Siamo alla vigilia di un evento, il G7 Inclusione e Disabilità, in programma in Umbria dal 14 al 16 ottobre, del tutto eccezionale per il suo valore politico, etico e culturale, che metterà sotto la lente di ingrandimento le responsabilità di tutte le forze politiche, di quelle che governano in primis, ma più in generale quelle delle classi dirigenti e degli apparati amministrativi delle Regioni, dei Comuni, delle Aziende USL e di tutto il variegato mondo del Terzo Settore, per riscrivere nuove parole, ma soprattutto nuovi approcci ai diritti delle persone con disabilità, che dovranno, come dice la Ministra per le Disabilità Locatelli, «cambiare la prospettiva e passare dall’inclusione alla valorizzazione delle persone, garantendo il diritto di tutti alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica del nostro Paese. È una grande sfida e un impegno per il futuro. Tutti dobbiamo migliorarci e fare di più dal punto di vista istituzionale, ma anche dal punto di vista del mondo privato e dei singoli cittadini. Non si tratta di qualcosa che riguarda poche persone, ma tutte le nostre comunità, che devono sentirsi coinvolte e adottare un nuovo sguardo».
Parole, valori e princìpi che traggono ispirazione dai 50 articoli della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità già approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel 2006 e fatta propria dal nostro Paese dal 3 marzo 2009! [Legge 18/09, N.d.R.].
In questo contesto, l’Italia ha tanto su cui lavorare, dall’integrazione socio sanitaria, al “Durante e Dopo di Noi”, alla scuola, alla formazione e al lavoro, al miglioramento della qualità della vita di tutti, e questo è il momento giusto per farlo e per fare di più. Per ragionare non più solo in termini di assistenza, ma per superare le estreme frammentazioni tra presa in carico sanitaria e sociale e per valorizzare ogni persona investendo sui talenti e le competenze di tutti, con i passaggi legislativi che si sono succeduti in particolare dal 2020-2021, con l’approvazione della Legge Delega 227/21 in materia di disabilità e con l’avvio dell’applicazione dei Decreti Attuativi di essa, ultimo in ordine di tempo il Decreto Legislativo 62/24.
Per dare corpo a tutto ciò, si passa finalmente alla fase operativa, nella quale sono state individuate nove Province, tra cui quella di Perugia, per avviare la sperimentazione dei nuovi modelli di valutazione per le persone con disabilità [Brescia, Catanzaro, Firenze, Forlì-Cesena, Frosinone, Perugia, Salerno, Sassari e Trieste, N.d.R.].
Gli aspetti, che caratterizzano e qualificano il nuovo procedimento della valutazione di base e che tracciano il percorso per un nuovo approccio ai diritti delle persone con disabilità possono essere così riassunti:
° Innanzitutto, il procedimento valutativo di base è configurato come sistema unitario che riunisce i procedimenti esistenti, volti, tra l’altro, al riconoscimento della condizione di disabilità, all’accertamento dell’invalidità civile, all’accertamento della cecità civile, all’accertamento della sordità civile ecc. La procedura di riconoscimento della condizione di disabilità è conformata come unica e incentrata sulla Persona.
° In secondo luogo, vi sono novità dal punto di vista dei criteri che informano il procedimento. In particolare, si prevede che il processo valutativo medico-legale sia indirizzato, secondo l’ICF, la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ad una valutazione dell’impatto delle compromissioni sulle attività della persona e la sua partecipazione ai contesti di vita. Allo stesso tempo, viene recepita la decima revisione della Classificazione Internazionale delle Malattie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (ICD-10).
° Si prevede, ai fini della valutazione dell’invalidità civile, l’aggiornamento delle tabelle di cui al Decreto del Ministro della Sanità del 5 febbraio 1992. Infatti, le attuali tabelle si limitano a rilevare la patologia o la menomazione in sé e la conseguente riduzione della capacità lavorativa generica in termini percentuali, mentre le tabelle aggiornate dovranno stabilire quanto la compromissione incida sul funzionamento della persona.
° Per assicurare l’omogeneità delle procedure, viene individuato l’INPS quale unico gestore della valutazione di base. Nell’individuare un’unica fase accertativa in capo all’INPS, si attua una semplificazione storica che elimina l’attuale doppia fase di accertamento, riconducibile, in prima battuta, alle Commissioni Integrate ASL-INPS e, in secondo luogo, alla validazione da parte di un’altra Commissione INPS di quanto accertato “in prima istanza”.
° Di particolare importanza è anche la disciplina dell’istituto dell’accomodamento ragionevole, al quale si ricorre in via residuale, allorquando il diritto della persona con disabilità non sia in concreto pienamente esercitabile. Il Decreto 62/24 individua i soggetti legittimati a proporre istanza di accomodamento ragionevole, definisce i tratti essenziali dell’istituto e prevede che «avverso il diniego di accomodamento ragionevole o di rifiuto della proposta formulata dall’interessato da parte della pubblica amministrazione è ammesso ricorso per discriminazione ai sensi della legge 1° marzo 2006, n. 67».
° In considerazione della portata innovativa della riforma, il Decreto prevede una fase preliminare di sperimentazione delle nuove norme, della durata di dodici mesi, da attivare in alcuni territori, individuati secondo il principio di differenziazione geografica tra Nord, Sud e Centro Italia.
° Il Capo III dello schema riguarda la valutazione multidimensionale, ossia la valutazione successiva a quella di base, funzionale all’elaborazione del progetto di vita della persona con disabilità. Quest’ultimo è lo strumento che individua, per qualità, quantità e intensità, gli strumenti, le risorse, gli interventi, i benefìci, le prestazioni, i servizi e gli accomodamenti ragionevoli, volti anche ad eliminare le barriere e ad attivare i facilitatori necessari per l’inclusione della persona stessa nei diversi àmbiti di vita, compresi quelli abitativi, lavorativi e sociali.
Le parole della ministra Locatelli, in preparazione del G7 Inclusione e Disabilità, suonano come un richiamo, in primis al Governo, oltreché alle diverse Amministrazioni, come un invito ad avviare quel percorso virtuoso che possa “mettere a terra” tutte le azioni che sappiano tramutare in concretezza le indicazioni normative.
Si tratta finalmente di dare avvio ad un modello formativo, educativo e culturale che coinvolga in maniera partecipata tutti gli Uffici, le Direzioni Amministrative, per dare corso a quel salto necessario a semplificare e migliorare concretamente la vita delle tante persone con disabilità e delle loro famiglie.
Autonomia, indipendenza, pari opportunità e diritti di cittadinanza appaiono oggi, alla luce di queste novità legislative, obiettivi possibili da raggiungere. Una vera e propria “rivoluzione” da fare insieme, non per ma con le persone con disabilità e le loro famiglie, una sfida che pone al centro il grado di civiltà di una società che troppo spesso si dimentica della concretezza giornaliera dei diritti e si accontenta dei buoni propositi.
Da qui al prossimo incontro ad Assisi per il G7 Inclusione e Disabilità di ottobre in Umbria, anche le Associazioni delle persone con disabilità e loro famiglie saranno dunque chiamate ed assumersi quel ruolo trainante e maturo, contribuendo in maniera sostanziale al raggiungimento di un modello di sviluppo sociale inclusivo, solidale e accogliente.
Componente dell’Associazione Perugia per la Sanità Pubblica; già presidente dell’Osservatorio Regionale dell’Umbria sulla Condizione delle Persone con Disabilità.
È online il sito ufficiale del G7 Disabilità e Inclusione, in programma in Umbria dal 14 al 16 ottobre (a questo link), contenente tutte le informazioni e gli approfondimenti, nonché la possibilità di accreditarsi all’evento (tramite questo link).
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