Essere disabili nel Terzo Mondo

di Lorenza Zelante e Luisa Bruzzolo*
Come può arrivare un povero pescatore cambogiano, con una grave disabilità, a dirigere un centro di accoglienza per bambini di strada? La storia di Sarin, bella testimonianza di disabilità in un Paese del Terzo Mondo
Verticale di persona con disabilità su una spiaggiaUna cosa è certa: chi ha sentito anche solo per un giorno l’emarginazione e la solitudine sulla propria pelle, può capire quanto sia importante combattere quest’ingiustizia. Ingiustizia che i più sfortunati del mondo sentono addosso tutti i giorni, ingiustizia che in Cambogia è riservata alle persone con disabilità e ai bambini di strada.
Ed è così che un disabile si è messo al servizio dei bambini di strada di Sihanoukville, cittadina sulla costa sudoccidentale della Cambogia.
Eve Sao Sarin, direttore di M’Lop Tapang, centro di accoglienza per bambini di strada, non resta chiuso tra le mura di esso, ma ogni giorno va incontro ai bambini, sulla strada, per tentare di strapparli a un futuro troppo ingiusto.

Ma com’è arrivato un povero pescatore che lavorava su una barca thailandese a dirigere un centro con quaranta operatori e cinquecento bambini?
La vita di Sarin è stata segnata da avvenimenti tragici che all’apparenza lo hanno distrutto, ma che in seguito si sono rivelati come “segni del destino”, lo stesso destino che l’ha portato ad occuparsi dei bambini bisognosi, lo stesso destino che accomuna chi ha messo la propria vita a disposizione degli altri.

Sarin nasce ventisei anni fa in un villaggio a 30 chilometri da Sihanoukville e cresce in una famiglia molto povera, ma con genitori onesti e integri, in una Cambogia corrotta e materialista. A diciotto anni, non avendo i soldi per pagare il diploma – sì, in Cambogia il diploma di maturità si paga, se non hai i soldi non vieni promosso – lascia il villaggio e inizia a fare il pescatore, su una barca thailandese, clandestino.
A vent’anni la prima tragedia: una rete gli trancia di netto l’avambraccio sinistro. E così inizia l’emarginazione. In Cambogia le persone con disabilità sono abbandonate a se stesse e da tutti. Anche gli amici abbandonano Sarin, ma lui non si lascia scalfire da tanta indifferenza e trova un altro lavoro: aiuta i contadini nei campi.
La sua protesi è troppo grande, gli cade dal braccio e lui la tiene su con un elastico. È sempre più ferocemente determinato ad imparare. Con i 5 dollari al mese che guadagna, riesce a comprarsi una bicicletta per andare a studiare l’inglese in una cittadina vicina. La famiglia lo aiuta: vende due polli per comprare una radio con cui si può esercitare ascoltando Radio Asia.

E il cambiamento arriva: un’Organizzazione Non Governativa locale gli offre una nuova protesi e gli propone un posto come social worker per disabili.
Inizia a lavorare, ma nel periodo successivo aI fatti dell’11 settembre 2001, i donatori americani tagliano i fondi e Sarin finisce a fare il custode in un ristorante.
Finché incontra la fondatrice di una piccola organizzazione di aiuto ai più poveri. Qui Sarin studia, impara bene l’inglese e lavora con i bambini. Ed è così che decide di occuparsi dei bambini di strada.

Dopo un incontro con i responsabili di M’Lop Tapang, centro d’accoglienza sostenuto dalla fondazione italiana “Aiutare i bambini”, inizia a lavorare presso tale struttura della quali oggi è diventato il direttore. Ridendo, dice che quella rete da pesca gli ha cambiato la vita. E guardando il figlio appena nato, aggiunge: «In meglio!». 

Il 19 luglio Sarin sarà in Italia per cambiare la sua protesi, chi vorrà conoscerlo e fare una chiacchierata con lui sarà il benvenuto.

*Fondazione “Aiutare i bambini” ONLUS.

Per informazioni:
Fondazione “Aiutare i bambini” ONLUS
(Lorenza Zelante e Luisa Bruzzolo), tel. 02 70603530
ufficiostampa@aiutareibambini.itwww.aiutareibambini.it.

“Aiutare i bambini”
Si tratta di una fondazione privata italiana, laica e indipendente, nata nel 2000 con l’obiettivo di dare un aiuto concreto ai bambini poveri, ammalati, senza istruzione, sfruttati ed emarginati.
“Aiutare i bambini” interviene in Italia e nel mondo con progetti di accoglienza, assistenza sanitaria, educazione e adozione a distanza e in sei anni di attività ha dato sostegno a 86.670 bambini con la realizzazione di 304 progetti in 54 Paesi del mondo.
La Fondazione opera anche grazie all’intervento di 500 volontari italiani e il suo bilancio sociale è pubblico e certificato.
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