«Questa guida è uno strumento prezioso per i giornalisti, per tutti gli operatori di settore e sviluppa quanto asserito nell’articolo 6 del Testo Unico dei doveri del giornalista: “Il giornalista rispetta diritti e la dignità delle persone malate o con disabilità, siano esse portatrici di menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali””. In questo caso il “rispetto” si esprime soprattutto con la terminologia adeguata. Come in tanti altri settori non esiste un linguaggio “assoluto” sulla disabilità, ma l’evoluzione dei tempi ci porta man mano ad adeguare le parole giuste al giusto significato, come occorre fare per i migranti, per i casi di violenza sessuale, per i minori»: lo ha dichiarato Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, durante l’incontro di presentazione a Roma di una pubblicazione particolarmente cara al nostro giornale, vale a dire Comunicare la disabilità. Prima la persona (liberamente scaricabile a questo link), guida per una comunicazione adeguata e rispettosa delle persone con disabilità, da noi già ampiamente presentata a suo tempo, progetto promosso e ideato dal Coordinamento per le Pari Opportunità dello stesso Ordine dei Giornalisti, curato fino agli ultimi giorni della sua vita da Antonio Giuseppe Malafarina, giornalista scomparso l’11 febbraio scorso e già direttore responsabile di «Superando.it», assieme ai giornalisti Claudio Arrigoni e Lorenzo Sani (consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e componente del Coordinamento per le Pari Opportunità di esso).
La guida stessa, va ricordato inoltre, è anche un omaggio a Franco Bomprezzi (1952-2014), anch’egli giornalista, persona con disabilità, e anch’egli a lungo direttore responsabile di «Superando.it», che già nel 1999 provò ad individuare delle regole per fare della “buona informazione sulla disabilità”.
Dopo un videomessaggio di Alessandra Locatelli, ministra per le Disabilità, che ha voluto ricordare come con il recente Decreto Attuativo della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, «dopo tanti anni di tentativi verranno cancellate da tutte le Leggi ordinarie del nostro Paese termini come “handicappato” e “portatore di handicap” per sostituirli con le parole “Persone con disabilità”»,è intervenuta Elisabetta Cosci, coordinatrice del Coordinamento per le Pari Opportunità dell’Ordine dei Giornalisti, che ha sottolineato come tale Coordinamento «stia lavorando da tempo sulle questioni legate ai linguaggi e alle corrette parole da usare nel racconto giornalistico e come fin dal suo insediamento abbia deciso di ampliare il suo campo di azione, ideando uno strumento di facile consultazione che fornisca ai colleghi e alle colleghe indicazioni sui termini e sulle parole da usare nel racconto della disabilità, che non siano discriminatorie, ma rispettose delle persone e dei loro diritti».
Dal canto suo Massimo Maggio, direttore di CBM Italia, ha ricordato come «la versione cartacea della guida sia arricchita dall’estratto della prima ricerca su povertà e disabilità in Italia, curata dalla nostra organizzazione insieme alla Fondazione Zancan [se ne legga già anche sulle nostre pagine, N.d.R.], una ricerca che dà voce alle famiglie, confermando quanto sia più opprimente il disagio sociale e culturale rispetto a quello economico. Quindi la chiave per realizzare i servizi umanizzati richiesti è riconoscere le risorse e il valore delle persone con disabilità, per ridurre lo stigma e creare opportunità di inclusione. Ci auguriamo pertanto che questo lavoro sia uno strumento utile a favorire la cultura dell’inclusione, il rispetto e il protagonismo delle persone con disabilità».
Successivamente sono intervenuti Claudio Arrigoni e Lorenzo Sani, coautori della guida insieme a Malafarina. «Ora – ha affermato Arrigoni – l’obiettivo è entrare nella cultura delle abilità, valorizzando le diversità: guardare alle abilità delle persone, ognuna con la sua condizione, diversa e unica. La comunicazione giornalistica e dei media in generale gioca un ruolo fondamentale per cercare di rimuovere definitivamente il prefisso “dis” alla parola disabilità. È questa la sfida che ci attende».
«La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità – ha aggiunto Sani -, ratificata nel 2009 anche dal nostro Paese [Legge 18/09, N.d.R.], mette ognuno di noi di fronte alle proprie responsabilità, perché siamo tutti coinvolti nel processo disabilità: chi per le proprie condizioni di salute e chi, in quanto appartenente alla società che non crea le condizioni affinché tutti possano godere degli stessi diritti e delle medesime opportunità. Oltre a termini discriminanti da mandare definitivamente in soffitta, nella rappresentazione della disabilità si sconta una polarizzazione molto diffusa, che oscilla tra il pietismo e basse aspettative di vita e il suo esatto opposto, l’eroismo. È un atteggiamento abilista, fortemente discriminatorio, che il nostro manuale, spero, possa contribuire a superare».
All’incontro di presentazione dalla guida hanno partecipato anche Luca Pancalli, presidente nazionale del CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e consigliere del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro).
Pancalli ha ripercorso i cambiamenti e le evoluzioni che in questi anni hanno interessato i termini utilizzati per raccontare la disabilità e le lotte che si sono fatte per conquistare i diritti delle persone. «L’importanza dello sport – ha quindi affermato -, per entrare nell’attenzione della comunità, fornendo un importante strumento di contaminazione e togliendo alle persone con disabilità l’aggettivazione corporea, è stata una grande conquista che ha aiutato a far cambiare la visione, restituendo dignità».
«La disabilità – ha concluso Falabella – è ancora troppo spesso considerata come una malattia, ma non è così e a tal proposito le parole sono importanti. Oggi abbiamo aperto cantieri di confronto con la politica e non si tratta di partiti, ma di diritti. Le parole vanno pesate e pensate, spesso possono far male se non si ha la consapevolezza, per questo uno strumento come la presente guida è particolarmente importante, e altrettanto importante è la rete che come movimenti associativi dobbiamo continuare a costruire». (S.B.)
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