotte in questo campo per rilanciarle, affinché possano diffondersi e affermare una cultura su questi temi che sappia diventare patrimonio comune.
Stefano Zanut è architetto e direttore vicedirigente dei Vigili del Fuoco del Comando di Pordenone, nonché membro dell’Osservatorio sulla Sicurezza e il Soccorso delle Persone con Esigenze Speciali attivato proprio dai Vigili del Fuoco. Ha al proprio attivo una lunga esperienza in questo campo, che ha condiviso curando numerose pubblicazioni e partecipando a iniziative di vario tipo, tra cui l’attività nell’àmbito di CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità) e del CTS del CRIBA Friuli Venezia Giulia (Centro Regionale di Informazione sulle Barriere Architettoniche) del Friuli Venezia Giulia.
Certi che con i suoi contributi sappia stimolare l’attenzione su questi argomenti, invitiamo tutti e tutte a dare il proprio contributo in merito, anche scrivendo alla nostra redazione (info@superando.it), «per costruire assieme una società più sicura nel senso inclusivo del termine».
Nella colonnina qui a fianco (Articoli correlati), vi sono anche i contributi finora pubblicati nell’àmbito di Sicurezza per tutti, anche in emergenza.
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