Il cervelletto, l’autismo e l’importanza della riabilitazione

Uno studio condotto presso l'IRCCS "E. Medea" - Associazione La Nostra Famiglia ha indagato il ruolo del cervelletto nello sviluppo emotivo e cognitivo del bambino, dimostrando il coinvolgimento di questo organo nella patogenesi di alcune forme di autismo e confermando l'importanza della riabilitazione anche nel trattamento delle patologie neurologiche su base malformativa

Realizzazione grafica con due grandi teste fatte di tessere di mosaico, una delle quali con una porta aperta sul colloÈ noto che la funzione del cervelletto è quella di coordinare i movimenti. Recenti ricerche internazionali hanno però dimostrato che questa parte del cervello non presiede solo all’attività motoria, ma gioca un ruolo importante anche per le competenze emozionali e cognitive.
Gli studi di Jeremy D. Schmahmann e Janet C. Sherman hanno ad esempio dimostrato, nel 1998, che lesioni acquisite del cervelletto in adulti e bambini possono determinare anche una serie di disturbi – definiti nel loro insieme come CCAS (Cerebellar Cognitive Affective Syndrome) – caratterizzati da riduzione delle competenze cognitive generali, con specifiche cadute di tipo neuropsicologico, disordini del linguaggio espressivo e disturbi dell’affettività.
In altre parole, i soggetti con lesioni acquisite al cervelletto verosimilmente manifesteranno deficit che vanno oltre quelli motori e che potrebbero interessare le capacità di comunicazione e socializzazione.

Finora non era noto però se un quadro sintomatologico simile fosse riscontrabile anche in soggetti che presentano una malformazione cerebellare congenita.
Un recente studio dell’IRCCS “E. Medea” – Associazione La Nostra Famiglia, pubblicato dalla rivista internazionale «Brain» (2007, 130, pp. 2646-2660), ha preso in analisi i dati relativi a ventisette soggetti portatori di malformazioni congenite del cervelletto.
E qui una dettagliata indagine clinica e neuropsicologica ha consentito di evidenziare un ampio spettro di disordini, confermando quindi il ruolo centrale del cervelletto nell’acquisizione di competenze non solo motorie, ma anche cognitive e affettive.
Ad esempio, i ricercatori hanno dimostrato il coinvolgimento del cervelletto nel controllo di alcuni compiti cognitivi e neuropsicologici, nel linguaggio, nell’interazione interpersonale, nel controllo e nella modulazione dell’affettività, nello sviluppo e negli apprendimenti in generale, nella patogenesi di alcune forme di autismo.
In particolare, malformazioni coinvolgenti la porzione filogeneticamente più antica del cervelletto – il cosiddetto verme – producono i più importanti disturbi dell’affettività e della partecipazione sociale e determinano lo svilupparsi dei quadri a prognosi più sfavorevole, spesso associati a comportamenti riconducibili allo spettro autistico.
Malformazioni coinvolgenti gli emisferi cerebellari sono invece più frequentemente associate a deficit neuropsicologici selettivi che riguardano le funzioni esecutive, le competenze visuospaziali ed il linguaggio.
I disturbi di tipo motorio sono in genere quelli meno severi e hanno la tendenza ad un miglioramento lento, ma progressivo, spesso fino al raggiungimento di una piena funzionalità.

Un dato rilevante emerso da questa importante ricerca riguarda l’efficacia della riabilitazione nel trattamento delle patologie neurologiche su base malformativa, anche con manifestazioni precoci molto gravi, e di conseguenza la possibilità che acquisizioni avvengano anche molto tardivamente e in periodi non tradizionalmente considerati suscettibili di possibili ulteriori sviluppi.
«Questo studio – ha dichiarato il responsabile Renato Borgatti, primario dell’Unità Operativa NR1 dell’IRCCS “E. Medea” La Nostra Famiglia – è il prodotto del lavoro clinico che da sempre caratterizza i nostri centri di riabilitazione. Esso nasce infatti da uno sforzo diagnostico molto accurato associato ad un’approfondita valutazione del profilo di funzionamento cognitivo e comportamentale, il tutto  finalizzato alla realizzazione di un progetto di intervento riabilitativo. Si tratta inoltre del frutto dell’integrazione tra centri ad elevata competenza, ma diversa specificità della Nostra Famiglia, come il Servizio Malattie Rare e di Neuropsicologia dell’età evolutiva del Polo di Bosisio Parini (Lecco) e il Servizio di Neurolinguistica del Polo di San Vito al Tagliamento (Pordenone) e Pasian di Prato (Udine)».

Da segnalare infine i nomi dei collaboratori di Renato Borgatti in questa ricerca, vale  a dire Nereo Bresolin, Franco Fabro, Chiara Gagliardi, Rita Grasso, Alessandro Tavano e Fabio Triulzi.
(Cristina Trombetti)

Per ulteriori informazioni:
Ufficio Stampa  I.R.C.C.S. “E.Medea” – Associazione La Nostra Famiglia
tel. 031 877384 – 339 2160292,
ufficio.stampa@bp.lnf.it.
Share the Post: