Mancano i soldi: pagano, in termini di negoziazione del loro diritto alla mobilità, le persone con disabilità. Questo è il succo di quanto emerso dalla seduta congiunta delle Commissioni II, IV e Pari Opportunità, tenutasi presso il Comune di Torino, per affrontare la spinosa questione dei buoni taxi.
La convocazione delle Commissioni era stata richiesta in seguito all’approvazione della Delibera riguardante appunto i buoni taxi per le persone con disabilità, presentata dall’assessore alla Viabilità e ai Trasporti Maria Grazia Sestero, ritenuta inaccettabile dalle associazioni di categoria. Tale Delibera, infatti, prevede sì la concessione dei buoni taxi a trecento nuovi utenti, ma con un trattamento palesemente e volutamente differenziato rispetto agli altri che già beneficiano del servizio: in breve, il numero massimo di buoni taxi pro capite concessi al mese sarebbe di 30 anziché 45 e il numero minimo di 6 anziché 1, mentre l’orario di utilizzo verrebbe ridotto alla sola fascia dalle 7 alle 21, con l’esclusione del sabato e della domenica. Una soluzione discriminatoria nei confronti delle persone con disabilità, ma non solo: il timore delle associazioni è che questo intervento eccezionale possa diventare la regola futura per la concessione dei buoni taxi. Inoltre, bisogna anche tenere conto delle circa 1.500 persone tuttora in attesa di ottenere i buoni taxi, una graduatoria cui si aggiungono 70 nuove richieste ogni mese.
Il Coordinamento Interassociativo sulle Tematiche della Mobilità delle Persone con Disabilità chiede con forza che chiunque abbia diritto ai buoni taxi possa usufruirne con pari dignità e con pari utilità. È chiaro infatti che 30 buoni taxi sono assolutamente insufficienti anche solo per recarsi al lavoro tutti i giorni e che la riduzione della fascia oraria preclude alle persone con disabilità ogni opportunità di socialità, due limitazioni, queste, che renderanno alcune persone con disabilità una sorta di “cittadini di serie B”.
La risposta dell’assessore Sestero, davanti alle Commissioni, è stata negativa. Ancora una volta i problemi economici sono stati addotti come giustificazione per la negazione di un sacrosanto diritto. Premesso che non è compito delle associazioni di categoria trovare soluzioni su questo punto, qualche idea è stata proposta.
Non si vuole assolutamente privatizzare un servizio che deve rimanere pubblico e anzi dev’essere inserito all’interno del TPL (Trasporto Pubblico Locale) regionale. Bisogna invece ottimizzare il sistema: è dimostrato ad esempio che il trasporto tramite taxi costa sensibilmente meno rispetto al trasporto sui furgoncini attrezzati del GTT (Gruppo Torinese Trasporti); il problema è che non ci sono taxi attrezzati al trasporto di persone con grave disabilità motoria. Dal canto suo la Regione Piemonte ha stanziato dei fondi per tale adeguamento, ma finora è pervenuta una sola richiesta. Se l’assessore Sestero assicurasse alle associazioni dei tassisti un mercato proficuo, continuo e in potenziale espansione – com’è quello dei buoni taxi – non servirebbero altri incentivi ai tassisti stessi per adattare e rendere accessibili per tutti i loro mezzi. Intanto, l’unica certezza è che le persone con disabilità non possono accettare che sia stabilita dalla legge una palese discriminazione al loro interno.
Il Coordinamento Interassociativo spera ancora che la concertazione possa portare l’assessore Sestero e la Giunta Comunale a rivedere la loro posizione. In caso contrario, quando tale Delibera diventerà operativa (si pensa tra un paio di mesi), il Coordinamento stesso si preannuncia pronto ad ogni tipo di protesta, prima di tutto scendendo in piazza insieme a tutte quelle persone in carrozzina che tanto abbandonate a se stesse e senza mezzi, dovranno presto imparare a muoversi in autonomia.
*Il presente testo è stato elaborato dall’Ufficio Comunicazione della CPD di Torino (Consulta per le Persone in Difficoltà) ed è stato sottoscritto – oltre naturalmente che dalla stessa CPD – dalle Federazioni FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali dei Disabili), insieme alle organizzazioni UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), APRI (Associazione Piemontese Retinopatici ed Ipovedenti), CUMTA (Comitato Utenti Mezzi di Trasporto Accessibile), APISB (Associazione Piemontese Spina Bifida e Idrocefalo), ADN (Associazione Diritti Negati), AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici), CP (Coordinamento Para-Tetraplegici del Piemonte), UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale).
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