Muhammed vittima della guerra, come tante altre, troppe, persone con disabilità

«Muhammed è per noi il simbolo e l’icona di questa ingiustizia, che continua ad accanirsi contro i civili, che non possono proteggersi. Per questo torniamo a chiedere la fine delle guerre e delle violenze e il ritorno a una pace che consenta di iniziare almeno a immaginare una possibilità di futuro»: lo dicono dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), commentando la terribile vicenda di Muhammed Bahr, giovane con sindrome di Down lasciato morire a Gaza dopo l’aggressione di un “cane da combattimento” dell’esercito israeliano, come riferisce «BBC.com»
Muhammed Bahr
Muhammed Bahr, giovane con sindrome di Down lasciato morire a Gaza dopo l’aggressione di un “cane da combattimento” dell’esercito israeliano

«La drammatica storia di Muhammed ci ha profondamente colpiti e turbati: come Associazione e come familiari, ogni giorno a contatto con le persone con disabilità intellettive e impegnati a difenderne i diritti e la dignità, condanniamo con forza le violenze che continuano a dilaniare la Striscia di Gaza, colpendo soprattutto civili innocenti e indifesi. Muhammed è per noi il simbolo e l’icona di questa ingiustizia, che continua ad accanirsi contro i civili, che non possono proteggersi. Per questo torniamo a chiedere la fine delle guerre e delle violenze e il ritorno a una pace che consenta di iniziare almeno a immaginare una possibilità di futuro»: lo si legge in una nota diffusa dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), che prende spunto dalla terribile vicenda di Muhammed Bahr, giovane con sindrome di Down lasciato morire a Gaza dopo l’aggressione di un “cane da combattimento” dell’esercito israeliano, come riferisce «BBC.com».

Dal canto suo, Gianfranco Salbini, presidente nazionale dell’AIPD, ribadisce con forza e urgenza il medesimo appello lanciato il mese scorso a Roma, in occasione della V Conferenza Internazionale della T21 Research Society: «L’orrore della guerra non ha limiti – dichiara -. La guerra deve essere fermata a tutti i costi. Non riconosce colore della pelle, religione e purtroppo nemmeno le disabilità. Sono sconvolto dalla terribile storia di Muhammed, ma sono anche purtroppo consapevole che sia una delle tante, troppe terribili storie di persone con disabilità vittime della guerra, perché la guerra di per sé nasconde tutto: porta con sé atti criminosi inimmaginabili, spesso compiuti nell’ombra e nell’impunità. Le violazioni dei diritti umani, gli abusi e le atrocità commesse durante i conflitti colpiscono indiscriminatamente persone di ogni origine, religione e condizione. È fondamentale, pertanto, che la comunità internazionale lavori instancabilmente per prevenire e fermare i conflitti, garantendo giustizia per le vittime e protezione per i più vulnerabili. Chiediamo la pace, subito!». (S.B.)

Per ulteriori informazioni: ufficiostampaaipd@gmail.com.

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