«Abbiamo appreso con soddisfazione – scrive in un comunicato Mario Brancati, presidente della Consulta Regionale Associazioni dei Disabili del Friuli Venezia Giulia – che il voto del Consiglio Regionale ha respinto l’emendamento che modificava l’articolo 47 della Legge Regionale 5/07, introducendo nuovamente l’utilizzo del servoscala per gli edifici di almeno due livelli fuori terra. Va pertanto un plauso a tutto il Consiglio e alla Giunta Regionale del Friuli Venezia Giulia, che hanno condiviso la nostra preoccupazione di un ritorno al passato».
Secondo la Consulta, infatti, «gli impianti servoscala, oltre a non risultare utilizzabili da tutti, non consentono alla persona con disabilità l’utilizzo in autonomia, sono lenti e pericolosi, in caso di emergenza sono inadeguati. Essi dovrebbero infatti essere utilizzati esclusivamente in casi particolari, per rendere parzialmente accessibili vecchi edifici, ove risulti evidente l’impossibilità ad installare gli impianti funzionali a tutti, non certo nelle nuove costruzioni o ristrutturazioni di ambienti urbani».
Successivamente, la nota, pur considerando che la normativa del Friuli Venezia Giulia risulta effettivamente «esemplare e all’avanguardia nazionale in tema di accessibilità», evidenzia però ancora molte criticità, derivanti dall’osservazione quotidiana di quanto viene via via edificato.
«Si pensi – scrive Brancati – alle pendenze eccessive di molti scivoli e marciapiedi che oltre a risultare impraticabili per le persone con disabilità, sono pericolosi per gli stessi pedoni. O si pensi agli edifici di nuova realizzazione che prevedono entrate secondarie scomode e discriminanti per le persone con difficoltà di deambulazione. Risulta evidente che la normativa in molti casi viene applicata più per obbligo che per conoscenza dei problemi».
«Esiste quindi – continua il comunicato della Consulta – la necessità di chiarire in modo esaustivo la materia inerente l’abbattimento delle barriere architettoniche e di porre in evidenza i benefìci di ordine pratico, economico e socio-culturale derivanti dal raggiungimento di una corretta accessibilità. Dobbiamo pertanto conseguire la completa accessibilità degli edifici di nuova costruzione od oggetto di ristrutturazione e non più l’adattabilità o la visitabilità, come previsto dalla vigente normativa. È infatti irragionevole che vengano realizzate nuove abitazioni con criteri di adattabilità e in un periodo successivo chi vi abita possa chiedere contributi pubblici (mediamente dagli 8.000 ai 15.000 euro), per renderle accessibili in conseguenza di sopraggiunta malattia, anzianità, incidenti ecc.».
In piena linea con i più moderni concetti di accessibilità, la Consulta friulana definisce quest’ultima come «un’esigenza essenziale sentita non solo dalle persone disabili e dagli anziani, ma da un sempre maggior numero di persone ed è il segno che contraddistingue la modernità di una società. È quindi indispensabile e non più prorogabile un rinnovato approccio culturale a tale argomento da parte di tutti i professionisti del settore, che devono recepire i bisogni della collettività e saper dare appropriate risposte tramite l’arte e la tecnica del progettare e costruire».
In conclusione Brancati ribadisce la soddisfazione per il risultato conseguito con il voto del Consiglio Regionale, ritenuto «un segno di grande sensibilità e attenzione da parte di tutte le forze politiche verso le nostre problematiche, rispettose del motto della nostra Consulta, Niente, ed in nessuno luogo, su di noi, senza di noi». (S.B.)
Consulta Regionale Associazioni dei Disabili del Friuli Venezia Giulia
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