C’è un argomento che negli ultimi mesi ha tenuto banco a Salsomaggiore Terme (Parma), vale a dire il restyling di Piazza Berzieri. Lasciando qui le valutazioni estetiche ai professionisti dell’arte e focalizzando l’attenzione sull’accessibilità del nuovo spazio pubblico della cittadina termale, vorrei dire che la geometria di questo “sagrato” sembra sia stata disegnata apposta per obbligare le persone con disabilità a fare lo slalom tra scalinate, stretti passaggi e tavolini del bar, cui nella bella stagione si aggiungono vari capannelli di persone.
Mi soffermo innanzitutto sulle scalinate, apoteosi dell’inaccessibilità, che a Salsomaggiore vengono edificate ex novo, quando già dal 1996 una legge dello Stato impone di abbatterle (Decreto del Presidente della Repubblica-DPR 503/96, Regolamento recante norme per l’eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici, articolo 1 comma 3).
Non “pretendo” certo che amministratori e progettisti tengano in considerazione i disabili (sarebbe chiedere troppo!), ma almeno il rispetto delle normative. Tanto più che questi gradini – particolarmente insidiosi perché distinguibili a stento se si cammina verso Palazzo Berzieri – hanno già provocato decine di cadute che non hanno risparmiato giovani di sana e robusta costituzione fisica. Figuriamoci cosa può accadere ad esempio alle persone anziane.
Altro nodo da sciogliere: l’accesso e la sosta dei veicoli delle persone con disabilità in possesso di regolare contrassegno non sono contemplati né dall’Ordinanza Comunale né dalla segnaletica stradale. Dal momento che il già citato DPR 503/96 stabilisce che circolazione e parcheggio dei disabili sono consentiti quando anche solo un’altra categoria di veicoli può accedere all’area in questione (articolo 11), e visto che il provvedimento comunale consente gli ingressi per i residenti e per il carico-scarico merci, si presume che anche i portatori di handicap possano entrare. Tuttavia, in mancanza di una regola precisa nero su bianco, per il momento i disabili restano fuori dalla nuova ZTL del centro cittadino e sono invitati a trovare parcheggio al di fuori di essa.
Malgrado le numerose proteste pervenute anche ai giornali locali, non mi risulta che l’Amministrazione Comunale di Salsomaggiore abbia provveduto a correggere questa grave mancanza che penalizza i disabili e ne pregiudica pesantemente il diritto alla mobilità. È incivile che nel 2010, un anno dopo la ratifica da parte dell’Italia della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, una città che si definisce “della salute” ignori la condizione dei cittadini con ridotte capacità di movimento e perseveri nella sua ignoranza con una certa dose di arrogante superiorità.
Secondo le più recenti stime dell’Istat, i disabili nel Paese sono 2 milioni e 600 mila, pari al 4,8% della popolazione italiana. La discriminazione messa in atto a Salsomaggiore non è quindi di poco conto e non è certo escludendo un’intera categoria di persone che i politici locali possono sperare di risollevare le malandate sorti della città termale.
«Questi gradini – scrive Stefania Delendati – hanno già provocato decine di cadute che non hanno risparmiato giovani di sana e robusta costituzione fisica»: non fa tornare alla mente l’annosa vicenda del Ponte di Calatrava a Venezia, ribattezzato “Ponte della Costituzione”, nonostante la sua inaccessibilità alle persone con ridotta mobilità? Anche lì, infatti, erano state molte – almeno inizialmente – le persone non disabili protagoniste di rovinose cadute. In quella vicenda la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) aveva sostenuto una serie di iniziative legali (se ne legga ad esempio cliccando qui), riferite alla Legge 67/06 sulla discriminazione delle persone con disabilità. Che sia il caso di rifarsi a quella norma anche per questa piazza di Salsomaggiore?
*Testo apparso anche in «Nave Corsara.it» e qui ripreso, con lievi riadattamenti, per gentile concessione.
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