È certamente con piacere che leggiamo in «Repubblica.it» l’articolo di Carlo Chianura, ove si parla di «sentenza storica per i disabili», in riferimento all’Ordinanza prodotta il 22 ottobre scorso dal Giudice Civile del Tribunale di Roma Federico Salvati, che ha ordinato a Roma Capitale e alla società per il trasporto urbano ATAC di costruire nelle stazioni della metropolitana che ne siano sprovviste ascensori in grado di far salire e scendere tutte le persone con problemi di mobilità».
«Tutto nasce dalla testardaggine dell’avvocato Alfonso Amoroso – si scrive nell’articolo di “Repubblica.it” – che non incidentalmente è anche il padre di Arianna, quindici anni, costretta da un grave handicap a non poter camminare. Insieme alla madre di Arianna, Anna Cardona, Amoroso decide che non vuole più sottostare a una discriminazione che colpisce in tutta Italia (salvo lodevoli eccezioni) chiunque in carrozzina voglia prendere un mezzo pubblico. Chiunque, dunque anche sua figlia. L’avvocato si rivolge quindi al Magistrato sia per sollecitare un intervento nelle metropolitane che per sottolineare come anche i mezzi di superficie che circolano lungo gli itinerari di Arianna siano quasi sempre sprovvisti delle piattaforme in grado di far salire a bordo le persone con disabilità».
Ebbene, esaminando il ricorso intentato nel frattempo dal Comune di Roma e dall’ATAC, il Giudice ha dato loro sostanzialmente torto, rifacendosi sia a norme nazionali – in particolare alla fondamentale Legge 67/06, che tutela le persone con disabilità dalle discriminazioni dirette e indirette – sia alla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Viene dunque ordinato di costruire, entro un anno, gli ascensori nelle stazioni della metropolitana dove ciò sarà tecnicamente possibile, ovvero, restando a Roma, «quasi in tutte – come annota Chianura – tranne in alcune come quella di Piazza di Spagna o di Via Barberini, dove sarebbe necessaria una valutazione oltre che tecnica anche legata alla tutela dell’ambiente e del patrimonio artistico e culturale».
Contemporaneamente, poi, il Magistrato ordina che tutti i mezzi di superficie circolanti su determinate linee – nella fattispecie quelle che transitano in prossimità dell’abitazione di Arianna – siano dotati di piattaforma di salita e discesa.
«Con questo – conclude l’articolo di “Repubblica.it» – si indica sostanzialmente a tutti i disabili una strada da percorrere in futuro nella ricerca sempre difficile del rispetto dei propri diritti. E che possa trattarsi di una sentenza-pilota per tutta Italia è profondamente convinto anche l’avvocato Amoroso. Conforta il risarcimento simbolico nella sostanza (5.000 euro), ma non nel suo significato che il Giudice ha deciso di concedere ad Arianna e alla sua famiglia a titolo di “oggettiva lesione dei valori della personalità umana costituzionalmente protetti”. Parole che sembra quasi incredibile leggere in questi tempi di attacco ai diritti delle persone con disabilità». Non possiamo che concordare in tutto e per tutto. (S.B.)