Scuola: per non tornare indietro, per “andare oltre” (come chiedeva Andrea Canevaro)

di Fernanda Fazio
Il racconto di un presidio a Roma voluto non solo per protestare contro le parti riguardanti l’inclusione scolastica contenute nel recente Decreto Legge 71/24, ma per il futuro stesso dell’intero comparto scuola. «Dobbiamo tornare a immaginare una scuola inclusiva come un processo in evoluzione - scrive Fernanda Fazio -, seguire lo spirito della Legge 517/77 e della Legge Quadro 104/92, norme che prevedevano la diversità come una risorsa e la formazione di tutti i docenti per un’inclusione che riguarda tutti gli alunni. E “andare oltre”, come ci invitava Andrea Canevaro»

Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo.

Bimbo con disabilità entra a scuolaIl 16 luglio vi è stato a Roma un presidio indetto dal “Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati”, a Piazza dei Santi Apostoli [se ne legga anche la nostra segnalazione, N.d.R.], mentre alla Camera si discuteva la conversione in legge del Decreto Legge 71/24 del 31 maggio scorso, Decreto che mina alle basi il futuro della scuola e l’inclusione per migliaia di studenti, alimentando il precariato e la mercificazione dei titoli di studio e andando a scapito di tutti i lavoratori della scuola e degli alunni.
Si pretende in sostanza di risolvere un problema con una soluzione semplice ed emergenziale, anziché avanzare proposte lungimiranti, frutto di analisi della realtà, di confronto delle parti da cui dovrebbe partire un progetto globale, dove le tessere si compongano nel loro insieme e non siano delle “toppe”.
La scuola italiana viene svilita nei suoi princìpi fondanti: la serietà, la preparazione dei suoi docenti e la sua straordinaria apertura a tutti i ragazzi, rispettosa del diritto di tutti, per svilupparne le potenzialità, apprendere, crescere tra pari e trovare il proprio posto nel contesto sociale.

A supportare il presidio sono scese in piazza alcune forze politiche dell’opposizione, associazioni del settore e sindacati di base. Tutti gli interventi hanno pienamente abbracciato quella che è una battaglia non solo contingente nei confronti del Decreto 71/24, ma per il futuro stesso dell’intero comparto scuola, asse portante di un Paese. Numerosi sono stati gli interventi di esponenti politici che hanno fatto da eco all’assemblea condotta dagli insegnanti presenti. E anche le Istituzioni di Roma Capitale hanno partecipato attivamente, presentando una mozione urgente che verrà sottoposta al governo.
Michela Verdecchi, una dei responsabili del presidio, ha affermato tra l’altro che «questo decreto prevede per l’insegnamento di sostegno il conseguimento di 30 Crediti Formativi Universitari, probabilmente online, invece dei 60 che hanno previsto lezioni, laboratori e tirocini in presenza. Ancora più deplorevole è la sanatoria dei titoli acquisiti, frequentando corsi all’estero e/o online».
Ha quindi aggiunto: «Quest’ultimo è un passaggio assai critico, perché sappiamo benissimo che all’estero non esiste un modello inclusivo come in Italia».
Quanto detto da Verdecchi è stato confermato da alcuni dei presenti, a partire da una docente che ha raccontato come il corso seguito in Spagna, seppure bene organizzato, fornisse contenuti e metodologie inapplicabili nel nostro sistema scolastico. Un’altra docente ha spiegato che «nell’anno scolastico 2022/2023, nella scuola dove ho lavorato quest’anno, si presentò una giovane per sostituire un assistente specialistico (assente per quel giorno), che raccontò con orgoglio a tutti i presenti di come stesse svolgendo il TFA (Tirocinio di Formazione Attiva) in Albania e ne fosse veramente soddisfatta. Raccontò come il corso venisse svolto interamente online, per pochissime persone, e come fosse simile al nostro TFA italiano. Incuriositi, i presenti le chiesero quale fosse la normativa cui si faceva riferimento, visto che in Italia esiste l’inclusione, in Albania invece no. La sua risposta sconvolse tutti: disse infatti che la normativa albanese da loro studiata era molto simile alla nostra e che le classi differenziali, presenti in Albania, erano una scelta eccellente. In tal senso – aggiunse – l’Italia aveva completamente sbagliato ad eliminarle, in quanto la vera inclusione parte proprio dalle classi differenziali!».

Nel corso del presidio, il professor Nicola Striano ha denunciato che «Con questo governo c’è realmente il rischio di tornare alle classi speciali e agli istituti speciali, perché con questo decreto si dà vigore alle idee espresse nei mesi scorsi dal generale Vannacci e dal professor Galli della Loggia».
E di fatto, la chiusura al confronto da parte del governo, che procede con scelte poco democratiche, sta compattando un fronte di opposizione che coinvolge partiti, sindacati, associazioni di settore, docenti precari e non, mondo della formazione, accademici e famiglie.

Il 30 luglio verrà indetta online un’assemblea nazionale, per mantenere alta l’attenzione su quello che sta avvenendo e per preparare la mobilitazione prevista in tutta Italia a partire da settembre. Invitiamo dunque tutti i coordinamenti dei precari, della scuola, delle associazioni, dei sindacati e degli accademici che ci supportano di aderire all’assemblea e di contattare il “Collettivo Docenti di Sostegno Specializzati” (collettivodocentispecializzati@gmail.com), per ricevere il link dell’evento.

Dobbiamo tornare a immaginare una scuola inclusiva come un processo in evoluzione, seguire lo spirito della Legge 517/77, che pose fine alle scuole speciali, e della Legge Quadro 104/92, che prevedevano la diversità come una risorsa e la formazione di tutti i docenti per un’inclusione che riguarda tutti gli alunni. E “andare oltre”, come ci invitava Andrea Canevaro.

Si ringraziano per la collaborazione Nicola Striano e Michela Verdecchi.

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