«Questo Decreto semplifica il sistema di accertamento dell’invalidità civile, mette al centro la persona con i suoi bisogni, desideri e aspettative e introduce il “Progetto di Vita”. Siamo davanti a una svolta epocale nella presa in carico della persona con disabilità. La sfida, adesso, è quella della conoscenza degli strumenti e della formazione. Dal 1° gennaio 2025 partirà la sperimentazione in nove Province italiane. Serve da parte di tutti un impegno ulteriore per la realizzazione in particolare del “Progetto di Vita”»: lo ha affermato la ministra per le Disabilità Locatelli durante un question time nell’Aula del Senato, a proposito dell’ultimo Decreto Attuativo della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità, recante Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base e accomodamento ragionevole e della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e l’attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato, pubblicato il 14 maggio in Gazzetta Ufficiale come Decreto Legislativo 62/24 e che sarà vigente dal 30 giugno prossimo, ciò di cui abbiamo già riferito anche sulle nostre pagine.
Nel medesimo question time, Locatelli ha trattato anche altri argomenti, a partire dal lavoro che sta conducendo il Tavolo di Confronto istituito con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali sui caregiver familiari. A tal proposito ha sottolineato «l’urgenza di dare una risposta concreta alle persone che amano e curano i propri cari e riconoscere la loro figura, valorizzando al contempo l’attività di assistenza da essi prestata».
In merito infine alle azioni in essere per le donne con disabilità, Locatelli si è soffermata «sull’importanza di accrescere l’attenzione sul tema, ricordando che l’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si è riunito per ascoltare le diverse Associazioni che hanno testimoniato l’impegno sulle tematiche riguardanti la violenza, la parità e soprattutto il benessere e la salute delle donne con disabilità, ciò che vuol dire garantire anche l’accessibilità delle strutture ospedaliere, sanitarie e ambulatoriali». (S.B.)
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