E per questa volta l’Isola del Giglio la vedranno in cartolina…

Disco rosso per alcune persone in carrozzina che intendevano spostarsi in barca dall'Isola d'Elba a quella del Giglio. Troppo stretta e ripida, infatti, la passerella dell'imbarcazione, ormeggiata sulla banchina di Porto Azzurro e non si può certo più pensare che oggi - in tempo di Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità - l'accessibilità possa essere ancora affidata alle "forti braccia" e al "buon cuore" di alcuni volonterosi addetti

Un'immagine dell'Isola del Giglio, nell'Arcipelago ToscanoÈ sempre particolarmente bello un weekend di inizio maggio all’Isola d’Elba, come quello vissuto da un’ottantina di turisti trentini, tra i quali otto persone in carrozzina. Un caldo sole, il mare azzurro e tutto quanto può offrire di piacevole questa “perla” dell’Arcipelago Toscano. E tuttavia un neo c’è. Quando infatti il gruppo ha deciso di recarsi a visitare anche l’Isola del Giglio, altra nota e meravigliosa località nelle vicinanze, la “missione” si è rivelata davvero “impossibile”!

Ad effettuare il trasporto marittimo per le varie isole vicine all’Elba (Pianosa, Capraia, Montecristo e il Giglio, appunto) vi è la Compagnia Aquavision, che utilizza per tali servizi dei capienti barconi da ventisette metri, certo in grado di imbarcare anche alcune persone in carrozzina elettrica. Ma il problema si è avuto con la passerella tra la banchina di Porto Azzurro e l’imbarcazione: troppo stretta e ripida per consentire l’imbarco e quindi niente Isola del Giglio.
Alcuni altri dettagli. A organizzare il viaggio era stata l’Associazione Prisma di Arco (Trento), che con la sua presidente Lorenza Aleotti e il capo accompagnatore Roberto Zomer, aveva scelto per il soggiorno all’Elba l’Hotel Le Acacie di Naregno, nei pressi di Capoliveri. «Tre mesi prima – ha dichiarato al quotidiano “Il Tirreno” Anna Tilocca, una degli accompagnatrici – avevamo prenotato la gita, specificando che con noi ci sarebbero state delle persone in carrozzina. Ci avevano quindi assicurato che il viaggio in barca si sarebbe potuto fare, ma invece siamo stati trattati in malo modo e lasciati a terra senza troppe spiegazioni».

Ma come spiega l’accaduto Massimo Rossignoli, armatore di Aquavision? «In passato – ha dichiarato anch’egli al “Tirreno” – abbiamo imbarcato turisti disabili, ma specifichiamo sempre che si deve trattare di poche persone che eventualmente possiamo prendere in braccio per caricarle a bordo. Non erano le condizioni del gruppo che ci siamo trovati di fronte sabato: la gita l’avevamo concordata con l’albergo, ma nessuno ci ha detto che alcuni disabili non sarebbero potuti scendere dalle carrozzina, per altro elettriche, impossibili da caricare a mano».
Chiaramente – al di là del “palleggio” di responsabilità tra compagnia di trasporto e albergo – la difesa non convince. Per nulla. Ed è quasi logico dover annotare che oggi l’accessibilità non può più essere, in alcun caso, affidata alle “forti braccia” e al “buon cuore” di volonterosi addetti, come in tempi non lontani sin troppi pensavano.
Vi sono leggi e passaggi culturali – nazionali e internazionali – rispetto ai quali non è più possibile arretrare. Per tutti la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, dove il primo comma dell’articolo dedicato all’Accessibilità (n. 9) è sin troppo chiaro: «Al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati Parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l’accesso all’ambiente fisico, ai trasporti, all’informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane che in quelle rurali. Queste misure, che includono l’identificazione e l’eliminazione di ostacoli e barriere all’accessibilità, si applicano, tra l’altro, a: (a) edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne, comprese scuole, alloggi, strutture sanitarie e luoghi di lavoro».
In casi come quello di Porto Azzurro, dunque, è buona e onesta prassi dichiarare prima che non esistono le condizioni necessarie a garantire il trasporto delle persone in carrozzina e che queste ultime – almeno per ora – l’Isola del Giglio la potranno ammirare solo in cartolina. (Stefano Borgato)

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