Una frangia di bisogno di cui si parla troppo poco è quella delle persone affette da Alzheimer o da demenza senile, che affrontano sfide enormi non solo a livello cognitivo, ma anche emotivo e sociale, per cui il supporto di amici e familiari è fondamentale, ma non sufficiente; laddove ci sarebbe bisogno di un sistema che cura, che accoglie, che dona dignità e rispetto, ci sono invece l’assenza dei servizi, l’inesperienza dei professionisti, la nullità di progetti specifici, ciò che è non solo disumano, ma anche complice di una condizione di solitudine e di morte.
Il silenzio che circonda queste patologie non faccia quindi pensare che va tutto bene. Il sistema attuale, infatti, non dà alle famiglie soluzioni alternative alle strutture e gestisce tali patologie con un approccio prevalentemente farmacologico, innescando un circolo vizioso di sedazione, aumento del rischio di ricadute, complicazioni dello stato di salute e possibili infezioni.
Le liste d’attesa per l’accesso ai servizi di assistenza, poi, sono lunghe e frustranti, i servizi pochi e carenti, non c’è uno straccio di progetto di sensibilizzazione, la collaborazione tra pubblico e privato sociale è un’utopia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità parla di percorsi terapeutici non farmacologici, ma siamo lontani anni luce da questo obiettivo. Molte famiglie sono quindi costrette a gestire da sole il carico assistenziale che ne deriva, spesso senza il supporto necessario, con un forte sovraccarico emotivo e fisico.
Basti pensare che in provincia di Ragusa c’è solo un centro diurno per disturbi cognitivi (dedicato quindi a chi soffre di Alzheimer, ma anche di demenza), aperto solo due ore per due giornate alla settimana; è chiaro che andrebbe potenziato, per potere avere una valenza sia per gli utenti che per le famiglie e che centri di questo tipo andrebbero garantiti in tutti i Distretti.
Per gli stessi anziani è gravissimo che alcuni Comuni non forniscano da diverso tempo l’assistenza domiciliare che, lo ricordiamo, è uno dei LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Sociale) da garantire in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale e altrettanto grave è che non ci siano alternative al centro anziani.
Migliorare questi servizi e soprattutto implementare i centri diurni sarebbe invece fondamentale per il supporto che possono offrire sia nella fase iniziale della demenza, sia in quella più avanzata; non pensiamo solo all’assistenza quotidiana, ma anche al supporto sociale, perché essi offrono agli utenti un ambiente sicuro dove interagire con gli altri, contrastandone l’isolamento e la solitudine; e pensiamo anche alla stimolazione del benessere fisico e psichico grazie alle attività educative e ricreative proposte, senza tralasciare né il supporto alle famiglie (il cui carico assistenziale viene in parte ridotto), né il fatto che questi centri rappresentano un punto di accesso per ulteriori servizi e risorse (assistenza psicologia, assistenza sociale, servizi medici).
Questi bisogni, dunque, necessitano di azioni urgenti che non possono più essere rimandate. Se si vuole che ogni persona affetta da demenza possa ricevere l’assistenza adeguata e che ogni caregiver venga supportato, piuttosto che lasciato solo con il suo “problema”, non possiamo più accontentarci di servizi discontinui e incompleti che non contemplano nemmeno un’équipe multidisciplinare.
Ecco perché il Forum del Terzo Settore di Ragusa vuole non solo denunciare l’assenza dei servizi, ma anche richiamare le Istituzioni preposte affinché si impegnino a colmare le lacune esistenti.
Portavoce del Forum del Terzo Settore di Ragusa, già presidente dell’ANFFAS di Modica (Ragusa).
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