«Noi siamo per la vita», ha dichiarato Fulvio De Nigris, fondatore dell’Associazione bolognese Gli Amici di Luca e direttore del Centro Studi per la Ricerca sul Coma, in riferimento al dibattito innescato dalla lettera aperta inviata da Piergiorgio Welby al presidente della Repubblica nei giorni scorsi, con la richiesta di poter ottenere l‘eutanasia.
«In questi giorni – ha aggiunto De Nigris – abbiamo ricevuto telefonate di familiari che vivono situazioni difficili e drammatiche e che chiedono di far passare con forza il messaggio dell’assistenza, della cura e della condivisione. Il “volerla far finita”, la ricerca del diritto alla morte, derivano spesso dall’abbandono di diritti: spesso le famiglie vengono lasciate sole, troppo spesso i medici sono lontani dalle famiglie. Ma la collaborazione fra queste due componenti, tra medici e familiari, può permettere di realizzare un’alleanza per la vita. Ed è proprio questo il concetto che noi vogliamo promuovere e che andremo ad approfondire in uno dei convegni organizzati il 6 e 7 ottobre a Bologna, con il patrocinio del Ministero della Salute, per la Giornata Nazionale dei Risvegli per la Ricerca sul Coma – Vale la pena. Le famiglie hanno voglia di ‘normalità’, e tutti noi siamo chiamati a doverci impegnare e a dare di più. Per essere normali nelle nostre diversità”».
Detto che dell’appuntamento bolognese richiamato da De Nigris il nostro sito riferirà ampiamente a parte, annotiamo anche quanto comunicato, sulla questione, dal portale Disabili.com, secondo il quale «non sono unanimi i pareri dei disabili italiani. Tutti concordano però sulla voglia di parlarne e chiedono che la battaglia di Welby giunga in Parlamento, così come chiesto anche dal presidente della Repubblica Napolitano».
In particolare, dal forum di Disabili.com emerge il desiderio di non nascondersi dietro a un dito, ma «di affrontare questi temi, per quanto scottanti».
A conforto di quanto detto, vengono anche riportate alcune voci dal forum, tra le quali quella di Orchidea («C’è da riflettere in modo profondo sui termini vita, eutanasia, accanimento terapeutico»), di April («Non sono d’accordo per l’eutanasia per una persona che non possa esprimere la sua volontà, come nel caso di Terry Schiavo, ma per Welby credo che lui e solo lui debba e dovrebbe poter decidere della sua vita») o di Fair («Non tutti nelle condizioni terminali di Piergiorgio desiderano morire. Ma una società civile deve rispettare il desiderio consapevole di porre fine alla propria esistenza. Ogni persona terminale ha il diritto di decidere il modo e il momento in cui dire addio alla vita»).
«Molti navigatori – conclude la nota diffusa da Disabili.com – si dicono anche convinti che i politici non dovrebbero entrare nelle scelte personali di un cittadino quando queste non danneggiano nessuno».
(S.B.)
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