Sono clienti di vecchia data e quella stanza la vogliono loro!

È la risposta ricevuta da una persona con disabilità in un albergo della Val di Fassa, in Trentino, rispetto alla camera dell'hotel attrezzata appunto per le persone con disabilità. Anche in zone rinomate per l'accoglienza e per gli splendidi panorami, ci si può dunque imbattere in sorprese non proprio piacevoli, anche se, come ricorda la stessa protagonista della vicenda, «non tutti i gestori della Val di Fassa si comportano per fortuna allo stesso modo, cosicché ho potuto poi trascorrere un soggiorno ospitale in un altro albergo»

Un'immagine di Moena, in TrentinoRinomato per l’accoglienza e per le sue splendide montagne, il Trentino può però riservare anche qualche sorpresa non piacevole agli ospiti con disabilità. È successo ad esempio a Francesca Bellafemina, persona con disabilità proveniente da Roma, che, entusiasta da anni delle bellezze delle Dolomiti, una decina di giorni fa si è recata a Moena in Val di Fassa ed esattamente all’Hotel Piedibosco, attirata dalla sua invidiabile posizione e dalle variopinte composizioni floreali che adornano l’albergo, rendendolo un luogo incantato.
Lì Francesca ha chiesto alla signora della reception – presumibilmente la proprietaria, vestita in abito tirolese – se ci fossero camere disponibili per persone con disabilità in carrozzina. «La risposta – come racconta la stessa Francesca – è stata: “C’è una camera, ma è sempre occupata tutti gli anni nei mesi di luglio e agosto e quindi è praticamente impossibile prenotarla anche per il futuro“. Alla richiesta, poi, se gli abituali ospiti della stanza fossero portatori di handicap, la gentile ma glaciale signora, con modo di fare distaccato, mi ha replicato che si trattava di clienti di vecchia data, non disabili, ma che desideravano proprio quella camera».

Ovviamente la stanza non poteva essere visitata perché gli ospiti erano saliti in quel momento. E tuttavia qualche minuto prima aveva potuto visionarla il marito di Francesca – grazie a un ignaro collaboratore dell’albergo che l’aveva fatto salire – appurando che la camera era in verità molto bella e che apparentemente non risultava occupata. Non disponeva, per altro, del bagno attrezzato per disabili, situato invece nel corridoio all’esterno, anche se quello non gli era stato fatto vedere.
«A tal proposito – sottolinea Francesca – è sempre bene ricordare che quasi sempre il bagno per persone con disabilità, obbligatorio per legge, viene usato come magazzino, ove vengono riposte scope, biancheria e ogni genere di suppellettili. Ed è questo un classico esempio di come l’Italia sia all’avanguardia nell’emanazione della normativa, ma sia invece agli ultimi posti per la  sua effettiva applicazione».

A questo punto alla malcapitata Francesca non è rimasto che lasciare l’albergo, non senza aver detto alla “signora” che «la legislazione sull’accessibilità in questo modo era disattesa» e che avrebbe informato gli organi di stampa sull’accaduto. Ma l’interlocutrice non ha battuto ciglio e ha detto di fare quello che meglio si riteneva opportuno.
«Fortunatamente – conclude il suo racconto Francesca – non tutti gli albergatori della Val di Fassa si comportano allo stesso modo e voglio ricordare a questo proposito che ho potuto poi godere di un soggiorno ospitale presso un albergo a conduzione familiare in località Pozza di Fassa, gestito con cordialità e semplicità, in un posto altrettanto bello». (S.B.)

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