Odio ed amo. Perché lo faccia, mi chiedi forse. Non lo so, ma sento che succede e mi struggo (Carme 85, Liber, Gaio Valerio Catullo).
Tra i tanti obiettivi che il cinema si prefigge, vi è quello di guidare i nostri giovani adulti nelle prime avventure della loro vita. Lo fa attraverso i teen drama, ovvero film drammatici rivolti a un pubblico di teenager (o, in italiano, adolescenti).
Tra quelli che hanno riscosso più successo quest’anno, c’è Fabbricante di Lacrime (2024), diretto da Alessandro Genovesi, prodotto dalla Colorado Film come adattamento cinematografico dell’omonimo bestseller del 2021 dell’autrice in incognito Erin Doom. Dal 4 aprile è disponibile sulla piattaforma di streaming Netflix.
Il film racconta la storia di Nica, una bambina rimasta orfana in un incidente stradale che la strappa ai suoi genitori. Nell’orfanotrofio di Sunnycreek, conosce la sua migliore amica Adeline e lo schivo Rigel, che la amerà per la vita. Tutti gli orfani – Nica soprattutto – subiranno anni di vessazioni e violenze ad opera di Miss Margaret, l’austera direttrice dell’orfanotrofio che avrà amore solo per Rigel, condannato a sentirsi l’unico graziato. Anni dopo, i Milligan (un’amorevole coppia che ancora piange la perdita del figlio Alan) decideranno di adottare Nica e Rigel assieme: inizierà un percorso struggente che porterà i due “quasi fratellastri” a indagare sul loro sentimento di amore-odio, fino a diventare l’uno il “fabbricante di lacrime” dell’altra. Il titolo, infatti, allude alla fiaba del Fabbricante di lacrime questo «artigiano solitario, vestito di ombre» che confezionava lacrime di cristallo dal potere di suscitare emozioni a chi non riusciva più a provarne, a chi non piangeva più.
L’opera spazia tra vari temi legati alla crescita: da quelli più specifici (l’essere orfani) a quelli più comuni (i primi amori, il senso di inadeguatezza tra coetanei, l’omosessualità, l’amor proibito, il coraggio di denunciare le ingiustizie). Nel farlo, centra sicuramente il target già tracciato dall’omonimo bestseller, ovvero gli adolescenti: lo fa con l’ambientazione tipica dell’high school americana, con canzoni di artisti largamente apprezzati tra i giovanissimi, quali Billie Eilish, Olivia Rodrigo o George Ezra e con la scelta di attori emergenti dall’aspetto quantomeno piacente, come il rapper e modello Simone Baldasseroni, in arte “Biondo” (nei panni del tormentato Rigel Wilde).
Il mio lavoro su questo film si inserisce nella filiera della post-produzione cinetelevisiva, nello specifico dell’audiodescrizione, un ausilio per mezzo del quale le persone con disabilità visiva possono apprezzare l’opera in tutte le sue sfaccettature. Sono l’autrice del testo descrittivo che verrà poi speakerato in sala di incisione (o doppiaggio) e missato alla colonna audio del film.
Nella stesura del testo, ho dovuto tenere conto di tutto quanto detto finora: l’appartenenza al genere del teen drama, la cosiddetta target audience – cioè il pubblico a cui è destinato il prodotto – e le tematiche toccate.
Genovesi, nel suo film, ha curato nel dettaglio le ambientazioni: per esempio, l’austerità dell’orfanotrofio. Le clip di audiodescrizione si sono dunque focalizzate su quei dettagli che trasferiscono al fruitore tale austerità:
«Sguardo basso, Nica va verso uno dei tanti letti anonimi in fila. La stanza è buia e spoglia. // Si siede sul materasso duro. Poi si gira verso Adeline».
Ancor più importante, a mio avviso, è il lavoro svolto per la caratterizzazione dei personaggi. Abiti, espressioni e pose contribuiscono – insieme a voce e intonazione – a rendere l’idea del personaggio. Se voce e intonazione arrivano senza bisogno di alcuna mediazione, in un copione di audiodescrizione gli abiti, le espressioni e le pose vanno invece descritte con un registro che dimostri coerenza con quanto osserviamo sullo schermo. Pensiamo per esempio a Miss Margaret, che si profila come una sorta di evoluzione tormentata della signorina Rottenmeier di Heidi (1974):
«La donna ha i capelli raccolti, occhiali scuri e un portamento rigido e austero».
«Miss Margaret, sorretta da un bastone, contempla il suo pupillo con una mano chiusa sul cuore».
«Miss Margaret è immobile con le braccia lungo i fianchi e le mani incrociate. Segue con lo sguardo malinconico l’auto che si allontana dall’orfanotrofio».
I capelli raccolti, il portamento rigido e austero, il pugno sul cuore, le braccia lungo i fianchi, lo sguardo malinconico: tutto ci parla di una donna arcigna e bigotta.
Un altro personaggio altamente caratterizzato, va da sé, è Rigel Wilde, da cui origina il rapporto di amore e odio nei confronti di Nica. La caratterizzazione di Rigel nel copione dell’audiodescrizione mira ad aderire al personaggio, affascinante quanto tenebroso, che quasi sembra seguire la scia degli intriganti “vampiri” teenager di Twilight (2008) o The Vampire Diaries (2009-2017):
«Rigel ha i capelli neri, la pelle bianca, le labbra carnose».
«In camera, Rigel si toglie la maglietta. È in penombra, la luce dalla finestra esalta i pettorali scolpiti».
Elementi come la pelle bianca, i capelli neri e l’aura di penombra che lo circonda sono dettagli altamente caratterizzanti che vanno di sicuro sottolineati.
Componente importantissima in un prodotto per adolescenti sono il sesso e le effusioni d’amore. Questi prodotti si prefiggono sempre l’obiettivo di fornire ai propri spettatori degli spunti di riflessione e immedesimazione nei protagonisti, alle prese con le loro prime pene d’amore, le farfalle nello stomaco, gli struggimenti di un amore proibito. È importante dunque rendere conto di queste effusioni, calibrando dolcezza, sensualità e lussuria, in base a come questi ingredienti si mescolano volta per volta nel cocktail che è la scena. La relazione tra Nica e Rigel, nel corso del film, ci traghetta da effusioni dolci ad altre via via più accese:
«Rigel è a petto nudo, con la testa sul cuscino. Le dita della mano di Nica scendono lungo i pettorali scolpiti. Affondano sui fianchi e risalgono con lentezza. Rigel apre gli occhi. Le sfiora il viso con la mano. La attira a sé, le loro labbra si sfiorano. Nica si stende accanto a Rigel. Rigel posa la testa nell’incavo del collo di Nica. Le sfiora la pelle con un bacio. La sua mano si chiude a coppa su un seno piccolo di lei mentre le labbra lasciano baci sulla canottiera dal seno all’ombelico. Poi si stringe a lei posandole la testa sul ventre. Nica gli accarezza i capelli».
L’elemento della “lentezza” o verbi come “sfiorare”, “lasciare baci”, “posare” o “accarezzare” rendono bene l’idea di un momento puro e dolce.
«Rigel in dormiveglia le infila una mano nei pantaloncini. La bacia sensualmente sul collo. Poi scende. La bacia sul petto, poi sulla pancia e scende ancora. Nica si abbandona alle carezze e ai baci di lui. Lei si alza di scatto e si ricompone. Arrivano Anna e Norman».
Azioni come “infilare la mano nei pantaloncini”, “baciare sensualmente”, “scendere” e “scendere ancora” danno l’idea di un’inedita passione più sensuale tra i due innamorati. L’elemento dell’alzarsi di scatto e del ricomporsi all’arrivo dei Milligan comunica invece l’aspetto del proibito, del segreto.
«Rigel ha lo sguardo perso nel vuoto. Nica gli si avvicina e gli si para di fronte. Rigel le guarda il ventre e ci sprofonda la testa. La bacia. Le alza la camicia da notte e le bacia il ventre nudo. Le scosta le mutandine e le lecca la pancia. Poi le accarezza bramoso il seno. Le prende il viso tra le mani e le bacia appassionatamente il collo. Poi scende smanioso di nuovo verso il seno. Rigel la allontana bruscamente. Nica si ferma e scuote la testa. Rigel si alza e va verso di lei. Ha gli occhi lucidi. Rigel le prende il viso rigato di lacrime tra le mani. Nica scuote la testa. Rigel le dà un bacio in fronte».
La passione e la brama delle effusioni trovano qui una fine brusca nella reazione di Rigel, tormentato nell’animo.
«Nica gli accarezza la guancia con le dita piene di cerotti. Rigel la bacia. Si abbracciano e si baciano appassionatamente. Nica gli toglie la giacca. Rigel le stringe la vita e le slaccia la camicetta, lasciandola a seni nudi. Nica lo aiuta a togliersi la maglietta. I due torsi nudi si confondono in un unico abbraccio».
Nella fase finale del film, vi è il compimento che vede amore e passione fondersi indissolubilmente: i due diventano una coppia, l’uno il “fabbricante di lacrime” dell’altra. I protagonisti vivono la fiaba, e noi con loro.
Il bello dell’accessibilità sta tutto qui: ci dà contezza del fatto che tutti – indipendentemente dalle nostre “abilità” – abbiamo lo stesso potenziale di sensibilità e lo stesso bisogno di spunti, perché noi tutti abbiamo un’emotività. È una verità scontata, ma molti lo dimenticano, pensando che nel settore dell’accessibilità basti un lavoro mediocre per “accontentare”.
Con l’audiodescrizione di questo film, giovani ciechi e ipovedenti hanno potuto godere di un’opera che è riuscita a parlare anche a loro; e loro hanno ascoltato. Nel concreto, in questo caso, i fruitori hanno ascoltato la voce di una bravissima Veronica Cosimelli, speaker cieca, diretta dal doppiatore/direttore di doppiaggio Mimmo Strati, per la VSI Rome. Veronica, come tanti, è la prova che il campo dell’accessibilità non può e non deve escludere nessuno, compresi i suoi primi destinatari.
Adattatrice di dialoghi, audiodescrittrice, docente universitaria. Attualmente lavora al suo quinto libro.
Articoli Correlati
- Perché mi piaci «L’idillio che inevitabilmente nasce quando una persona non disabile incontra lo straordinario “disabile perfetto”, tale, però, di nome, ma non di fatto...»: di questo parla Gianni Minasso nel suo nuovo…
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…
- Sordocecità, la rivoluzione inclusiva delle donne Julia Brace, Laura Bridgman, Helen Keller, Sabina Santilli. E poi Anne Sullivan. Le prime quattro erano donne sordocieche, la quinta era “soltanto” quasi completamente cieca, ma non si può parlare…