«Trentacinque anni, disabile, è costretta a rinunciare al suo primo incarico lavorativo per colpa delle barriere architettoniche». Questa la storia di Anna Grazia Turco di Vernole, in provincia di Lecce, così come l’aveva riportata nei giorni scorsi il «Corriere del Mezzogiorno».
Dopo tre anni di attesa, dunque, nella graduatoria stilata dalla Provincia di Lecce, qualche settimana fa Anna Grazia era stata chiamata per un incarico di supplenza di tre mesi, come assistente della comunicazione a un ragazzo audioleso, studente dell’Istituto Professionale “L. Scarambone” di Lecce. E tuttavia, scriveva il quotidiano pugliese «l’illusione è durata poco».
Un rapido inciso: è assai frequente dover leggere il termine “illusione” quando si parla di lavoro delle persone con disabilità… Forse un riflesso inconsapevole dei giornalisti di fronte alla realtà?
E in ogni caso, come ha raccontato Anna Grazia Turco, apprezzata anche come sportiva paralimpica, praticante di handbike, «il dirigente scolastico, appena saputo del mio handicap, mi ha detto che sarebbe stato un problema, perché la classe dove avrei dovuto svolgere il sostegno si trova al terzo piano dello stabile che è pieno di barriere architettoniche e che per un solo ragazzo non era il caso che si spostasse al piano terra un’intera classe. Ho perciò deciso di rinunciare all’incarico, senza far valere i miei diritti e l’ho fatto per tutelare il ragazzo stesso, per non farlo sentire ancora più discriminato. E tuttavia mi sento offesa perché in questa vicenda sono stati violati i diritti di due persone con disabilità».
Chi scrive attinge a questo punto dalla memoria personale, ricordando come – poco più di trent’anni fa – a causa della temporanea disabilità di un compagno costretto in carrozzina da una doppia lesione alle gambe, tutta la classe venne necessariamente spostata al piano terra dell’antico liceo, ovviamente inaccessibile. Chissà perché all’epoca il trasferimento non fu un problema per nessuno…
La nostra storia comunque non finisce qui e sembra proprio che una volta tanto si possa parlare “di lieto fine”. Infatti, l’appello di Anna Grazia Turco («Chiedo solo di essere messa alla prova, di avere un’altra possibilità, purché oltre al lavoro mi sia garantito di poterlo svolgere») è stato raccolto dalla Provincia di Lecce, che con atto dirigenziale del 10 marzo, «ha assegnato alla dott.ssa Grazia Turco l’incarico di assistente alla comunicazione presso una scuola assolutamente accessibile», come riferisce la dirigente del Servizio Provinciale Qualità e Sicurezza Donatella Longo.
Interessante – e importante – anche un’altra ricaduta della vicenda. «Abbiamo deciso di fare di più – ha aggiunto Donatella Longo – promuovendo, assieme al Direttivo della Consulta Provinciale sull’Handicap di Lecce, un’indagine conoscitiva sullo stato degli edifici pubblici, comprese le scuole, al fine di accertarne l’accessibilità».
Alla promessa indagine conoscitiva – non ci stancheremo mai di ripeterlo – dovranno naturalmente seguire fatti e azioni concrete, ma per il momento il risultato ottenuto non è disprezzabile, con l’auspicio che anche il ragazzo audioleso dell’Istituto “Scarambone” possa contare su una valida soluzione alternativa di assistenza alla comunicazione. (Stefano Borgato)
Articoli Correlati
- Sordocecità, la rivoluzione inclusiva delle donne Julia Brace, Laura Bridgman, Helen Keller, Sabina Santilli. E poi Anne Sullivan. Le prime quattro erano donne sordocieche, la quinta era “soltanto” quasi completamente cieca, ma non si può parlare…
- Nessuna disperazione può autorizzare a disporre della vita altrui «Non molto tempo fa - scrive Simona Lancioni, prendendo spunto da un recente fatto di cronaca - gli omicidi-suicidi da parte di partner o ex partner ai danni delle donne…
- Marche: non convince quella proposta di revisione della Vita Indipendente Alla fine, infatti, della fase di sperimentazione dei piani personalizzati di Vita Indipendente delle persone con disabilità, una recente Delibera della Giunta Regionale marchigiana ha cambiato in modo rilevante l'approccio…