Un evento all’insegna dell’irrinunciabile dignità degli esseri umani

di Salvatore Nocera*
Oltre mille delegati dalle diocesi e dalle parrocchie e delle associazioni laicali hanno partecipato a Trieste alla 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia, avente per tema “Al cuore della democrazia”. Numerosissimi gli interventi, a partire da quello introduttivo del presidente della Repubblica Mattarella, fino a quello conclusivo di Papa Francesco, e in generale ha colpito l’insistenza sull’irrinunciabile dignità degli esseri umani
Mattarella alla Settimana Sociale dei cattolici in Italia
Il discorso del presidente della Repubblica Mattarella durante la Settimana Sociale dei cattolici in Italia

Oltre mille delegati dalle diocesi e dalle parrocchie e delle associazioni laicali hanno partecipato nei giorni scorsi a Trieste alla 50ª Settimana Sociale dei cattolici in Italia, avente per tema Al cuore della democrazia.
Numerosissimi gli interventi, a partire da quello introduttivo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fino a quello conclusivo di Papa Francesco, da quelli di benvenuto e arrivederci del cardinale Zuppi, presidente della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) a quello dei numerosi relatori dei diversi Laboratori della partecipazione e delle Piazze della democrazia.

Di fronte alla crisi di partecipazione democratica presente in molte democrazie “liberali”, si è voluto discutere e riflettere sull’“anima” della democrazia costituita dalla “partecipazione”, per la riscoperta e tutela delle libertà personali e sociali, riconosciute dalla nostra Costituzione, segnatamente dalla prima parte di essa, in cui sono enucleati i princìpi fondativi del nostro stare insieme, tra cittadini e tra nazioni, «princìpi irrinunciabili, in quanto precedenti e quindi riconosciuti dall’articolo 2 della Costituzione» stessa, come ha ricordato il Capo dello Stato nel suo discorso, che è stato una vera lezione chiarissima di educazione civica.
Tra tali princìpi fondativi sono presenti le libertà personali cui corrispondono i “doveri di solidarietà” che la Costituzione, nata dalla lotta al fascismo, ha voluto proclamare unitamente ai diritti.
Il Capo dello Stato si è soffermato a lungo sulla sostanza della democrazia, denunciando le forme degradate delle “democrazie illiberali”; la democrazia deve tendere alla realizzazione dei diritti umani delle libertà e dell’eguaglianza tra i cittadini e gli stranieri, in quanto tutti esseri umani.

Nel suo ampio discorso, Mattarella ha richiamato numerosi autorevoli commentatori e attuatori della democrazia, di ispirazione religiosa, come Dossetti e La Pira e laici, come Tosato e Bobbio; ha parlato di educazione alla democrazia, citando don Milani, che puntò sulla scuola per gli emarginati per appropriarsi dell’istruzione, base per la vera partecipazione democratica alla vita del Paese. Ha inoltre molto insistito sulla democrazia come fine e non solo come mezzo di vita sociale, poiché il metodo democratico senza l’anima delle libertà costituisce la prevaricazione delle “maggioranze” ai danni delle “minoranze”. A tale affermazione, il ministro Salvini ha voluto chiosare, da par suo, che esistono pure «prevaricazioni delle minoranze…» (sic!).

Nel corso dei gruppi di lavoro sono stati affrontati i temi delle situazioni di diseguaglianze e dell’emarginazione costituite dalla povertà materiale ed educativa, delle carceri, dei migranti, a causa di guerre e dissesti climatici, dei malati non abbienti, delle persone con disabilità, delle zone povere del Sud d’Italia rispetto alle Regioni ricche del Nord.

Di Papa Francesco, poi, oltre al discorso conclusivo, ha colpito molto soprattutto l’omelia durante la messa celebrata in Piazza Unità d’Italia. Qui il Pontefice, prendendo spunto dalle letture bibliche di persecuzione o screditamento dei profeti e di Gesù nella propria città, ha molto insistito sul fatto che i profeti sono «scandalo» per chi non ha una «fede inquieta», cioè aperta a saper cogliere i segni dei tempi per poter attualizzare l’annuncio gioioso della buona notizia di un nuovo modo di rapporti veramente fraterni di vita sociale.
Di fronte ai numerosi “scarti” che la società consumistica ed egoistica attuale produce, non bisogna agire con “l’assistenzialismo”, irrispettoso della dignità delle singole persone più fragili ed emarginate, ma col favorire la partecipazione solidale alla vita della comunità, per contrastare le cause di emarginazione. Gesù ci ha insegnato come siamo «fratelli tutti»; noi, se vogliamo esserne seguaci, dobbiamo saper vedere nei più emarginati e «negli angoli bui» delle nostre città, la presenza, in loro, di Gesù.

La predica del Papa è stata frequentemente interrotta da irrituali applausi spontanei irrefrenabili, quando ha ripetutamente accennato ai migranti che vengono in Europa ed in Italia, a causa delle guerre e ha apertamente ringraziato Trieste per essere divenuta «una città accogliente dei profughi della rotta balcanica».
A quanto risulta, sino ad ora il segretario della Lega Salvini non ha esternato alcuna “chiosa” alla predica del Papa, benché questi abbia duramente criticato quanti strumentalizzano simboli religiosi per darsi ipocritamente arie da credenti.
Il Papa ha quindi concluso invitando tutti a «proseguire in questa opera di accoglienza fraterna».

Tra i numerosi stand presenti a Trieste, che documentavano le diverse attività solidaristiche delle varie organizzazioni di volontariato e impegnate in interventi a favore delle persone con gravi difficoltà, si segnalano quelli organizzati dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Persone con Disabilità della CEI, promossi da suor Veronica Donatello che ne è la responsabile nazionale.
Essi avevano quali tematiche sia la Pastorale per l’Inclusione Ecclesiale delle Persone con Disabilità, sia quella dello sport e del tempo libero, che quella relativa ai tre fondamentali momenti di vita: l’inclusione scolastica, quella lavorativa e la vita anziana; tutto ciò tramite la realizzazione di un Progetto di Vita personalizzato e compartecipato, in modo da rispettare dove, come e con chi vivere, in linea con le sue scelte (articolo 19 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09).

Unitamente ad alcune Associazioni di persone con disabilità, chi scrive ha invitato la Santa Sede a voler sottoscrivere la Convenzione ONU, ciò che la Chiesa Cattolica non ha ancora fatto, ritenendo che alcuni articoli contrastino con altrettanti suoi fondamentali princìpi dottrinali.
Siamo in molti cattolici e laici a chiedere alla Santa Sede di avvalersi dell’opportunità di sottoscrivere la Convenzione, escludendo dalla firma gli articoli non ritenuti accettabili. Siamo anzi in molti a ritenere che un’espressa esclusione di taluni articoli sgraditi, darebbe maggior rilievo a tale scelta, evidenziando invece il valore di quelli espressamente accettati.
Vogliamo dunque sperare che anche il clima dialogante di questo importante convegno possa facilitare la decisione di sottoscrizione fortemente e simbolicamente assai importante.

Anche la preparazione della Settimana Sociale ha coinvolto nei mesi precedenti alcuni organismi di persone con disabilità e l’esito di tale evento è rientrato nel clima dell’imminente Anno Santo del 2025, fondato sulla “speranza” di superamento delle svariate forme di emarginazione, speranza finalizzata al riscatto «della dignità infinita delle persone umane», “infinita” perché gli esseri umani, per la Bibbia, sono stati “creati ad immagine” del Creatore.
Nei commenti della stampa e dei mezzi di comunicazione sociale, anche quelli laici, ha colpito positivamente questa insistenza del Papa e della Settimana Sociale sull’irrinunciabile dignità degli esseri umani, specie dei più deboli, fragili ed emarginati, ancor più esaltata, per i credenti cristiani, dal fatto che Dio, non ritenne quale sua prerogativa lo starsene isolato nella sua onnipotenza, ma per essersi calato sull’umanità sofferente ed essersi identificato proprio nei più deboli, perché necessitano di essere reinseriti nel circuito delle relazioni umane libere e dignitose.

Il presente contributo è già apparso nella testata «La Tecnica della Scuola» e viene qui ripreso, con alcune modifiche dovute al diverso contenitore, per gentile concessione.

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